Un fantasma si aggira per l'Europa
di Francesco Mario Agnoli - 06/02/2006
Fonte: Francesco Mario Agnoli
Scrive Massimo Fini che "Un fantasma si aggira per l'Occidente. Anzi un mostro: liberismo senza liberalismo" e chiarisce che "tutte le libertà individuali civili vengono a poco a poco erose tranne una: la libertà economica".Per quanto riguarda l'Europa, che più ci interessa, la prima libertà erosa, anzi ingoiata dal mostro, è, a dispetto delle garanzie costituzionali, da tempo mal funzionanti, la libertà di opinione (difatti Gianfranco Spotti, che, su "Rinascita" considera il fantasma vagabondo soprattutto sotto questo aspetto, gli dà un nome diverso: "polizia del pensiero").
Mi si consenta di partire dalla Turchia, che in realtà non fa parte né dell'Occidente, né dell'Europa, ma la cui aspirazione ad esservi ammessa è fortemente sponsorizzata dall' amministrazione americana e caldeggiata dall'Italia con un quasi unico caso di convergenza fra maggioranza e opposizione. Di recente lo scrittore turco Orhan Pamuk vi è stato incriminato per avere affermato che con la strage di oltre un milione di armeni la Turchia si rese responsabile all'inizio del XX secolo di genocidio: una verità proibita dalle attuali leggi turche.
L'Europa si è indignata e la Commissione europea ha avvertito il governo turco che una eventuale condanna dello scrittore creerebbe ostacoli all' adesione all'Ue. Una presa di posizione che può fare piacere a chi è contrario all'ingresso della Turchia in Europa, ma del tutto incoerente con quanto avviene in molti paesi europei e non dei minori come Francia e Germania (in realtà anche Italia, che però -per fortuna - un po' se ne vergogna), dove esistono verità di Stato, garantite dalla legge, che, esattamente come in Turchia, punisce col carcere chi osa metterle in dubbio.
Lo storico inglese David Irving accusato di "negazionismo dell'Olocausto" (in realtà nelle opere più recenti si limita a contestare il numero degli ebrei vittime del nazismo) è stato arrestato un mese fa ed è detenuto in Austria. Sempre per negazionismo sono in carcere in Germania in attesa di giudizio Ernst Zundel, tedesco estradato dal Canada, e il belga Sigfried Verbeke, estradato in Germania in attuazione di un mandato di arresto della magistratura tedesca. In Francia, il 2 novembre il Tribunale di Nanterre ha condannato a tre mesi di reclusione e 25.000 euro di multa l'editore del libro "L'autre visage d'Israel", opera dello scrittore ebreo Israel Shamir, che, per sua fortuna, risiede in Israele e non in Francia (ad ogni buon conto la Ligue française contre le racisme e l'antisemitisme ha incitato le autorità israeliane a procedere al suo arresto).
Proprio alla Francia spetta il primato sia temporale che spaziale. La legge Gayssot, che punisce come delitto ogni dubbio sull'Olocausto, è del 1990 e, in applicazione dell' égalité, la repressione non si limita ai negazionisti dell'Olocausto. Risale al 1995 la condanna inflitta dal Tribunal de Grande Istance di Parigi a uno studioso di sinistra, il britannico-americano di origine ebraica Bernard Lewis per avere messo in dubbio la correttezza del termine genocidio applicato alla strage degli armeni. Attualmente vi è sotto processo Olivier Pétré-Grenouilleau, professore all'università di Lorient, accusato di avere "relativizzato lo schiavismo" (una legge del 2001 impone di definirlo sempre "crimine contro l'umanità"). E non si tratta solo di intellettuali. L'attrice e "animalista" Brigitte Bardot è stata processata (per fortuna assolta) per avere definito "rivoltante" il metodo musulmano di macellazione degli animali.
La situazione francese è considerata tanto grave per la libertà di pensiero che il 17 dicembre "Le Monde" ha invocato "Liberté pour l'histoire" e una ventina di storici hanno lanciato un appello per l'abrogazione della legge Gayssot, salutata a suo tempo con entusiasmo dagli intellettuali della gauche, e tutte quelle che ha in seguito figliato.
Non si tratta però solo della Francia. Pochi giorni fa il Parlamento di quell' Unione Europea che pretende di fare le pulci ai turchi ha concesso l'autorizzazione a procedere contro un suo componente, il docente universitario Bruno Gollnisch, inquisito dalla Procura di Lione per avere messo in dubbio il numero delle vittime dei campi di sterminio nazisti e sostenuto che queste questioni vanno lasciate alla libera indagine storica.
La situazione potrebbe ancora peggiorare come avviene sempre quando si imbocca la strada della repressione del pensiero. Basti pensare a cosa potrebbe accadere con l'ammissione della Turchia all'Unione. Chi in un qualunque paese membro, per esempio in Italia, fosse tanto avventato da scrivere della strage degli armeni si troverebbe nell'alternativo di essere colpito da un mandato di arresto europeo dell'autorità giudiziaria francese se lo nega, di quella turca se lo afferma.