La crisi finanziaria impone un nuovo ordine mondiale
di Carlo Jean - 09/10/2008
Fonte: ilmessaggero
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Gli Usa ed anche l’Europa vedrebbero ridimensionata la posizione di vantaggio che oggi hanno nelle Istituzioni finanziarie internazionali. Tutti desidererebbero un ordinato passaggio dal mondo unipolare ad uno multipolare, ma fatto a proprio uso e consumo. Gli Usa dovrebbero rinunciare ad essere il centro del mondo. Che siano disponibili a farlo, mi sembra impossibile, poiché pensano di poterlo rimanere. L’Europa potrebbe aiutarli a uscire dall’imbroglio. Ma è divisa. Non è riuscita neppure a mettersi d’accordo sul fondo comune d’intervento europeo. Gli altri aspiranti al governo del mondo dalla Cina alla Russia ai produttori di petrolio e al Brasile pretendono troppo. Oppure non sanno neppure che cosa chiedere. È probabile che a parte gli interventi tampone dei singoli Stati, sulla base del “si salvi chi può” ci si affiderà alla “mano invisibile” del mercato. La nuova geopolitica mondiale non sarà così multipolare, ma a-polare, caotica e conflittuale, sia economicamente che strategicamente. Gli Stati almeno quelli che riusciranno a tenersi in piedi vedranno accresciuto il loro potere rispetto al mercato. Aumenterà però la frammentazione politica. Se i ricchi saranno forse meno ricchi, i poveri diventeranno più poveri. Per mantenere la sua crescita ed evitare rivolte sociali, l’Asia Orientale farà ogni sforzo per aiutare gli Usa. Non solo per le sue esportazioni, ma anche per mantenere l’equilibrio strategico nel sistema Asia-Pacifico. Solo gli Usa sono in condizioni di garantirlo. Anche i Paesi produttori del Golfo sosterranno gli Usa, temendo l’egemonia iraniana ed il crollo del prezzo del petrolio. Cercheranno anche di impossessarsi dei gioielli industriali della “vecchia Europa”. Continueranno anche ad investire nel Mediterraneo. Questa è una buona notizia per l’Italia. Il Brasile diventerà egemone in America Latina. Sarà alleato degli Usa, anche per reazione all’agitarsi del Venezuela, che sta comprando massicciamente armi dalla Russia. La politica di Mosca è divenuta ancora più evidente con il prestito di quattro miliardi di euro all’Islanda. È stata una “mossa da maestro”. Dopo la Georgia, ha accreditato la Russia come potenza pronta ad aprire i cordoni della borsa. Il suo appeal sarà irresistibile. Gli Stati finanziariamente più esposti dalla Grecia all’Ucraina e anche ai Balcani andranno al Cremlino a chiedere aiuto. Mosca si vedrà riconosciuto il diritto di influenza sull’“estero vicino”. Berlino almeno in parte l’ha già fatto. Lo faranno anche gli Usa, anche perché già oggi non hanno i mezzi per opporvisi. Gli Stati dell’Ue faranno i “battitori liberi”. Senza la leadership tedesca, non ci sarà né politica comune né second best. Le affermazioni fatte nel 1998 del prof. Martin Felstein, secondo cui l’euro avrebbe diviso l’Europa, sono quanto mai attuali. Cresceranno gli egoismi nazionali ed il protezionismo. Si accelererà così il declino non solo dell’Europa, ma dell’intero Occidente. Solo una Fata Turchina potrebbe provocare un accordo su di un “nuovo Bretton Woods”. Non si può essere molto ottimisti al riguardo. Nel 1944 gli Usa avevano una posizione dominante. Le classi dirigenti occidentali erano di alto livello. Oggi si rischierebbero solo summit ad alto livello e chiacchiere simili a quelle del 2005 sulla riforma dell’Onu. |