Bisognerebbe avere sempre presente che la realtà non è così omologata come i media vorrebbero farci credere. Ci sono persone che vivono in modo indipendente, che non sono del tipo “usa e getta” e che magari sono addirittura in grado di darsi una mano anziché spintonarsi fuori dalla metropolitana con rabbia il mattino presto nell’andare al lavoro, perché vivono il lavoro e la loro vita in modo proprio completamente diverso.
Due-tre settimane fa mi trovavo con la mia famiglia a casa di amici in loro assenza. Un bel mattino ricevo una splendida telefonata che riassumo per come me la ricordo.
«Pronto, buongiorno, famiglia X?». dice una voce femminile molto gentile.
«Sì» rispondo io esitando.
«Ma con chi parlo? È il signor X?» chiede la voce sentendo la mia esitazione.
«No, sono un amico, mi chiamo Valerio».
«Ah! E quando rientra il signor X?»
«Tra un po’ di giorni».
«Tra un po’ di giorni?» risponde la ragazza incredula..
«Ma lei chi è? Se vuole, lasci detto a me che riferisco al signor X» accenno io credendo si tratti di una telefonata di lavoro o un’amica.
«Sono Roberta [nome modificato] di Sky e la chiamavo per farle una proposta veramente irrinunciabile».
«Ma io non sono la persona giusta - le rispondo immediatamente - Sono questioni del mio amico che ovviamente non mi riguardano…».
«Magari interessano lei, per casa sua» insiste la voce non mollando per nulla.
«No, guardi…» esito io ormai travolto.
«Le riassumo velocemente la nostra offerta» e inizia a rovesciarmi addosso alla velocità di un’”autorizzazione ministeriale concessa” della pubblicità cifre, tariffe e condizioni.
Con il telefono in mano guardando mio figlio maggiore che mi fissa interrogativamente gli sussurro: «È Skype. Mi sta parlando di sport, partite da vedere in tv».
E lui mi dice: «No, papà, è Sky! Un canale televisivo!».
«Ah!» Afferro bene allora la situazione. Skype era la parola a me più vicina dato l’uso di pc e internet. Sky sentita sì, ma senza alcuna esperienza diretta e nessuna presenza nella mia vita senza tv da trent’anni. Non ci pensavo proprio. Una parola veramente rara nella mia quotidianità. Mai usata.
Lascio parlare la ragazza pensando a come sarà sfruttata e che comunque in qualche modo il suo lavoro lo dovrà pur fare. Magari ci crede pure. E poi un minimo di gentilezza è dovuto a tutti… anche a chi ti vende illusioni a buon prezzo.
«Le interessa quindi la proposta?» conclude tirando il fiato la ragazza.
«Mah…» accenno io timidamente.
«Ma il suo amico, il signor X, avrà sicuramente un’antenna satellitare per cui potrebbe essere interessato» torna alla carica.
«No, mi pare proprio che il mio amico non abbia la parabolica».
«Hum… Ma sarà certamente interessato al calcio, no?».
«Guardi non so. Credo di no. In tanti anni che lo conosco non abbiamo mai parlato di calcio. Io proprio non me ne intendo».
«Ah! Ma lei ad esempio a casa sua ce l’ha un’antenna satellitare?» rincalza lei assalendomi su un altro fianco.
«No guardi, casca male, io non ho nemmeno la televisione».
«Eh vabbè! - sbotta la ragazza innervosita - Adesso le cresce il naso! Guardi che non siamo mica della tributaria! Quello che le proponiamo non ha nulla a che vedere con…»
«Eh, no - rispondo io salendo di tono, innervosito a mia volta dato che mi hanno dato del bugiardo - Io le voglio precisare che non ho la tv da trent’anni e che ci sto benissimo». E poi assalito da un missionarismo e un pedagogismo insolito le aggiungo con soddisfazione: «Ho pure quattro figli che crescono senza e che vivono la loro esistenza credo in modo migliore proprio per questo».
«Ma va… ma lei cosa fa… e poi i suoi figli come fanno senza televisione… poverini…» inizia a sgretolarsi dalla curiosità e dall’indignazione la ragazza.
«Beh, io lavoro come giornalista e il fatto di non avere la tv è stata solo una grande gioia nella mia vita e assolutamente non un limite pur con il lavoro che faccio. I miei figli se vogliono possono vedere un film nel computer. Non siamo schiavi di una preselezione centralizzata e credo possiamo scegliere programmi migliori. O altrimenti fanno mille altre cose infinitamente superiori, come ad esempio leggere e giocare. Non mi pare di averli privati di nulla».
«Vabbè vabbè… » risponde incredula e dubbiosa, insistendo implicitamente, ma meno, sulla menzogna da parte mia.
Poi si riprende con una domanda fuori dal canone del suo schedario:
«Ma scusi, mi permette una domanda personale?».
«Dica pure» la incoraggio sentendo che qualche certezza si sta polverizzando.
«Mi tolga una curiosità. Ma lei che ci fa a casa del suo amico mentre lui non c’è?».
«Ah beh, semplice: scambio casa-vacanze. Lui e la sua famiglia sono a casa nostra e noi siamo a casa loro. Così facciamo le vacanze gratis e ci divertiamo».
La sento ammutolirsi un attimo.
«Scambio casa-vacanze… Ah, certo…» esita, probabilmente guardandosi attorno.
«Sì, - le confermo io, - scambio casa».
«E il signor X quando lo posso chiamare al suo ritorno?» si riprende ligia alla sua professione.
«Fra due-tre giorni dovrebbe trovarlo».
«Va bene, grazie allora chiamerò… - risponde ormai confusa - grazie, buongiorno».
«Buongiorno a lei».
Appoggio il telefono sul tavolo e la prima sensazione che provo è ancora l’indignazione per essere stato accusato ingiustamente di raccontare delle frottole. I pensieri sono molti e rabbiosi. Ma poi ripenso al tutto da un’opportuna distanza e mi dico: in effetti Roberta ha avuto l’opportunità di scoprire un altro mondo e questo è stato positivo. Un mondo in cui la tv, i canali satellitari, gli abbonamenti televisivi, il calcio, gli hotel, le vacanze patinate non hanno spazio. Un mondo in cui persone normali sono impegnate a fare tutt’altro e se la spassano in altro modo. Un modo che dipende molto meno dal denaro e si fonda molto di più sull’amicizia e sulla semplicità. Questo mondo esiste già e sono molte le persone che lo vivono. Semplicemente hanno poca visibilità perché non usano gli strumenti mass-mediatici comuni, ma la loro “emersione” sarà inevitabile perché le sirene del sistema stanno sgretolandosi pure esse di fronte alla realtà di esistenze prese per la gola tra mutui che soffocano e telefonini che squillano in continuazione.
Ho avvisato il mio amico che avrebbe chiamato Roberta e gli ho raccontato la telefonata. Lui mi ha promesso che avrebbe parlato volentieri con lei e magari le avrebbe raccontato di altre realtà ancora e inviato i nostri più cari saluti. Magari possiamo anche invitarla a venirci a trovare, perché Roberta non ha mai assaggiato i crackers integrali o la pizza che fanno i miei figli (poverini…) e che sono veramente squisiti.