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Iran da vicino/2

di Massimiliano Viviani - 03/10/2008

     
 
 
 
Era prevedibile. Nel periodo più difficile dall'inizio della crisi finanziaria si torna a parlare di Iran, contro cui venerdì 26 settembre è stata firmata una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Non sono arrivate le sanzioni solo perchè la Russia si è opposta (con buone ragioni: l'Iran è un Paese amico, e oltretutto è nella sua sfera di influenza).
E' stupefacente notare come in questi ultimi due anni le due vicende - la crisi finanziaria e il nucleare iraniano - siano andate quasi parallele: nel dicembre del 2006 ci sono le prime sanzioni, seguite da quelle del marzo del 2007. La crisi dei mutui doveva scoppiare nell'estate seguente. Nel marzo del 2008 la terza ondata di sanzioni, e anche in questo caso, puntuale come un orologio svizzero, dopo pochi mesi la crisi si aggrava con il fallimento di Fannie Mae, Freddie mac, Aig e Lehman, le prime tre salvate in extremis.
Forse non è solo un caso: l'Iran nei primi mesi di quest'anno ha aperto la borsa iraniana del petrolio (ma era nell'aria già da diverso tempo), che ha la particolarità di essere l'unica al mondo a scambiare il greggio in euro e non in dollari. Se tutti i Paesi facessero così, soprattutto quelli dell'Opec, gli Stati Uniti diventerebbero in poco tempo la Repubblica di Weimar degli anni '20 (o forse peggio...). In cui la gente andava con le borse piene di denaro per comprarsi un pacchetto di sigarette. Cioè un'enorme svalutazione con conseguente inflazione. Questo perchè immense quantità di dollari, non più scambiati nel resto del mondo, ritornerebbero "a casa".
E' probabile che in un momento di questo tipo - ma non solo - la cosa faccia paura: è bene che altri Paesi non prendano la "cattiva abitudine" di disfarsi dei dollari. Queste risoluzioni servono da intimidazione.
Si prende come scusa il fatto che l'Iran è pieno di petrolio, e che non ha bisogno di centrali nucleari. Quindi è chiaro che sta costruendo la bomba. Ma tutti sanno che l'era del petrolio non durerà ancora a lungo, e l'Iran quindi si sta adeguando. E' un suo diritto, non è affatto inverosimile.
La bomba nucleare di Ahmadinejad ci ricorda tanto le armi di distruzione di massa di Saddam. Non a caso anche lui aveva deciso di vendere petrolio in cambio di euro. Tutti gli addetti del settore (capi di stato, leader politici, direttori di giornali...) sanno benissimo che il nucleare non c'entra nulla, che è solo una scusa perchè queste sanzioni in un modo o nell'altro si devono pur giustificare. E in questo modo dovrebbero sortire l'effetto sperato. Tutti sanno, anche se nessuno dice.