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NATO, l’alleanza di carta

di John Laughland - 28/08/2008




A mano a mano che la polvere si posa sul conflitto in Ossezia del Sud – e che esso svanisce progressivamente dai titoli di testa sulla stampa occidentale – è divenuta immensamente chiara una cosa. E’ che la Georgia adesso non entrerà mai nella NATO e che la bilancia del potere nel mondo si è inoltre spostata radicalmente come risultato di questa piccola guerra dei sei giorni.

Durante il conflitto, molte persone negli organi di informazione russi (e nel Paese in generale) sembravano ossessionati dalla copertura negativa che la posizione russa ha avuto nei media occidentali. E’ certamente vero che i media di tutta l’Europa occidentale e dell’America del Nord hanno dato una notevole prominenza alla posizione georgiana ed hanno usato toni molto anti-russi. E’ anche vero che questa copertura negativa viene dopo un lungo periodo di deterioramento delle relazioni tra la Russia e l’Occidente, che pare aver raggiunto un nuovo picco proprio dopo il conflitto sud-osseto quando Condoleezza Rice si è recata a Varsavia a firmare l’accordo per la collocazione di un nuovo scudo antimissile in Polonia.

D’altro canto, mentre molta realtà politica può essere creata (o almeno influenzata) dalla realtà virtuale della televisione, è una realtà incontrovertibile della storia umana che le questioni chiave della politica – specialmente quella su chi ha il diritto di comandare – sono di solito decise con la forza. Nel caso dell’Ossezia del Sud, le lusinghe occidentali nei confronti di Mosca – la cui ipocrisia deve essere molto irritante per i leader russi – non sono altro che una compensazione psicologica per il fatto che i leader occidentali sanno, al centro dei loro cuori, che non possono combattere né combatteranno la Russia per la questione georgiana.

La Russia è il secondo Paese al mondo più pesantemente armato, ed è una seria potenza nucleare. Nel frattempo, l’Occidente sta combattendo guerre protratte in Irak ed Afghanistan, il che significa che ha le mani legate dietro alla schiena. Se gli Stati membri della NATO non sono preparati ad affrontare in una guerra l’esercito russo per una piccola porzione di territorio attorno Tskhinvali, che poche persone in Occidente avevano mai sentito prima che si scatenasse la violenza, allora la Georgia non potrà mai entrare nell’Alleanza perché l’adesione alla NATO significa precisamente che i membri devono combattere per l’integrità territoriale gli uni per gli altri.

Più di dieci anni di promesse che la Georgia sarebbe stata invitata ad entrare nella NATO sono state spazzate vie (anche se l’Occidente non l’ammette apertamente). In aggiunta, non solo l’adesione della Georgia ma l’intero processo di ulteriore espansione della NATO è adesso in fase di stallo. Se la Georgia non entra nella NATO, allora non lo farà neanche l’Ucraina. L’adesione all’Alleanza Atlantica dei due Stati sul Mar Nero faceva parte di un medesimo piano strategico che è andato in fumo non appena le truppe russe sono entrate in Georgia.

Non è una coincidenza, inoltre, che le tensioni all’interno del blocco filoccidentale nella stessa Ucraina siano esplose appena dopo il conflitto osseto. Il presidente Yushchenko ha accusato il suo primo ministro, Julia Tymoshenko, di tradimento per aver tentato di conquistare il sostegno di Mosca per le sue ambizioni presidenziali. In un riflesso di sorprendente stile sovietico, egli ha annunciato che farà in modo che i suoi servizi segreti si scatenino su di lei. La signora Tymoshenko ha respinto le accuse, ovviamente, ma ha concluso senza alcun dubbio, come molti Ucraini, che il suo vasto e maggioritariamente russofono Paese non potrà mai nei fatti essere parte di un’alleanza militare i cui missili nucleari sono diretti contro i cittadini russi abitanti nella Federazione Russa medesima.

Questo è un punto di svolta storico. Sin da quando l’Unione Sovietica è crollata nel 1991, l’Occidente ha ampliato la sua influenza sempre più in profondità dentro il vecchio territorio sovietico. Il Caucaso era uno dei punti focali di questa espansione a causa degli oleodotti che portano il petrolio caspico fino in Occidente. Le truppe russe sono adesso ad un’ora di cammino da quel condotto e non c’è nulla che l’Occidente possa fare al riguardo. E’ anche molto incerto, sia detto per inciso, se il famoso scudo missilistico, che i leader russi hanno correttamente interpretato come un progetto antirusso, possa eventualmente funzionare. Essendosi ora fermato il progetto di espandere la NATO, forse per sempre, l’obiettivo di creare un mondo unipolare imperniato sulla proiezione mondiale del potere americano rappresenta oggi un cosa del passato.

Di certo tutto questo era stato previsto tanto tempo addietro – in canzone, e da un georgiano. La NATO è adesso come il famoso soldato di Bulat Okudjava: “Egli voleva trasformare il mondo affinché tutti fossero felici. Ma era appeso ad un filo, visto che era solo un soldato di carta".


Articolo originale pubblicato il 25 agosto

Traduzione di Federico Roberti