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Carfagna liberticida

di Massimo Fini - 12/10/2008

     

 

  

Il progetto di legge del ministro Carfagna che intende punire con l'arresto la prostituzione da strada, sia per chi la pratica che per chi ne usufruisce, in nome dell'ordine pubblico, del decoro, della decenza, del rispetto della "dignità della donna" e della protezione dei bambini da spettacoli poco edificanti, è ipocrita e iniquo da qualsiasi punto di vista lo si guardi e lo si consideri.
Ma quale decoro, quale decenza, quale "dignità della donna", quali bambini (alle strette si riscoprono, improvvisamente, anche i bambini) quando le nostre pubblicità e le nostre tv sono piene zeppe di donne che vendono il loro corpo sia pur in senso voyeuristico (ma questo può accadere anche nel rapporto mercenario vero e proprio se il cliente si limita a guardare) e non sono, per questo, considerate delle prostitute, ma anzi ammirate?
In realtà il progetto Carfagna va a colpire l'anello debole della prostituzione, quella degli sfigati, donne e uomini che siano, ma si guarda bene dal toccare quella di lusso, delle escort e dei loro facoltosi e famosi clienti, né, tantomeno, quella più subdola ma ben più ripugnante di chi prostituisce una ragazza in cambio di un ruolo, una parte, una particina in una fiction (che è, forse, l'unica, vera ipotesi di reato perché in questo caso si ledono i diritti di terzi - ragazze più meritevoli ma meno disinvolte - o, quando c'è di mezzo un ente di Stato, come la Rai, si spendono denari pubblici per fini squisitamente privati). Inoltre il progetto Carfagna , che nel clima di imperante femminismo sembra considerare la prostituta sempre e solo una vittima e voler criminalizzare soprattutto i clienti, i veri maiali della situazione, non tiene conto che vi sono persone, anziani, handicappati, impediti di vario tipo, che non hanno alternative per dare uno sfogo alla propria sessualità e che un po' di attività sessuale fa bene alla loro salute, fisica e psichica.
Naturalmente è fuori discussione che vanno perseguiti, come reati, il racket e la prostituzione minorile. Ma il racket può esercitarsi in strada come negli appartamenti, in quanto alla prostituzione minorile è più facile individuare quella da strada, perché si può sempre chiedere a una ragazza o a un ragazzo la carta d'identità, mentre nelle case tutto si svolge al coperto. Ma per questi reati esistono già le leggi e basterebbe applicarle senza che ci sia bisogno del progetto liberticida del ministro Carfagna . In uno Stato liberale infatti ognuno è libero di fare ciò che vuole nella misura in cui non nuoce agli altri e quindi anche di vendere il proprio corpo e la propria dignità a chi, umiliandosi a sua volta, abbia voglia di comprarli. Nello pseudoliberalismo in voga oggi pare invece che esista una sola libertà senza limiti, quella economica (con i bei risultati che stiamo vedendo), mentre tutte le altre sono sottoposte a divieti a sempre più coercitivi che però valgono solo per i poveri e i poveracci che adesso non sono nemmeno più liberi di andare a puttane (che è una cosa che, già da sola, fa venire voglia di rovesciare il tavolo: se ho i soldi mi faccio recapitare una escort in alberto, senza correre alcun rischio e senza infrangere alcuna legge, se non li ho vado in galera).
Invece in un regime talebano, coerentemente con le sue promesse, la prostituzione sarebbe punita ovunque, in strada, in casa, in albergo, in qualsiasi sua forma e per tutti. Se fosse applicato da noi ci sarebbe da divertirsi, perché si vedrebbero molti personaggi illustri, e magari anche alcuni di coloro che oggi vogliono impedire, con cipiglio severo e moralista, la prostituzione da strada, finire in gattabuia. E senza la copertura del "lodo Alfano".