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Guerra sporca in Helmand. La Nato, sempre più in difficoltà, ricorre agli àscari

di Enrico Piovesana - 22/10/2008

 
 
La provincia meridionale di Helmand, epicentro della produzione afgana di oppio ed eroina, è il fronte più caldo della guerra tra le forze d'occupazione della Nato e la guerriglia talebana. Quello dove i talebani sono più forti e dove le truppe occidentali, e quelle governative afgane, sono in maggiore difficoltà.

La provincia di HelmandI talebani all'attacco. L'11 ottobre, per la prima volta dall'inizio della guerra nel 2001, la guerriglia ha attaccato la capitale provinciale, Lashkargah.
I talebani si sono mossi in forze dalla loro nuova roccaforte, la sperduta oasi di Baramchà, nel mezzo del Deserto della Morte, vicino al confine con il Pakistan. Sono penetrati fino alla periferia della città attraverso il distretto rurale di Nad Alì, subito a ovest di Lashkargah, che avevano già conquistato all'inizio del mese. Hanno bombardato con razzi e artiglieria leggera i palazzi governativi del centro, ingaggiando violenti combattimenti con l'esercito afgano. Solo l'intervento delle forze britanniche e dell'aviazione Usa ha scongiurato la presa della città.
Pochi giorni dopo i talebani hanno sferrato una massiccia offensiva anche più a nord, vicino alla cittadina di Grishk, costringendo le truppe Nato danesi e quelle governative afgane ad abbandonare le loro basi nei villaggi di Attal e Barakzai. Ora si teme un attacco talebano contro il vicino centro urbano di Sangin, difeso da settecento marines britannici.

Il comandante KokaGli àscari della Nato. In attesa di rinforzi, le truppe della Nato, ormai assediate dai talebani nelle cinque città della provincia (Lashkargah, Grishk, Sangin, Musa Qala e, a sud, Garmsir), si affidano ai bombardieri americani e alle milizie private dei signori della droga locali che si sono venduti alla Nato. La più quotata è quella di Abdul Wali Khan, detto 'Koka', che dopo aver passato 14 mesi nella prigione Usa di Bagram per i suoi legami con la resistenza talebana, due anni fa è stato arruolato dai generali inglesi assieme ai suoi 220 uomini per combattere contro i talebani. I miliziani di Koka, con indosso la divisa della polizia afgana, hanno combattuto la resistenza compiendo stragi di civili e terrorizzando gli abitanti dei villaggi sotto il loro controllo (violenze, stupri, rapimenti, estorsioni). Tutti lo sanno, ma chiudono un occhio. "Gli uomini di Koka - ha dichiarato al Times di Londra uno dei loro addestratori, il sergente Don Wilson del 2° battaglione dei marines del Reggimento Reale di Scozia - non sono certo dei vigili urbani, ma la gente li rispetta e i talebani li temono".