Altri sei giovani soldati morti in meno di dieci giorni. Siamo alla vigilia di una crisi economica e a gennaio il governo Harper depositerà il suo preventivo di riconciliazione.
La tentazione di voler salvare l’economia con le spese militari è forte. Non è una buona idea: le spese militari sono la via meno efficace per creare lavoro e distribuire ricchezza. Ogni posto di lavoro creato nell’esercito costa ai contribuenti canadesi più di 250 000 $ all’anno. Con un investimento di 1 miliardo nell’economia sociale è possibile creare oltre 30.000 posti di lavoro, mentre un simile imporrto nel campo militare permetterebbe di occupare solo 4 000 addetti. Lungi dall’essere una soluzione alla crisi, le spese militari costituirebbero un ulteriore freno al rilancio economico.
Così, la missione di guerra in Afghanistan e le molteplici problematiche da essa sollevate offrono l’occasione per riflettere sul ruolo del Canada nel mondo, sulla sua politica estera, sulla sua politica di difesa e sulla soluzione dei problemi dell’economia. Sono aspetti che devono essere accuratamente combinati tra di loro per un’azione efficace. È alla luce di una tale riflessione che va analizzata la missione in Afghanistan che costa ai contribuenti canadesi 180 milioni di dollari al mese e da essa escono le domande fondamentali che devono rimettere in questione la presenza delle truppe canadesi in Afghanistan.
1- Politica americana : La missione canadese in Afghanistan è condotta nel quadro globale di una politica americana offensiva. Da più di 30 anni, tale politica ha l’obiettivo di contenere le influenze cinese, russa e iraniana in Asia Centrale. Con i recenti avvenimnenti nel Pakistan, l’attuale strategia assomiglia sempre più ad un accerchiamento geografico dell’Iran. Quest’azione politica viene versimilmente effettuata allo scopo di applicare una tattica di soffocamento economico del nemico numero uno dell’Occidente. Nei sondaggi d’opinione sulla missione, la popolazione del Quebec sembra riconoscere che tutto questo non ha niente a che vedere con il benessere della popolazione afghana e tutto a che vedere con il mantenimento di un’influenza economica nella regione con il maggiore potenziale di crescita economica del pianeta. Non è sorprendente vedere che nell’amministrazione Obama la volontà di prendere in mano questa nuova crociata. .
2 – Ambiente esplosivo : Questa pericolosa missione viene effettua in un ambiente regionale che coinvolge numerose etnie le quali, da decenni, si disputano degli spazi territoriali di varia ricchezza. Questi confronti sono stati istigati, direttamente o indirettamente, da numerose potenze regionali (da Cina, Pakistan, Iran, Russia, dagli « istan » dell’ex URSS e, meno direttamente, dall'India). Questi Stati hanno tutti delle affinità o delle animosità storiche e culturali con i gruppi presenti sul territorio afghano. Vediamo delinearsi un nuovo confronto economico tra l’Organizzazione di cooperazione di Shangai (OCS) e l’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico (NATO), il quale ha come centro l’Afghanistan. Lo si voglia o meno, una soluzione politica duratura in Afghanistan passa per una coesistenza pacifica che coinvolgerà attivamente i 40 milioni di Pashtun della regione afghano-pakistana. La maggior parte di questa popolazione propende per il radicalismo islamista dei Talebani. È del tutto ridicolo voler convertire queste popolazioni ai valori occidentali oppure tentare d’imporre un governo fantoccio di tipo occidentale in questa regione da decenni tormentata dalla guerra. Le popolazioni della regione sanno che i nostril alleati talebani di ieri, armati dalle nostre potenze, sono ora i nostri nemici terroristi. Questa realtà conferisce alla missione militare canadese tutte le caratteristiche di un inestricabile pantano politico ed economico.
3 – Terreno di coltura dell’estremismo e del terrorismo : La scelta dell’offensiva in questa missione, dettata dalla politica economica americana e dagli sforzi per sradicare la coltivazione del papavero, alimenta attualmente le diverse fazioni radicali della regione. I Talebani non sono i soli fanatici a trarre vantaggio dal letale commercio dell’oppio. Parecchi membri del governo che tentiamo d’imporre alla popolazione afghana sono profondamente implicati in queste attività criminali e ci guadagnano allegramente. La coltivazione del papavero, che era cessata sotto il regime talebano, è drammaticamente ridiventata il pilastro economico del paese. Una vera tragedia per la popolazione di questo paese, uno dei più poveri del globo. Tutto sta ad indicare che la caccia al Talebano, per sperare in un succeso, deve proseguire in territorio pakistano. Una realtà che al presente destabilizza tutta la regione. Questo vespaio politico diventa un vero terriccio fertile per un esteso reclutamento e per la mobilitazione in massa d’insorti. Le forze internazionali, presenti già da 5 anni nella regione, sono sempre più sentite, e a ragione, come delle forze occidentali d’occupazione. I militari canadesi si pongono come nemici dei disperati del popolo, il quale agli occhi dei nostri soldati si trasforma in tanti oppositori da abbattere. Più i militari canadesi sprofondano e muoiono in questo conflitto, più i cittadini canadesi rischiano di diventare il bersaglio di simpatizzanti che vedono come via di uscita solo l’azione terroristica. Comtinuare le azioni militari in Afghanistan costituisce una minaccia per la sicurezza di tutti i Canadesi.
4 – Poco probabile impegno degli alleati : I militari canadesi operano presumibilmente nel quadro di un’operazione militare. È evidente per tutti che il successo dell’operazione non può fondarsi sui 2500 militari canadesi in campo. Questo successo deve basarsi sull’impegno più attivo, più offensivo, ma poco proco probabile, delle decine di migliaia di soldati alleati presenti sul terreno. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, numerosi paesi europei si sono impegnati nella missione per obbliugo. Era un dovere assistere un paese alleato aggredito, un’azione imposta dalle regole dell’Alleanza militare dell’Atlantico (NATO). È stato anche questo comtesto a persuadere l'ONU ad addossarsi l’offensiva militare per rovesciare il regime talebano. Il rapporto della commissione d’inchiesta 9/11 del Congresso americano pbblicato nel luglio scorso lascia perplessi parecchi osservatori. Vi sono esposte, senza inbarazzo, le falle dei servizi segreti americani e, senza batter ciglio, la minimizzazione della minaccia appresa dal Pentagono. Si ha stranamente l’impressione che le autorità incaricate dessero scarso peso ad una nuova minaccia di aggressione sul suolo americano da parte di al-Quaida. A volte si potrebbe anche credere che un’aggressione sul suolo americano fosse auspicata. Ciò che ha dato il colpo di frusta all’amministrazione Bush non è stato l’attentato, ma la portatata del disastro provocato. In tale contesto, combinato con l’esperienza dell’Iraq, l’appoggio dei paesi europei nelle azioni di guerra sul suolo afghano è rimasto simbolico. Chi poteva credere seriamente che i membri della NATO avrebbero accettato di prestare al comandante supremo delle forze alleate, un generale che è sempre stato americano, delle truppe che sarebbero servite a continuare una tale missione offensiva? L’ossessione coloniale è ancora ben presente in parecchi paesi, il colonialismo economico moderno non ha una buona reputazione in Europa. Grazie all’elezione dei conservatori, i dirigenti militari canadesi hanno fatto un tour de force. Hanno pianificato con successo l’abbandono dell’azione multilaterale canadese nel quadro della missione di pace dell’ONU per sostituirla con una partecipazione ad un’aggressione militare che d’ora in avanti, con il nuovo impegno americano annunciato, non ha più nulla di multilaterale. I Canadesi erano l’attore principale delle missioni di pace del passato che ormai non sono che l’ombra di se stesse. Il Canada è diventato una potenza d’occupazione attiva al servizio delle operazioni americane di conquista economica, cosa che lo scredita ogni giorno di più agli occhi della comunità internazionale e della sua popolazione.
5 – Pesante ipoteca sui future ruoli del Canada : più si prolunga la missione offensiva, più si ipotecano le possibilità di un ruolo costruttivo del Canada nella regione e nel mondo. La competenza canadese sviluppata nel corso di decenni nel quadro di missioni multilaterali di mantenimento della pace, tanto dal punto di vista diplomatico che militare, si rivelerà imutile. Tale competenza sviluppata a prezzo di vite umane e di grandi spese avrebbe potuto rivelarsi indispensabile nel quadro di una successiva stabilizzazione della regione. Il governo conservatore mette in discussione anche la continuazione delle operazioni del Centro di formazione Pearson per la pace, uno dei punti base della politica militare canadese degli ultimi decenni. Il governo Harper ha posto il Canada come uno dei principali belligeranti nel braccio di ferro economico dell’Asia Centrale a cui si dedicano le potenze regionali e mondiali e, per questo, si è completamente screditato per eventuali missioni future in tutta questa regione del mondo. Il mondo ha molto più bisogno di paesi che considerano un’eccezione il ricorso alla forza e che sono pronti ad investirsi nella neutralizzazione delle crisi, che di nuovi paesi « matamoros », pronti a lanciarsi a testa bassa in avventure di guerra. Se continua questa politica, il Canada si squalificherà per tutti i ruoli di disinnesco dei conflitti e di prevenzione internazionale. Gli approcci militari offensivi dovrebbero essere definitivamente proscritti a meno di un’aggressione diretta sul paese. Fino a prova contraria, la ben attiva realtà dell’imperialismo economico americano moltiplicherà i bisogni in teermini di sforzi di moderazione, di conciliazione, di stabilizzazione e di neutralizzazione delle crisi. La morbosa impazienza dei nostril generali « bellicisti » deve essere imperativamente contenuta dai politici responsabili.
6 – Un’opzione politica insostenibile : questa missione fa parte di una politica militare dalla vista corta, messa all’opera da un governo minoritario e che non è stata oggetto di alcuna consultazione pubblica e di alcun dibattito politico di fondo. In meno di dieci anni, i governi militaristi hanno fatto impennare le spese militari annue a circa 20 miliardi di dollari. Il governo Harper ha proceduto in tutta fretta a colpi di aggiudicazioni di contratti militari cortocircuitando le procedure amministrative da seguire per le pratiche di acquisizione. Tutto il processo d’acquisto degli equipaggiamenti per la missione in Afghanistan è attualmente sotto inchiesta della Corte dei Conti canadese. Le giustificazioni di un ruolo attivo del Canada in tale missione, in vista di una politica estera e militare realistica, coerente e sostenuta dai Canadesi sono inesistenti. Con grande soddisfazione dei militari di alto rango, le operazioni militari offensive moltiplicano le necessità di equipaggiamenti, decuplicano i bisogni di nuovi effettivi e creano un senso d’urgenza che permette di bypassare ogni adeguato esercizio da seguire, amministrativo e politico. Più prosegue la missione offensiva in Afghanistan, più il governo conservatore farà pressione per nuovi equipaggiamenti militari al fine di « proteggere i nostri soldati e garantire il successo della missione ». si tratta di uno spudorato ricatto, fatto sulla pelle dei soldati che muoiono sul campo, a vantaggio degli alti gradi dell’esercito e degli alti funzionari che si ritagliano delle pensioni dorate nel complesso militare-industriale canadese. Colmop dell’ironia, il governo arriverà in aiuto all’economia grazie ai costosi ed improduttivi impieghi nell’industria militare. Dopo il piccolo scandalo delle accomandite dei liberali si annuncia, in piena crisi economica, il gigantesco scandalo delle spese militari conservatrici non calcolabile in decine di milioni ma, stavolta, in decine di miliardi. Il prossimo bilancio federale dovrà essere scrutato minuziosamente.
7- Il futuro nella prevenzione : Tutto indica che una futura politica canadese, coerente con la tradizione di mantenimento della pace del paese e adattata alla nuova realtà del dopo guerra fredda, dovrebbe orientarsi verso l’individuazione anricipata e verso la prevenzione dei conflitti internazionali e dei genocidi. Il Canada è una potenza economica secondaria e geograficamente isolato. Per fare una reale differenza sulla scena mondiale, non può permettersi che un ruolo limitato, ben circiscrtto e coerente con le aspirazioni di autonomia dei Canadesi. Questo ruolo, per evidenti ragioni economiche e geografiche, può essere solo non offensivo e molto specialistico. Le basi di una politica internazionale di prevenzione dei conflitti internazionali si situano a livello di una coerente concatenazione di azioni politiche che prendano di mira le elite bellicose ed i combattenti: individuazione anticipata, meccanismo di allerta internazionale, riaffermazione dell’intervento civile professionale, innovazione nella diplomazia preventiva e messa in atto di diverse sanzioni (politiche, economiche e sociali). La messa in opera di una vera strategia di prevenzione dei conflitti internazionali richiede non solo l’interbvento di militari come ultimo riccorso, ma la giudiziosa gradazione di una competenza professionale sociale, legale, politica e di comunicazione di alto livello. L’attuale missione deve cessare perché nuoce alla messa in opera di eventuali azioni di prevenzione dei conflitti internazionali ed alle prospettive d’impegno a lungo termine del Canada. Il futiro dell’impegno costruttivo del Canada sulla scena internazionale sta nel rafforzamento della presenza delle organismi di cooperazione canadesi nell’individuazione anticipata dei conflitti e nell’intervento civile preventivo. Si potrebbe anche vedere, attraverso organismi multilaterali, il coinvolgimento del Ministero degli Esteri del Canada nel rafforzamento delle sanzioni sugli attori principali dei conflitti. E, infine, nell’utilizzo degli effettivi militari in un quadro multilaterale di ultimo ricorso. Una vera economia di pace, basata sull’azione professionale preventiva, resta da costruire. Perché continuare a gettare benzina sul fuoco delle guerre?
8 - L'esercito per aiutare il popolo : nessun militare ama rischiare di farsi uccidere. Quelli che hanno accettato di arruolarsi nelle forze canadesi e che sono mobilitati devono avere la certezza che lo sono per il bene della nazione. Il ruolo dei politici, quando osano chiedere il sacrificio supremo di « andare ad uccidere o a farsu uccidere » per il paese è di provare, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, che il ricorso all’azione militare è indispensabile. Il ricorso alla forza militare è l’ultima istanza che è veramente utile solo quando tutti gli altri mezzi non milirtari sono già stati usati e hanno fallito. Solo in un tale contesto, nel quadro di una politica canadese di prevenzione dei conflitti internazionali, la popolazione canadese potrebbe accettare il ricorso alle armi. L’attuale missione offensiva non ha dimostrato di essere la via per migliorare la sorte delle popolazioni afghane. Va ricordato che, all’inizio delle ostilità, i Talebani non controllavano tutto il territorio del paese. Le forze internazionali occupano attualmente un territorio che è rimasto tra le mani di capi di guerra che da decenni nel paese fanno il bello e il cattivo tempo. A parte qualche eccezione, la condizione delle persone che occupano quei territori non è cambiata e l’economia criminale del papavero si è accresciuta. Quelle persone, molte delle quail sono rappresentate al potere, non hanno mai desiderato il miglioramento delle condizioni di vita del popolo. L’esercito nazionale afghano è stato costruito utilizzando le milizie di quei dirigenti dei clan. Anche dopo oltre cinque anni di operazioni militari, l’influenza dei simpatizzanti talebani è rimasta immutata nei tradizionali feudi pashtun e, in numerose regioni, è pure aumentata. Il governo canadese è incapace di fornire delle prove inconfutabili di progressi sul campo. Alcune centinaia di pozzi d’aqua potabile ed alcune centinaia di chilometri di strade dovrebbero giustificare l’appoggio « alla ricostruzione ». il fatto che queste infrastrutture siano state verosimilmente installate per facilitare le operazioni internazionali ed afghane di rifornimento militare sembra non conti. Camuffare l’aggressione militare dietro una facciata di ricostruzione e di assistenza alle popolazioni contro i « demoni » da combattere è una tradizione militare millenaria. Sfortunatamente, l’azione dei nostri militari non lascia intravedere alcun risultato plausibile. Questo contesto di avventurismo guerresco si presta al reclutamento di massa e all’invio al fronte di giovani soldati canadesi ? Sono morti per questo i 103 militari canadesi.
9 – Difesa dei diritti degli afghani? Alcune testimonianze di ragazzine che ritornano a scuola dovrebbero convincerci a preoccuparci per i diritti della persona legata ad operazioni di guerra. Eppure, le vittime civili di questo conflitto si contano già a centinaia. Le prime vittime della guerra, soprattutto nelle zone diseredate, sono sempre le donne e i bambini, spesso a causa del dissesto economico. Il trattamento dignitoso dei prigionieri afghani è la prova più importante di rispetto dei diritti della persona e di riconoscimento che il governo canadese possa offrire ai suoi militari in combattimento. Tale testimonianza è di gran lunga più importante dei cortei funebri. Le convenzioni internazionali sul trattamento umano dei prigionieri di guerra sono state stabilite specificamente per proteggere i combattenti delle due parti in conflitto. Se il governo vuole prevenire gli abusi contro eventuali prigionieri canadesi, deve dimostrare di avere le carte in regola sulle condizioni dei suoi prigionieri talebani. Continuando a trasferire i prigionieri talebani alle autorità afghane malgrado le prove di cattivi trattamenti e resistendo all’idea di assicurarsi di un trattamento dignitoso di quei prigionieri, il governo canadese ha confermato la sua scarsa preoccupazione per i diritti della persona. Ma, peggio ancora, tradisce il principio più elementare di sicurezza per i propri soldati i quali potrebbero essere detenuti dai Talebani. In questo senso, se il governo Harper avesse la minima comprensione di quel che significano i trattati internazionali sui diritti dei prigionieri, avvrebbe preteso da molto tempo la chiusura della base americana di Guantanamo Bay. Questa prigione illegale in territorio cubano è un patente esempio di non rispetto dei diritti dei prigionieri combattenti. Come si è potuto, in questo inquietante contesto, impegnare i militari canadesi in una campagna militare accanto agli Americani? Chi può ancora credere che siamo in Afghanistan per migliorare i diritti della popolazione quandio, senza vergogna, mettiamo in pericolo la più elementare sicurezza dei nostri stessi militari? Da quando il Canada spende oltre 180 milioni di dollari al mese per inviare delle ragazze a scuola?
10 - Un errore storico : La politica militare conservatrice che l’attuale governo tenta di mettere all’opera è costosa, nociva e pericolosa. Il rapido intervento con forze militari offensive in tutte le regioni del globo è una via d’intervento militare economicamente insostenibile per un paese come il Canada. Questa via si può realizzare solo in appoggio alle politiche americane di colonialismo economico. Scegliere questa via dell’appoggio ad interventi politici offensivi, anche giustificati dalla « guerra al terrorismo », allinea automaticamente il paese a fianco del potere economico mondiale. I Canadesi che viaggiano nel mondo soffriranno nei prossimi decenni per tale allinramento politico. Non solo questa via impedisce al Canada di svolgere un ruolo politico costruttivo nella risoluzione di future conflitti internazionali, ma I Canadesi dovranno supportare economicamente l’ipooteca umana di tale guerra. Per decenni, a colpi di miliardi, tramite il Ministero degli ex combattenti, le famiglie dei 103 militari morti e più di 700 veterani feriti fisicamente e psicologicamente da tale opportunistica avventura dovranno essere sostenuti. Peggio ancora: allineandosi in questo modo, il Canada diviene automaticamente il nemico dei più disperati, i terroristi. L'acquisto di equipaggiamenti militari offensive sarà inevitabilmente seguito da una crescita esponenziale delle spese in equipaggiamenti di polizia, di sicurezza interna, in congegni di sorveglianza di ogni genere. Il ricorso alla violenza accende gli odi, alimenta le paure e genera a sua volta violenza, odio e paura. L’attuale governo conservatore ha teso la mano al nuovo complesso militar-poliziesco per mettere in opera la sua strategia elettoralistica. Ha trascinato il paese e tutti i Canadesi in un ciclo infernale, la spirale internazionale della violenza. Se non si cambia rotta, la storia ricorderà questo periodo di inizio millennio come un periodo triste, uno dei più importanti appuntamenti mancati della storia canadese.
In conclusione :
Il mantenimento delle truppe canadesi in Afghanistan ha tutte le caratteristiche di una sequenza di gesti politici opportunistici iniziata dai liberali, inasprita da quegli stessi liberali e confermata dal governo Harper. Queste azioni politiche sono state iniziate per rispondere ad imperativi diversi dal migliore interesse della popolazione afghana, dei Canadesi e del paese. In questo senso, la posizione degli organismi che chiedono l’immediato ritiro delle truppe sembra l’opzione politica più sensata e responsabile.
La triste morte dei soldati canadesi non sarà stata vana. Il Canada avrà imparato di dover ridefinire in tutta urgenza il suo ruolo sulla scena internazionale. I politici avranno constatato che tale ruolo deve essere dissociato dagli obiettivi economici e politici americani. Essi ritorneranno al significato dell’ultimo gesto dei caschi blu canadesi morti negli ultimi decenniI e ridaranno vita al ruolo di partecipazione alle azioni multilaterali di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. La lezione principale sarà la constatazione che la prevenzione dei conflitti internazionali e dei genocidi attraverso l’individuazione precoce e l’intervento civile devono essere le vie privilegiate. Il ricorso ai militari ed alla forza deve, sempre, essere l’ultima opzione. Ancora una volta, i nostri soldati saranno morti in guerra per insegnarci che la via della pace è prevenire le guerre. Ricordarsene, vuol dire prevenire ogni guerra.
Combinato alle azioni di pace in un contesto multilaterale, questo ruolo di prevenzione sarà perfettamente adatto alle ricorse umane e finanziarie mobilitabili in Canada. È giunta l’ora di guardare in faccia la situazione e di prendere le decisioni che s’impongono. :
« Sostenete le nostre truppe, riportatele a casa prima che sua troppo tardi »
*L'autore, Normand Beaudet, è membro fondatore del Centre de ressources sur la non-violence ed è stato rappresentante dell’organismo al collettivo Échec à la guerre , membro del CA di Citoyens pour un ministère de la paix.
14 dicembre 2008
Copyright Normand Baudet, Mondialisation.ca, 14 dicembre 2008
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