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Balucistan, un intero popolo in lotta per la libertà

di Fabrizio Legger - 29/12/2008

I separatisti baluci continuano la loro lotta contro il Pakistan

 

Ma il regime pachistano risponde solo con la repressione

 

Nonostante il dittatore militare pachistano Parvez Musharraf si sia dimesso e le recenti elezioni politiche abbiano dato al Pakistan un governo civile, la situazione non cambia nell’oppresso Balucistan, la regione meridionale del paese dove sin dai lontani Anni Settanta ferve la guerriglia indipendentista del Baluchistan Liberation Army (BLA), che si batte indomito per l’indipendenza di questa grande regione. Nemmeno l’uccisione del suo storico leader e condottiero, Nawab  Akbar Khan Bugti, avvenuta nel 2006, ha fatto desistere il BLA dalla lotta armata. Purtroppo, la guerriglia non ha altra scelta che continuare la lotta, perché nessuno dei vari governi civili o militari che si sono succeduti nei decenni alla guida del Pakistan, hanno mai preso in considerazione l’idea di trattare con i ribelli, se non per un referendum d’indipendenza almeno per la concessione di una autonomia. Il Balucistan, regione ricca di gas, è abitata essenzialmente da tre etnie: i Marri, i Mengal e i Bugti, i cui lontani antenati si scontrarono con l’esercito di Alessandro Magno quando il macedone compì il lungo viaggio di ritorno dall’India a Babilonia, attraversando spavaldamente il loro torrido territorio. I Baluci sono di religione islamica, ma sono considerati eretici dai puri musulmani del Pakistan, in quanto il loro Islam è contaminato di credenze animiste e di elementi tribali. Politicamente, i ribelli baluci sono socialisteggianti e per questo, ai tempi della Guerra Fredda, erano ben visti dall’URSS. Negli Anni Settanta, con l’aiuto sovietico, i ribelli baluci tentarono più volte di proclamare l’indipendenza della loro patria, ma il governo pachistano rispose con una vera e propria guerra che causò migliaia di morti. Eppure, nonostante la repressione (esecuzioni sommarie, sparizioni di militanti indipendentisti, distruzione di villaggi sospettati di appoggiare i guerriglieri, arresti e torture), l’esercito pachistano, affiancato da milizie private dei latifondisti punjabi, non è mai riuscito ad estinguere la guerriglia. Questa, infatti, può contare su un vasto appoggio popolare ed è quindi in grado di evitare le grandi offensive lanciate dall’esercito pachistano, per poi tenerlo sotto pressione con continui attentati, imboscate e agguati. Nelle carceri pachistane languono decine di attivisti e militanti baluci, ma siccome la repressione non accenna a diminuire, lo stesso avviene per la resistenza armata, che si radicalizza sempre di più. Tra i baluci del Sud e i punjabi del Nord del Pakistan, esiste un odio feroce, che non produce altro che guerriglia e repressione. Dopo la morte di Nawab Akbar, i nuovi dirigenti del BLA sembrano più inclini a lottare per una autonomia che per una vera e propria secessione dal Pakistan, ma il regime di Islamabad non intende sentire ragioni: ossessionato com’è dall’idea di vedersi amputare una parte di territorio (non dimentichiamo che il Pakistan è nato da una divisione con l’India), continua a riempire il Balucistan di caserme e di soldati, dando ai militari carta banca per stroncare la guerriglia. La repressione, invece, non fa che gettare ogni anno migliaia di giovani baluci nelle file del BLA, che così, nonostante le continue perdite, resta sempre molto forte. La regione del Balucistan resta quindi molto rovente: c’è un intero popolo che lotta per la libertà e l’indipendenza, tra quei pantani e quei deserti aridi, un popolo che lotta audacemente per non essere cancellato dalla faccia della Terra, ma tutto ciò avviene tra l’indifferenza del mondo. Nessuno aiuterà mai i Baluci ad ottenere l’autonomia o l’indipendenza, per questo essi lottano, lottano disperatamente senza arrendersi mai, ben sapendo che né l’Onu né altre istituzioni internazionali muoveranno mai un dito per loro. Ed è appunto in questo clima di guerra e di lotta che, decennio dopo decennio, si forgiano le nuove generazioni dei Baluci, un popolo che è costretto a vivere con il fucile in pugno per poter sopravvivere!