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Obama - Drama

di Romolo Gobbi - 22/12/2008



Dal sito di Barak Obama si possono comprare magliette con la scritta "No Drama Obama", che esaltano la supposta capacità di Obama di saper controllare le proprie emozioni. "No Drama" è diventato il motto della "Obama Generation", quella dei suoi più diretti collaboratori.
Il primo ad essere stato scelto, subito dopo le elezioni, per fare il capo di gabinetto, è stato Rahm Emanuel, l'artefice del successo democratico nelle elezioni del 2006 e rappresentante della sinistra del partito democratico. Viene descritto come poco ideologico e, a riprova di ciò, viene ricordato il suo voto favorevole all'intervento americano in Iraq; ma il suo non ideologismo riuscirà a superare la sua appartenenza ad una famiglia di origine ebraica, per di più ortodossa? Certamente non è un buon segnale per la soluzione del dramma palestinese da parte della nuova amministrazione. Segnali negativi in questo senso derivano anche dall'atteggiamento di Obama nei confronti dell'Iran, ereditato di pari passo dall'amministrazione Bush; infatti, oltre a ribadire che è inaccettabile una bomba atomica iraniana, altrettanto inaccettabile è "il sostegno a gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah, che minacciano Israele". Come farà Obama a sapere se l'Iran possiede o meno la bomba atomica, non si sa; speriamo che non debba dire, come ha confessato Bush che "le informazioni raccolte dall'Intelligence sulle armi di distruzione in Iraq erano sbagliate". Quanto ad Hamas, questo è il partito eletto a maggioranza dai palestinesi per governare la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, ma che le manovre compiute da Israele e USA hanno ridotto al solo controllo della Striscia di Gaza; con quali drammatiche conseguenze, sappiamo tutti. Gli Hezbollah libanesi poi, non sono stati tanto aiutati dagli iraniani, piuttosto, sono stati rafforzati dall'invasione israeliana del Libano due anni fa.
Anche a proposito dell'Iraq, Obama si allinea alle posizioni dell'amministrazione Bush, rimangiandosi la promessa fatta durante le elezioni del ritiro di "trentadue brigate in sedici mesi". I 16 mesi sono diventati 66, per l'accordo firmato recentemente dagli USA con il governo iracheno, che prevede il ritiro degli americani entro il 2011. A ribadire ulteriormente la continuità con l'amministrazione precedente, è stato confermato Robert Gates, a capo del ministero della difesa USA: sarà lui che dovrà gestire il ritiro graduale dall'Iraq e il trasferimento di parte delle truppe in Afghanistan, per combattere i Talebani che controllano ancora il 70% del territorio Afgano. Il dramma più grave Obama lo reciterà in Afghanistan, in conseguenza del suo fondamentalismo anti-terrorista: "fino a quando Alkaeda e i Taleban minacceranno direttamente gli Stati Uniti, noi agiremo, il fronte centrale della guerra al terrorismo è lungo il confine fra Afghanistan e Pakistan, è qui che è iniziata, ed è qui che finirà, questa è la nostra priorità".
Per vincere questa battaglia "finale", Obama ha bisogno della collaborazione degli indiani, dei cinesi e dei russi, e, a proposito di questi ultimi ha detto:"vogliamo cooperare, ma loro non devono minacciare i Paesi confinanti, come la Georgia". Questa dichiarazione è stata interpretata come un indizio di cambiamento di atteggiamento nei confronti della Russia, ma non si può chiedere la loro collaborazione e contemporaneamente ribadire le falsità che sono state dette sulla Georgia, che ha invaso per prima l'Ossetia del Sud e solo dopo ha subito una parziale contro-occupazione da parte russa. In realtà, nei confronti della Russia, nulla è realmente cambiato, il che è dimostrato dalla decisione dei ministri esteri della NATO, che, mentre dichiaravano possibile una ripresa "condizionata e graduale" dei rapporti con la Russia, ribadivano l'appoggio al progetto americano dello scudo anti-missile in Polonia e Cechia.
No, Obama non ha cambiato niente ! Questo è il vero Dramma!