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La Siria annuncia che difenderà il suo territorio da nuovi attacchi

di Ian Black, Martin Chulov e Julian Borger - 29/10/2008





Ieri la Siria ha condannato gli Sati Uniti per aver condotto una "aggressione criminale e terrorista" sul suo territorio, mentre il governo iracheno ha difeso l’azione contro i jihadisti stranieri, pur avvertendo che ciò potrebbe complicare i piani in vista di un controverso accordo di sicurezza tra Baghdad e Washington.

Il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallem, ha approfittato di una visita a Londra per accusare gli Stati Uniti per la loro "politica da cowboy" e ha suggerito che il
raid di domenica era mirato a interrompere le relazioni sempre migliori della Siria con la Ue e la Gran Bretagna. Anche Iran e Russia hanno condannato gli Stati Uniti per aver aggravato le tensioni nella regione.

La Siria ha riferito che delle truppe Usa, sostenute da elicotteri, hanno lanciato un attacco a cinque miglia (otto chilometri, ndt) all’interno del suo territorio, uccidendo otto persone, compresi quattro bambini. Ma ai funerali delle vittime, dove una folla rabbiosa ha intonato slogan anti-americani, un fotografo della Associated Press ha detto di avere visto i corpi di sette persone.

Gli Stati Uniti si sono rifiutati di commentare pubblicamente, ma un ufficiale ha detto che l’obiettivo del raid era Abu Ghadiya, un ex assistente del leader ribelle iracheno Abu Musab al-Zarqawi. Ghadiya – ha detto l’ufficiale alla Reuters - era un importante trafficante di combattenti stranieri legati ad al-Qaida e diretti in Iraq. "Si ritiene che [Abu Ghadiya] sia morto. Ciò, senza dubbio, avrà un effetto destabilizzante sulla rete di arruolamento dei combattenti stranieri".

Se confermato, si tratterebbe del primo attacco Usa di questo tipo compiuto in Siria dopo l’invasione del 2003. Muallem, nel primo commento pubblico del governo di Damasco, ha avvertito che di fronte a un nuovo attacco la Siria difenderebbe il suo territorio. "Gli americani sanno che stiamo contro al-Qaida - ha dichiarato -  Sanno molto bene che stiamo tentando di rafforzare il nostro confine con l’Iraq."

Muallem avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa con David Miliband, il ministro degli Esteri britannico, ma l’appuntamento è stato cancellato per comune accordo, a quanto pare perché Miliband non era intenzionato a ricevere domande sul raid. Miliband ha dichiarato che la Gran Bretagna è preoccupata per la crescita delle organizzazioni legate ad al-Qaida e le reti ribelli che si stanno sviluppando lungo il confine siro-iracheno. Fonti ufficiali britanniche hanno detto che Muallem non ha negato al gravità del problema e la necessità di una migliore cooperazione con l’Iraq, ma non ha preso impegni precisi. A Baghdad, il portavoce del governo iracheno, Ali al-Dabbagh, è parso sostenere gli Stati Uniti, definendo l’area dell’attacco "una base per le attività di organizzazioni terroriste ostili all’Iraq". (al-Dabbagh) ha aggiunto che l’operazione Usa "ha preso di mira i trafficanti che trasportano persone in Iraq".

Gli Stati Uniti stanno gradualmente cedendo il controllo delle forze armate irachene al governo Maliki e hanno trasferito la responsabilità della sicurezza di 12 delle 18 province dell’Iraq. Ma gli Usa controllano ancora lo spazio aereo iracheno e conducono operazioni militari dove e quando vogliono. "Questo non è qualcosa che possiamo controllare o a cui possiamo rispondere", ha dichiarato una fonte ufficiale della Difesa irachena. Ma il generale Fadel al-Sultani, attualmente responsabile per la sicurezza nella regione di Hilla – che comprende parte della irrequieta provincia di Anbar che si estende verso il confine siriano – ha detto che la provincia non è più un paradiso per i ribelli che usano come base la città di Qaim, sul confine iracheno.

"Possiamo dire con certezza che al-Qaida è sconfitta al 95 per cento - ha dichiarato Sultani – Se ne sono andati. Il 5 per cento di loro è ancora lì ed è resistente. Siamo molto attenti a loro, e allo stesso modo fanno gli americani. Stamattina erano con noi per discutere di un’offensiva". Un convoglio di alti ufficiali Usa ha lasciato il suo quartier generale di Hilla domenica verso mezzogiorno.

L’attacco in Siria ha suscitato anche nuove preoccupazioni per quanto riguarda l’accordo che estende la base legale per la presenza delle forze Usa in Iraq dopo la scadenza del mandato delle nazioni Unite a dicembre, con un importante politico kurdo, Mahmoud Othman, che ha detto che il governo dell’Iraq non era a conoscenza preventivamente del raid.

(Traduzione di Carlo M. Miele per Osservatorio Iraq)

L’articolo in lingua originale The Guardian

Il video del Guardian