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Gaza: il mondo arabo si mobilita contro il blocco

di Remigio Benni - 05/12/2008

 

Dalle vivaci proteste nelle università egiziane, annaffiate dagli idranti e disperse dai manganelli della polizia, alle navi cariche di medicinali e generi alimentari, che non arrivano a destinazione, passando per le tensioni tra gli integralisti di Hamas e gli intransigenti di Fatah: tutto il mondo arabo è mobilitato a tentare di forzare il blocco imposto da Israele ormai da due anni sulla Striscia di Gaza. Con particolare impegno per la grande festa musulmana del 'Gran Bayram' (secondo l'espressione turca) o Eid el Ahda (più marcatamente islamica) che chiude il periodo del gran pellegrinaggio alla Mecca. Già la Libia aveva tentato di inviare la nave Al Marwa con 3.000 tonnellate di aiuti a Gaza, proprio per rifornire i palestinesi della Striscia con generi che non hanno la possibilità di importare diversamente. Il battello è stato, però, dirottato dalla marina israeliana verso il porto egiziano di Al Arish. L'ambasciatore libico all'Onu, Giadallah Ettalhi, ha accusato allora Israele di aver compiuto "un atto di pirateria", chiedendo al Consiglio di Sicurezza di "prendere le misure necessarie". La Lega Araba si è subito manifestata solidale con la Libia invitando il Consiglio Onu ad "adottare misure per mettere fine al blocco" ed a garantire al cargo libico ed al suo equipaggio la continuazione del suo viaggio "in sicurezza" e lo sbarco dei suoi generi di assistenza a Gaza. Nelle stesse ore arrivano da Doha e da Amman notizie secondo le quali un'associazione qatariota e i Fratelli Musulmani giordani stanno preparando navi da inviare a Gaza, Il capo della confraternita giordana, Hamam Saaid, ha annunciato per il 20 dicembre la partenza di un cargo dal porto di Aqaba, invitando i cittadini a donare cibo, medicine e fondi per il viaggio, nell'ambito della "Campagna Nazionale per rompere l'embargo su Gaza", definito "operazione di pulizia etnica e crimine contro l'umanità". Le azioni arabe fanno riferimento anche alle dichiarazioni di agenzie dell'Onu, l'Unrwa in particolare, secondo le quali a Gaza si rischia una "catastrofe umanitaria", perché gli aiuti che arrivano nella Striscia non sono sufficienti. Ma i governi dell'area sembrano prendere le distanze dall'attivismo dei sostenitori. Camion carichi di merci per la Striscia di Gaza organizzati al Cairo dai Fratelli Musulmani sono stati bloccati dalla polizia e hanno dovuto fare marcia indietro. Hamas ha fatto fallire di recente i colloqui interpalestinesi per i quali il capo dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman, aveva tessuto una faticosa trama di impegni, arenatisi sullo scoglio del riconoscimento da parte degli integralisti del ruolo del capo di Al Fatah e presidente dell'Autorità palestinese, Mahmud Abbas (Abu Mazen), come capo assoluto del popolo palestinese e interlocutore unico di Israele. E su questo stesso fronte l'integralista Hamas è arrivata a bloccare i pellegrini di Gaza che dovevano transitare per l'Egitto alla volta della Mecca, accusando Abbas di aver dato i visti per l'Arabia Saudita solo ai suoi seguaci: 3.000 su 19.000 abitanti di Gaza. Piccolo numero rispetto ai 2 milioni e mezzo di pellegrini che Riad si prepara ad accogliere.