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Emergenza auto e gioco amministrativo

di Carmelo R. Viola - 19/02/2006

Fonte: Rinascita


 
L’assenza di un sistema locomozionale pubblico (che dovrebbe essere efficiente, pulito, comodo, senza barriere per gli handicappati, a prezzi popolari e sufficiente) è un’ennesima circostanza che gioca a favore della FIAT, di cui ci si ripete che dovremmo andare orgogliosi!

Che esista un’emergenza auto non è un’impressione dello scrivente ma una molto preoccupante realtà. Da cosa derivi non è difficile dirlo. Da secoli ormai la controversia sociale è tra capitalismo e socialismo, tra un sistema che persegue profitti esclusivamente privati e senza limite, e un sistema (inesistente ma possibile) che, attraverso l’organizzazione sociale del lavoro, si preoccupi di mettere tutti i cittadini – nessuno escluso – nella condizione di godere di tutti i diritti naturali, il primo dei quali è quello di non morire di fame e non ultimo quello di disporre di un habitat naturale dove potersi muovere liberamente.

L’habitat naturale dell’uomo civile è la città e lo spazio che separa una città dalle altre. La civiltà ha certamente comportato dei limiti, certo anche per delimitare lo spazio predato, legalmente o meno, (detto proprietà privata) ma in ogni caso per dare la possibilità a tutti gli utenti di godere della libertà di movimento senza arrecare danno a chicchessia. Accettiamo per buona questa teorica motivazione.

Bisogna aggiungere che il vigente sistema capitalista è strutturalmente-funzionalmente estraneo al concetto di benessere universale (potremmo dire delle “pari opportunità” di benessere): dopo accenni di socialità durante la cosiddetta Prima Repubblica e con la (fallita) socialdemocrazia di alcuni paesi del Nord Europa, la controversia è fra capitalismo e capitalismo (sic!), in altre parole il capitalismo, diretta emanazione della giungla (tanto che la economia capitalista è solo predo-nomia!) si è inabissato nel cosiddetto neoliberismo, capitalismo senza freni, selvaggio e malvagio il cui filo conduttore è, più che mai, il business dell’azienda, tutto il resto funzionando da ipocriti pretesti come il quotidianamente ripetuto “bene del paese”. Guarda caso, la più grande azienda italiana è l’industria automobilistica FIAT, che ha marciato con tutti i governi e tutti i regimi.

La recente espressione di autocompiacimento del sig. Montezemolo per i conti in attivo della FIAT, ci conferma quanto abbiamo appena detto. Che le città scoppino di auto e inquinino l’aria con gas pesanti che vanno direttamente nei polmoni della gente, agli industriali del capitale non gliene importa un bel niente.

Uno Stato veramente evoluto avrebbe privilegiato un sistema di locomozione pubblica contro un abuso irrazionale e autolesivo dell’auto, più indotto dalla necessità e dall’emulazione che elettivo e non ci troveremmo in uno stato di avanzata mostruosa emergenza. E giacché ci siamo, sarebbe stato almeno ovvio che le amministrazioni locali ne tenessero conto facendo quanto l’emergenza suggerisce per alleviare le difficoltà di chi dell’auto non può fare a meno e, perché no, del cittadino psico-manipolato come consumatore (produttore di profitti privati) dalla politica industriale- nella loro possibilità di muoversi nella maniera più agiata possibile dentro il proprio habitat.

Invece che succede? Ciò che è cònsono ovvero degno di una inciviltà divenuta propriamente patologica: da un lato il privato imprenditore-affarista usa una pubblicità stupida, criminale quanto persuasiva – anche al livello subliminale! - per indurre all’uso-abuso dell’auto, possibilmente grande per una più vistosa ostentazione, favorito dall’assenza di un sistema locomozionale pubblico adatto (e indispensabile essendo ormai l’auto per le migrazioni motorizzate comandate – in quanto fonti di altri profitti – dette vacanze di fine settimana (weekend), ponti, vacanze estive e così via), dall’altro, le amministrazioni locali, ignorando (fingendo di ignorare) del tutto lo “stato d’emergenza”, pretendono che gli utenti delle auto (non tutti colpevoli e vanitosi) rispettino una serie di divieti di sosta e di posteggio, compresi quelli assolutamente inutili, come se l’auto potesse essere posteggiata come dire “in tasca”. Per di più “si appropriano” di spazio, naturalmente spettante a tutti i cittadini, per “posteggio senza custodia a pagamento” (sic!). Sono le cosiddette “strisce blu”: una questione nazionale che ci dà la misura dell’ignoranza del concetto di diritto pubblico naturale.

C’è da ripetere e sottolineare che l’assenza di un sistema locomozionale pubblico (che dovrebbe essere efficiente, pulito, comodo, senza barriere per gli handicappati, a prezzi popolari e sufficiente) è un’ennesima circostanza che gioca a favore della FIAT, di cui ci si ripete che dovremmo andare orgogliosi! Si tenga conto che la vita moderna ha prodotto una crescente mobilità di lavoro e di amministrazione domestica in un’area parimenti crescente mentre ai primordi dell’urbanizzazione, quando l’economia (predonomia) era prevalentemente agricola, molta gente “nasceva, lavorava, proliferava e moriva in un ristretto habitat, proprio come animali stanziali”.

I risultati sono:

1) una città intasata e insieme deturpata,

2) una circolazione sempre più lenta e caotica con contorno di incidenti e di blocchi,

3) un’aria poco respirabile e poco salubre (donde le giornate senza auto che sono una barzelletta del sistema),

4) una smaniosa e snervante ricerca del posteggio con aumento di stress da auto e circolazione non indifferente per la salute (vedi malattie cardio-circolatorie) ma lucrabili dall’industria farmaceutica (sic!);

5) un sovrapprezzo dell’uso dell’auto per i costi del posteggio e per le contravvenzioni (con soddisfazione delle casse comunali).

Mentre tutto questo ed altro sono i sintomi di un malessere generale di chi va in auto, che cosa fanno, ripetiamo, le amministrazioni? Salvo le auree eccezioni, aggiungono inciviltà a inciviltà. Per esempio:

1) pongono un divieto bilaterale di posteggio in strade ampie, magari vicine ad un grande mercato,

2) in altre di discreta larghezza tali da consentire senza alcuna difficoltà il posteggio almeno lungo un lato, pongono perfino un divieto bilaterale con minaccia di rimozione!

Credo che questi due esempi bastino per dare un’idea di come il cittadino venga tutelato nel suo diritto di utilizzare gli spazi di una città in istato di emergenza auto. Questo gioco (che gioco è e non amministrazione) del proibire gratuito e del multare abusivo io lo chiamo “caccia alla volpe”: la volpe, infatti, viene stanata per essere azzannata dai cani! Non si tiene conto che ci si reca al lavoro con mezzi propri quando non si ha altra scelta; che la spesa ai supermercati o la spesa in genere non può più essere fatta sotto casa e a piedi; che usano la macchina persone anziane e malate che non possono percorrere lunghi tratti a piedi e meno che mai delle salite ripide; che non si può pagare per la sosta di pochi minuti o di qualche quarto d’ora ogni volta che si va alla posta o alla farmacia o dal parrucchiere o dall’amministratore del condominio ammesso che si trovi un posto a pagamento. Non si tiene conto che la vita quotidiana è diventata la corsa dietro uno scadenzario, che obbliga di recarsi presso la posta o enti pubblici o tabaccai, specie oggi che le Poste (privatizzate, neanche a dirlo) hanno abolito del tutto abusivamente (l’abusività è ormai legge!) il vecchio postagiro che consentiva al correntista di effettuare versamenti a correntisti senza recarsi alla posta.

Una curiosiotà non indifferente: il calcolo del costo di un posteggio sulle strisce blu va fatto in anticipo e per eccesso a tutto possibile danno del "cliente", contrario ad ogni regola del mercato ma nn a quella del ladrocinio che ne è cugino stretto. E l'Authority (quale?) vede e tace!

Qualche Comune fa qualcosa: quello di Genova, per esempio, ha reso legale il posteggio a cavallo del dorso de marciapiedi in molte zone. Cosa fa quello di Acireale? Nell’ampia via Verga,contrassegnata da un doppio divieto con minaccia di rimozione (non si sa perché!?), che si diparte da uno spiazzo, coperto a tappeto di auto, anche perché la zona è ricca anche di grandi negozi e di un grande bar, è possibile assistere, talvolta, a scene non edificanti come questa: un carro-attrezzi del Comune carica una macchina posteggiata lungo una ininterrotta catena che costeggia un lato della strada. Agenti in divisa prendono nota, qualche altro dispone e guida l’operazione, dei curiosi assistono non si sa se divertiti o sconcertati. Perché poco dopo il posto appena reso libero dall’operazione è occupato esattamente come prima. Il flusso a doppio senso era ed è libero e ininterrotto.

E’ naturale chiedersi a cosa sia servita cotanta operazione solenne: secondo me, a mettere in gravi difficoltà uno o più malcapitati, rei di essersi serviti di uno spazio “agibile” ma inspiegabilmente vietato, contro una miserabile entrata monetaria.

Se questo significhi far fronte ad un’emergenza urbana ed ambientale, causata e speculata dalla grande industria a causa di una politica a tutto neoliberismo, cioè totalmente dissennata, non ce lo può certo spiegare gente ovviamente digiuna di cognizioni di scienza sociale – a dispetto delle proprie funzioni – che scambia il teatrino del carro-attrezzi in una strada ampia e ricca di servizi con un gesto forse eroico e degno di pubblico elogio. Secondo me, è soltanto un gioco, capace di produrre una grande pena…