La guerra contro l'Europa: ulteriori considerazioni
di Paolo De Gregorio - 22/08/2008
L’editorialista Sergio Romano sul Corriere della Sera di oggi 20 agosto (riportato in rassegna stampa ndr):
“Russia e UE hanno eccellenti ragioni per andare d’accordo. I russi hanno
petrolio e gas, noi abbiamo i capitali, le tecnologie e la cultura economica di
cui la Russia ha bisogno. Occorre una Comunità euro-russa per gli idrocarburi e
lo sviluppo”.
Osservazione chiara e quasi ovvia, ma non in linea con l’atlantismo spudorato
del giornale, che ha parlato di “disegno geopolitico imperiale di Putin” in una
vicenda in cui la Russia ha agito solo di rimessa, dopo aver inghiottito per
anni l’iniziativa americana in Europa, cominciando con l’aggressione alla
Serbia, finita poi recentemente con il riconoscimento di indipendenza del
Kosovo, l’estensione della Nato a Ucraina e Georgia, il dispiegamento di
missili in Polonia e Repubblica Ceca, l’appoggio alle “rivoluzioni” arancione
in paesi ex-sovietici. Tutte iniziative prese unilateralmente solo dagli Usa,
senza consultare l’Europa nella cornice ufficiale del suo Parlamento (dove
dovrebbe essere tassativo prendere ogni decisione), e senza che dalla Russia
venisse alcuna minaccia di qualunque tipo.
Una ingerenza reiterata e inaudita per chi si definisce una democrazia, che
ha raggiunto due obiettivi: il primo è quello di aver ridicolizzato l’Europa
facendone la politica estera e trattandoci da sudditi, il secondo obiettivo
raggiunto è quello di aver interrotto quel processo di reciproca integrazione
economica e fiducia tra Russia e Europa, che si basava sul libero mercato e il
reciproco interesse.
Senza la presenza militare americana e senza la sua ingerenza politica in
questo continente, le cose si sarebbero già evolute, e la Comunità di cui parla
Romano si sarebbe già tradotta in una integrazione della Russia nella UE.
Gli americani, capaci solo di fabbricare bugie e nemici (e di esportarci la
loro crisi economica), sono in Europa l’unica minaccia alla PACE con lo scopo
inconfessabile di impedire questa fusione russo-europea solo perché un polo di
questo genere avrebbe un peso mondiale superiore a quello Usa.
In questa chiave vanno anche interpretati tutti i bastoni tra le ruote messi
dai loro compari inglesi nell’impedire che la UE si dotasse di strumenti
legislativi adatti a farla funzionare come un solo Stato democratico che
delibera a maggioranza, anche in politica estera.
Con i poteri giusti e democratici di un vero Parlamento europeo mai la
Polonia avrebbe potuto unilateralmente accettare i missili Usa.
L’editorialista Romano, così colto e avveduto nel descrivere la necessità
della integrazione tra Europa e Russia, omette però di denunciare il killer di
questa storica prospettiva, come se le sue raffinate capacità di analisi
politica improvvisamente si oscurassero, anche se ci troviamo di fronte a
reiterate e spudorate provocazioni unilaterali di un paese, che tra l’altro con
l’Europa non c’entra niente, e che mantiene un apparato militare che nessun
cittadino europeo ha deciso con libere elezioni di mantenere o meno.
Sarebbe forse il tempo, di fronte a queste provocazioni Usa che possono
provocare reazioni gravi, di fare un referendum europeo se ci conviene o meno
mantenere la Nato e le basi Usa sul nostro territorio, perché oggi si parla di
guerra, di missili, che fanno parte del gioco imperiale americano che vuole
imporci complicità e “nemici”.
Noi desideriamo la PACE, desideriamo farci da soli, come europei, la nostra
politica estera, non abbiamo nemici e vogliamo essere liberi di crearci il
nostro futuro, con chi ci pare, senza aderire ad alcuna alleanza militare,
senza possedere eserciti offensivi, ma con una organizzata ed invincibile
difesa europea.