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Qualcosa è cambiato?

di Massimiliano Viviani - 05/12/2008

    

"La caccia alle armi di distruzione di massa in Iraq, condizionata da informazioni infondate, è il più grande rammarico della mia presidenza": sono le lacrime di coccodrillo di George Bush, probabilmente viziate dal fatto che ormai è presidente uscente e della faccenda gliene importa ben poco (ammesso che prima gliene importasse qualcosa). Da notare che il nostro amico non ha espresso pentimento verso l'invasione, bensì solo nel non avere trovato le giustificazioni verso di essa. Come dire: l'invasione non è stato un errore, è stata solo sfiga non avere trovato le armi!
Ora resta da vedere cosa farà Obama. Che sembrerebbe muoversi lungo una linea all'insegna della continuità, a sentire i suoi proclami contro il terrorismo e a favore di un incremento di soldati in Afghanistan. Tuttavia dei segnali in senso opposto ci sono. La consapevolezza degli errori e del fallimento sta emergendo.
Innanzitutto lo scudo spaziale. Sebbene gli Usa abbiano ormai il nulla osta di Polonia e Repubblica Ceca, Obama ha fatto marcia indietro. Ha fatto capire chiaramente che la cosa è da rivedere. Perchè l'affare è troppo sporco e sfacciato. Il braccio di ferro con la Russia è un vicolo cieco anche per gli Usa. Persino i vicini europei, per quanto siano degli squallidi servi degli americani, hanno rispettosamente fatto notare che con il vicino intendono avere dignitosi rapporti, non fosse altro che con il gas russo ci campano. E poi c'è l'Afghanistan. Obama ha sì annunciato l'invio di nuove truppe, ma ha anche detto che con i talebani moderati bisognerà dialogare. E pure con l'Iran. Bush fino a un anno l'avrebbe voluto invadere.
Un "cambiamento" quindi che consisterà in parte nel lasciare tutto come prima con l'immagine "pulita" da bravo ragazzo di Obama. Ma dall'altra nella consapevolezza che il programma di egemonia di Bush, basato sull'uso della forza, è fallito.
Una fase si è chiusa. La destra neocon aveva carezzato il sogno di potere disporre del mondo come voleva e farlo diventare il 51° Stato dell'Unione. Con la scusa della guerra per la sicurezza, si poteva aggredire chiunque dopo un'opportuna campagna mediatica: l'Iran era già candidato alle cure di Bush. Ma le cose non andavano come sperato: il mondo non ha accolto gli americani a braccia aperte.
Allo sconcerto neocon si aggiunse il fatto che pure la globalizzazione economica sta implodendo. Giganti come la Russia e la Cina portano avanti una politica nazionalista per sfruttare a proprio vantaggio la globalizzazione senza farsene schiacciare, e si oppongono a che le loro banche centrali facciano la fine di quelle europee dopo il '92, sbranate dai grandi capitali privati. Per salvare un'america in crisi, il mondo è stato di carta (verde) con la conseguenza che, dopo un sollievo momentaneo, la crisi è scoppiata in tutta la sua virulenza.
Ora finalmente gli Usa - forse - stanno cominciando a capire che se il mondo è uno solo, non lo si può saccheggiare e distruggere impunemente senza prima o poi subirne le conseguenze, perchè in quel mondo ci devono vivere pure loro.