Credo quia absurdum… (EuropaItalia: nuovo numero)
di redazionale - 14/12/2008
Fonte: europaitalia
Qualche anno dopo il secondo conflitto mondiale uno dei poeti statunitensi più importanti del ‘900, Ezra Pound, contemplando il panorama dell’Europa devastata dalla guerra, solcata da una sempre più profonda e feroce cortina di ferro, ridotta a terreno di scontro di superpotenze extraeuropee dotate dell’arma di distruzione di massa per eccellenza, quella nucleare, vide al di là delle contingenze e scrisse due versi straordinari: “Credo quia absurdum. Credo nell’Europa e nella sua rinascita”.
È vero che i poeti sanno guardar lontano: solo dopo decenni, negli ultimi anni del “secolo lungo”, l’assurdo è divenuto realtà; dopo l’implosione del comunismo realizzato è iniziato il processo di ritorno di un’Europa sempre più unita, potenza di pace, al centro del grand jeu della politica mondiale. Inoltre, negli ultimi mesi lo scenario della crisi finanziaria, globale nella sua estensione ma prettamente statunitense nella sua genesi, sta liberando il “vecchio” continente da ogni complesso d’inferiorità economico e strutturale; se una lezione può trarsi al momento da eventi ancora in pieno sviluppo, questa è la maggior robustezza dell’economia sociale di mercato rispetto ad ogni altra ubriacatura virtuale, la maggior capacità del Piccolo di resistere alle grandi tempeste, la maggior coesione delle identità storicamente e spiritualmente forti rispetto ad ogni melting pot.
Per il nostro mensile, che continua la sua corsa ad occhi aperti tra Europa, Italia e San Marino entrando nel terzo anno di vita, guardare in modo non distratto né convenzionale gli eventi che riempiono le cronache induce a centrare l’attenzione su due temi che si connettono in diverso modo al tema della speranza: il futuro dell’Europa, ossia i giovani europei, e la nuova Presidenza USA.
Le nostre strade sono percorse ogni minuto da una nuova generazione di giovani, nati dopo il 1989, che non hanno conosciuto i drammi del ‘900 e sono cresciuti in un’Europa unita. Questi giovani parteciperanno nel prossimo mese di maggio alle Elezioni per il Parlamento europeo, per la prima volta a 27 Stati e non a 15, e quindi veramente innovative. Come vivono i giovani d’Europa questa loro identità continentale? Che cos’è l’Europa unita per loro? Un’opportunità, un gravame, una patria? Grazie al prezioso concorso dell’Ufficio di Rappresentanza della Commissione Europea di Milano, Europaitalia dedica a questo tema il focus centrale di questo numero doppio.
Parimenti giovane e proiettato al futuro appare nella corale rappresentazione dei media il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama. L’Obamamania esplosa in tutto “l’occidente” coinvolge ed interroga l’Europa unita e gli Europei, facendo sperare nella fine del disastroso unilateralismo della precedente amministrazione statunitense.
Queste speranze vanno ovviamente verificate nel tempo, e fin d’ora un poco di avveduta prudenza appare necessaria. L’Unione Europea ha manifestato immediatamente le proprie speranze di un rinnovato dialogo e partnership con la nuova amministrazione, e vi sono segni incoraggianti; nel contempo il sano realismo politico impone di rammentare l’attualità della celebre frase di sir Winston Churchill, secondo cui «L’Inghilterra non ha alleati ma interessi».
Chi scrive non crede a prossime rivoluzioni nella politica estera statunitense, anche perché il nuovo presidente deve prima affrontare e vincere la sfida costituita dalla crisi sociale ed economica che negli USA ha raggiunto livelli da terzo mondo, singolarmente trascurati dalla stampa occidentale. Secondo un recente rapporto del Dipartimento all’Agricoltura Federale USA, dal 2006 al 2007 i bambini malnutriti negli USA sono aumentati del 40%, giungendo a lambire la cifra di 700.000 unità. I poveri che nel 2007 secondo il Rapporto non sono riusciti ad “alimentarsi adeguatamente” sono 36,2 milioni ( il 12 % della popolazione), con picchi che giungono fino al 17% negli Stati del Sud del paese. Un disagio sociale che si esprime nell’esplosione della criminalità, e nell’aumento vertiginoso della popolazione carceraria, che ha superato l’% della popolazione complessiva. Prima di pensare al mondo Barack Obama dovrà dare pane agli affamati, e disinnescare una mina sociale di immensa gravità. Auguri, Presidente!
Il Direttore