Il ritiro americano dall'Iraq
di Massimo Fini - 26/11/2008
L'accordo raggiunto nei giorni scorsi fra il governo di Baghdad di Al Nouri al-Maliki e quello di Washington, secondo il quale le truppe americane lasceranno il territorio iracheno entro il 2011, è stato accolto con grandi strombazzamenti negli Stati Uniti, soprattutto dai neocon che della guerra all'Iraq sono stati i principali responsabili. L'accordo viene valutato se non proprio come una vittoria, almeno come la dimostrazione che la politica di Bush in Iraq non è stata del tutto fallimentare. Prendiamo, per tutte, le dichiarazioni di Richard Perle, uno degli architetti della politica irachena di Bush. Perle ha detto sostanzialmente due cose.1) «Il bilancio del nostro intervento a Baghdad è positivo. Abbiamo eliminato Saddam e portato in Iraq la democrazia. E lasceremo il Paese in una situazione migliore di quella in cui lo trovammo».
2) «L'accordo di Bush con il governo Maliki ha legittimato la presenza militare americana in Iraq e smentito che l'America fosse e sia una potenza occupante».
Partiamo da questa seconda di chiarazione che, oltre a rivelare la coda di paglia degli americani nella vicenda irachena gabellata come un'operazione di "peace keeping", è esilarante. Se truppe straniere entrano in uno Stato sovrano senza esservi chiamate dal governo legittimo ma nemmeno da una forza di opposizione (qualcosa che ricorda "l'aiuto" sovietico ai "Paesi fratelli") e vi rimangono per nove anni, come possiamo chiamare questa operazione se non un'invasione e un'occupazione? E nessun accordo può legittimare a posteriori quest'invasione e questa occupazione perché tale accordo è stato fatto con un governo che fu insediato attraverso elezioni che di democratico non hanno nulla perché si svolsero con la minacciosa presenza di 150mil a soldati stranieri. E veniamo alla seconda di chiarazione di Perle. Saddam è stato eliminato e in Iraq c'è una pseudodemocrazia. Tutto ciò è stato ottenuto provocando 750mil a morti e la distruzione di un Paese. Bisognerebbe chiedere agli iracheni se sono contenti. Ma il fatto è che il risultato dell'operazione irachena è uno dei più spettacolari, e per certi versi grotteschi, boomerang per gli americani. Se infatti oggi l'Iraq è relativamente "stabilizzato" (molto relativamente perché continua ad essere striato di sangue) è solo perché gli sciiti, che sono la maggioranza, hanno preso il controllo del paese (ad eccezione della parte curda) e non hanno più interesse ad alimentare il fuoco dell'insurrezione. Gli sciiti iracheni sono fra telli gemelli di quelli iraniani che sono al governo a Teheran, per cui, di fatto, è l'Iran che oggi controlla buona parte dell'Iraq. Ora, da trent'anni buona parte della politica americana in Medi o Oriente è stata in funzione antiraniana. Fu per questo che nel 1985, durante la guerra Iraq-Iran, quando l'esercito khomeinista era davanti a Bassora e stava per prenderla, gli americani intervennero a favore di Saddam rimpinzandolo di armi, fra cui le famose "armi di distruzione di massa" che vent'anni dopo sarebbero servite da pretesto (perché Saddam non le aveva più, avendole usate sui curdi ) per aggredire l'Iraq.
Così Teheran ha ottenuto oggi, senza spendere un solo soldato, quello che stava per ottenere nel 1985 al prezzo di mezzo mil ione di morti, e che gli americani gli impedi rono di ottenere: il controllo del sud dell'Iraq. Bel colpo. E come estremo paradosso oggi in buona parte dell'Iraq vige la sahariah per cui la condi zione delle donne è molto peggiore di quando imperava Saddam così come la libertà religiosa. Insomma l'Iraq si sta trasformando in una Repubblica islamica, come l'Iran, vale a di re l'orrore puro per gli americani.I curdi . Un'altra fetta della politica americana nella regione è stata dedi cata a schiacciare l'indi pendentismo curdo. Perché il loro grande alleato nell'area, la Turchia, ha 12 mil ioni di curdi che da decenni vogliono liberarsi del giogo di Ankara, a di r poco nazista nei loro confronti. Quando, nel 2011, gli americani se ne andranno, i curdi iracheni, non più schiacciati dal tallone di Saddam, proclameranno l'indi pendenza. E l'indi pendenza dei curdi iracheni fomenterà quella, sacrosanta, dei loro fra telli che vivono in Turchia, con conseguenze devastanti non solo per Ankara ma per tutta la strategia americana nella regione. «Un bil ancio positivo», parola di Richard Perle.