Gaza: “Se vuoi un dottore, dicci chi sono i terroristi”
di Donald Macintyre - 18/08/2008
Gaza City - Pazienti palestinesi gravemente malati subiscono pressioni per collaborare con l’intelligence israeliana, fornendo informazioni su militanti e altre attività in cambio del permesso di uscire da Gaza per cure mediche. Lo afferma un rapporto che sarà pubblicato oggi.
Il servizio segreto israeliano, Shin Bet - dichiara Physicians for Human Rights Israele [Phr] - sta giocando un ruolo sempre più importante nel determinare se debba essere concesso ai pazienti palestinesi di ottenere ricoveri ospedalieri in Israele o in Cisgiordania.
Phr ha raccolto le testimonianze di oltre trenta pazienti con malattie gravi, compreso il cancro, che dicono di aver subito pressioni negli interrogatori condotti a Erez, il principale attraversamento tra Israele e Gaza. Tra le altre, un uomo di 38 anni in attesa di cure all’ospedale Ichilov di Tel Aviv che racconta che gli è stato detto: "Hai il cancro, e si allargherà fino al cervello. Fino a quando non ci aiuterai, aspetta l’attraversamento di Rafah [la via d’uscita per l’Egitto, aperta di rado]."
Il rapporto, che accusa lo Shin Bet di "coercizione" ed "estorsione" dei pazienti, dice che ciò arriva a fronte di una situazione di rapida crescita della percentuale di pazienti a cui viene negato il permesso di entrare in Israele per cure mediche, a partire dalla presa del potere a Gaza da parte di Hamas, nel giugno 2007.
L’aumento dei dinieghi, dal 10 per cento nella prima metà del 2007 al 35 per cento nella prima metà del 2008, è coincisa con quelle che il Phr dice sono le crescenti restrizioni nella fornitura dei pezzi di ricambio delle apparecchiature mediche, di carburante e di elettricità nell’ambito di un embargo israeliano su tutti le forniture salvo che su quelle strettamente umanitarie. Ciò, di conseguenza, ha fatto crescere il numero di richieste di ricoveri fuori da Gaza.
Il rapporto afferma che, secondo lo Shin Bet, l’obiettivo degli interrogatori è di "valutare il grado di pericolo posto dal richiedente". Aggiunge: "In pratica [l’agenzia] raccoglie informazioni su quelle che definisce questioni di sicurezza".
La maggior parte di coloro che hanno testimoniato si sono rifiutati di fornire i loro nominative per timore che ciò potesse compromettere ogni possibilità ulteriore di lasciare Gaza per ricevere cure mediche. Ma uno che lo ha fatto, il giornalista Bassam al-Wahidi, 28 anni, ha detto di essere stato interrogato alla fine di agosto del 2007 nel corso di oltre sei ore di detenzione a Erez, perdendo così la prenotazione al St John's Hospital di Gerusalemme Est per salvare la vista del suo occhio destro danneggiato alla retina.
Egli ha detto che dopo essere arrivato sul lato israeliano, è stato portato in una stanza per gli interrogatori dove un uomo che parlava in perfetto arabo si è presentato come Moshe. Moshe gli ha detto: "Voglio che tu mi faccia un favore. Parlerò con i capi delle Forze di difesa israeliane (Idf) e gli dirò: è un bravo ragazzo, dobbiamo aiutarlo".
(Al-Wahidi) ha detto che Moshe gli ha chiesto di usare il suo lavoro di giornalista per andare nelle zone di confine e vedere chi stava lanciando i razzi e dove, e di partecipare alle conferenze stampa delle ali militari delle fazioni (palestinesi). Gli sarebbe stata data una scheda telefonica israeliana e chiesto di chiamare un numero per fornire informazioni. Se avesse dato prova di fiducia per dieci giorni, gli sarebbe stato concesso di passare attraverso Erez "senza permesso" e di ricevere cure all’ospedale Ichilov di Tel Aviv. A Moshe è stato anche accennato che avrebbe ricevuto soldi e altri tipi di aiuti.
Al-Wahidi – a cui era stato dato in precedenza un permesso di uscita – dice di aver chiarito che non avrebbe collaborato, e che si sarebbe recato presso le organizzazioni per i diritti umani, la Croce rossa e la stampa. Egli sostiene che Moshe, che prima aveva detto di star perdendo la pazienza, si era messo a ridere e aveva detto: "Quello di cui parli non esiste nel vocabolario dell’Idf".
Al-Wahidi dice che quando ha invitato Moshe ad arrestarlo o a consentirgli di uscire per ricevere le cure mediche, lui gli ha risposto: "Ti rispedirò a Gaza e ti lascerò cieco per il resto della tua vita, perché sei uno stupido".
Di fatto, al-Wahidi è stato rimandato a Gaza e da allora non gli è stato concesso di uscire per ricevere cure. Adesso dice di aver perso la vista al suo occhio destro e di aver bisogno di cure urgenti per salvare il suo occhio sinistro, e che un mese fa i medici gli hanno detto di smettere di leggere e scrivere per alleggerire la pressione sul suo occhio sinistro.
Lo Shin Bet ha detto a Phr che dal 2005 tre possibili attentatori suicidi si sono presentati come pazienti e ha negato che la concessione di permessi venga condizionata alla fornitura di informazioni da parte dei pazienti "eccetto che le informazioni attendibili sulla loro situazione clinica". L’esercito dice che il numero di coloro che escono dalla Striscia per cure mediche è cresciuto da 8.325 a 15.148 nel 2007. Afferma che la Corte suprema ha stabilito che "è diritto sovrano dello Stato determinare chi entra nei suoi confini e che il livello di discrezionalità garantito alle autorità è... molto ampio".
The Independent
(Traduzione di Carlo M. Miele per Osservatorio Iraq)
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