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Palestina: Il doppio delle colonie per eliminare la Linea Verde

di redazionale - 29/08/2008




Nel corso del 2008, i coloni israeliani hanno raddoppiato la loro attività edilizia all’interno della Cisgiordania palestinese occupata con lo scopo di "eliminare la Linea Verde" e creare una “continuità territoriale" con Israele.

Lo ha reso noto l’ong israeliana Peace Now, secondo cui nei primi cinque mesi di quest’anno è stata avviata la costruzione di 433 nuove case, rispetto alle 240 dello stesso periodo del 2007.

L’organizzazione - che ha pubblicato oggi uno studio basato su fotografie aeree, visite sul posto e dati forniti dall’Ufficio israeliano di statistica - afferma che attualmente all’interno delle colonie sono è in costruzione un migliaio di nuovi edifici, in grado di ospitare 2.600 case.

Accelerazione del trend

Tali insediamenti - costruiti oltre la Linea Verde, in territorio palestinese - sono considerati illegali dal punto di vista del diritto internazionale, e contestati dai palestinesi stessi che temono la creazione di “una situazione di fatto" che renderà impossibile la creazione di uno Stato palestinese.

Il loro “congelamento” era stato previsto nella Roadmap del 2003 e dagli accordi di Annapolis della fine del 2007, sponsorizzati dagli Stati Uniti.

Eppure, secondo il rapporto di Peace Now, negli ultimi anni il trend è "accelerato" proprio al fine di "eliminare la Linea Verde" e creare una “continuità territoriale" tra Israele e "il cuore della Cisgiordania" palestinese.

Sempre nel 2008, il numero di gare d’appalto per nuove costruzioni nella parte Est di Gerusalemme (palestinese, ma occupata dallo Stato ebraico nel corso della Guerra del 1967) è aumentato di 38 volte, arrivando alla cifra di 1.761.

“Piccole attività”
 
La necessità di mettere un freno alla costruzione di colonie ebraiche è stata sottolineata anche dal segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, che in queste ore si trova in Israele per rilanciare il negoziato di pace con i palestinesi.

L’attività dei coloni – ha detto la Rice – non è “di aiuto" e "tutto ciò che indebolisce la fiducia tra le parti andrebbe evitata".

Da Tel Aviv è arrivata la risposta di Tzipi Livni, ministra degli Esteri e possibile successore di Ehud Olmert alla guida del governo, secondo cui l’attività edilizia nelle colonie è stata ridotta "in modo significativo" e adesso è limitata a "piccole attività".
La stessa Livni ha sottolineato che "la politica del governo israeliano non è di estendere gli insediamenti”  e che i palestinesi non dovrebbero usare questo argomento come "una scusa" per evitare i colloqui.

[c.m.m.]

Il rapporto di Peace Now