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Gaza, per l’Onu l’assedio israeliano è "un crimine contro l’umanità"

di Carlo M. Miele - 11/12/2008





L’assedio israeliano sulla striscia di Gaza è paragonabile a un “crimine contro l'umanità” e lo Stato ebraico dovrebbe impegnarsi in azioni concrete per porre fine a questa “punizione collettiva”.

A sostenerlo è l’inviato speciale Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi, Richard Falk, che ieri ha rivelato i risultati della sua indagine al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, elaborando 99 “raccomandazioni” destinate al governo di Tel Aviv.

“Sarebbe obbligatorio per una Corte criminale internazionale investigare sulla situazione e determinare se i leader politici israeliani e i comandanti militari responsabili dell'assedio di Gaza non andrebbero accusati e processati per violazioni contro le leggi criminali internazionali”, ha detto Falk, aggiungendo che l’ultima volta che vi è stata "una tale raffica di denunce da parte dei generalmente cauti funzionari dell’Onu" è stato durante il regime dell’apartheid in Sud Africa.

Nel suo intervento l’inviato Onu ha anche suggerito che la comunità internazionale faccia uno sforzo per proteggere la popolazione di Gaza, visto che "ancora oggi Israele mantiene con forza il suo assedio, consentendo a stento solo l’ingresso di cibo e carburante per ritardare una carestia ed epidemie di massa".

Il blocco israeliano sulla Striscia ha avuto inizio circa due anni fa ed è stato inasprito a partire dall’inizio di novembre, in coincidenza con la ripresa degli scontri tra l’esercito di Tel Aviv e i militanti palestinesi.

A detta del governo israeliano, l’assedio ha lo scopo di indebolire la formazione islamica Hamas, che dal giugno 2007 controlla l’enclave, ma di fatto ha solo peggiorato in maniera drastica le condizioni della popolazione palestinese (1,5 milioni di persone), aumentando la povertà e la malnutrizione.

“Propaganda anti-israeliana”

La discussione su Israele e la situazione di Gaza ha impegnato il Consiglio Onu per due giorni, al termine dei quali sono stati consegnati al rappresentante israeliano 99 raccomandazioni volte a migliorare il rispetto dei diritti umani verso i palestinesi.

La risposta del governo israeliano dovrà essere presentata al Consiglio entro marzo.

Le prime reazioni, tuttavia, non si sono fatte attendere: “Il rapporto in questione - ha detto alle agenzie di stampa il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Igal Palmor - rappresenta un ulteriore duro colpo inferto alla credibilità del Consiglio per i diritti umani, in quanto esso ha preferito come al solito ricorrere al linguaggio della propaganda anti-israeliana più estrema piuttosto che attenersi ai fatti e alla verità”.

"La situazione di Gaza – ha continuato Palmor – è la diretta conseguenza della violenza perpetrata da Hamas, non solo sui civili israeliani ma anche sulla popolazione palestinese".