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'Iran, gli Usa preparano blitz coi sommergibili'

di Guido Olimpio - 13/02/2006

Fonte: corriere.it

   
Le rivelazioni del «Sunday Telegraph». La paura di rappresaglie terroristiche Missili anche dai B2 sui siti nucleari

Gli uomini-talpa iraniani, con l’aiuto di consiglieri nordcoreani, stanno scavando profondi rifugi per proteggere alcuni degli impianti legati alla ricerca nucleare. Nelle aree interessate sono state potenziate le difese anti-aeree nella speranza di creare un muro di fuoco. Uno scudo che dovrebbe ostacolare un possibile «devastante» blitz Usa che, secondo nuove rivelazioni, è in fase di elaborazione a Washington con il ricorso a bombardieri e sottomarini. Ormai non passa settimana senza che si diffondano voci sui preparativi in corso. E sono quasi sempre i giornali domenicali inglesi a raccogliere le indiscrezioni sui progetti ora del Pentagono, ora di Israele. Sicuramente c’è una buona dose di propaganda, ma non c’è dubbio che l’ipotesi di un raid è sul tavolo. Ieri il segretario di Stato Condoleezza Rice ha ribadito che «il presidente non esclude mai a priori nessuna opzione, neppure quella del ricorso alla forza». E ci mette un po’ di veleno l’ex capo delle forze Nato Wesley Clark (democratico) per il quale il Pentagono ha dal 2001 un «piano di battaglia» che prevedeva attacchi in serie contro paesi sospettati all’epoca di appoggiare il terrorismo. I generali americani, secondo il Sunday Telegraph , sono al lavoro per mettere a punto un attacco devastante contro i siti nucleari iraniani usando i bombardieri B2 e i sottomarini atomici. Gli aerei, basati nel Missouri, dovrebbero essere riforniti in volo e quindi avrebbero la missione di lanciare ognuno due bombe di precisione. Si tratta di ordigni conosciuto come «bunker-busting», ossia capaci di distruggere bunker e tunnel. La seconda ondata sarebbe affidata a missili balistici convenzionali lanciati dai sottomarini della classe Trident, schierati nell’Oceano Indiano. Tra gli obiettivi inseriti nella lista del Pentagono c’è la centrale di Busher, un paio di miniere, l’impianto di Natanz. In particolare gli americani vogliono neutralizzare un tunnel lungo 400 metri che gli scienziati iraniani vogliono usare per i test.

L’azione militare, affermano gli strateghi, dovrebbe rallentare considerevolmente il progetto degli ayatollah. Gli 007 israeliani sostengono che l’Iran è vicino al «punto di non ritorno», ossia la capacità di usare le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio: tra i sei mesi e un anno. Da quel momento serviranno almeno due-tre anni per arrivare alla Bomba (2010). Contestualmente al programma atomico, gli iraniani lavorano sodo per aumentare la capacità missilistica. Possiedono già lo Shahab 3, con una portata di quasi 1500 chilometri, che deve «battere» Israele e le installazioni Usa nel Golfo. Nel 2001 hanno inoltre acquistato in Ucraina una dozzina di missili da crociera X55, con raggio di 2500 chilometri. Per il futuro - di nuovo con la collaborazione della Corea del Nord - vogliono dotarsi dello Shahab 4 (quasi 3 mila km di raggio) e di un vettore strategico che potrebbe raggiungere le coste orientali degli Stati Uniti.

In caso di un attacco esterno, Teheran si affiderebbe non solo ai suoi missili. Le intelligence prevedono che la migliore arma di ritorsione sarà il terrorismo. A condurlo i gruppi mediorientali sponsorizzati dagli ayatollah. L’Hezbollah libanese dispone di centinaia di ordigni con i quali scatenare una rappresaglia contro Israele e conta su cellule eversive sparse in tutto il mondo. In passato i suoi uomini hanno agito in Europa, in Germania e nella lontana Argentina. Al fianco del «partito di Dio» operano i palestinesi della Jihad e le formazioni radicali sciite in Iraq. A coordinare gli estremisti un sofisticato apparato clandestino controllato dall’Armata Qods (corpo dei pasdaran) e dalla Vevak, la polizia segreta. Sono anni che gli iraniani si preparano all’ipotesi di un assalto e dunque hanno mandato in Europa uomini di fiducia. Sono veri agenti in sonno, con attività commerciali come copertura, in grado di mettere insieme nuclei di fuoco.

Scenari, tra raid e rappresaglie, che rischiano di causare un bilancio pesante. L’Oxford Research Group, istituto di studi sulla proliferazione, ha avvertito che un eventuale attacco contro l’Iran provocherebbe migliaia di vittime.