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Gaza, la "giornata della rabbia"

di redazionale - 02/01/2009



Quella di oggi in Palestina sarà la “giornata della rabbia”.

Dopo una settimana intera di raid israeliani su Gaza, che hanno causato oltre 400 morti, i palestinesi della Striscia, della Cisgiordania e di Gerusalemme est hanno deciso di rispondere all’appello di Hamas e di scendere nelle strade per protestare contro gli attacchi.

I manifestanti si raduneranno sulla Spianata delle moschee, a Gerusalemme, e nei pressi degli altri luoghi sacri della Palestina.

Ingenti misure di sicurezza sono state predisposte da Israele in vista delle manifestazioni di oggi.

La polizia dello Stato ebraico ha mobilitato migliaia di uomini e ha deciso di limitare l’accesso alla Spianata della moschee alle sole donne e agli uomini residenti a Gerusalemme est e di età superiore ai cinquanta anni.

Un blocco totale di 24 ore sulla Cisgiordania è stato invece annunciato dalle Forze di difesa israeliane (Idf).

La “giornata di rabbia” è stata indetta ieri da Hamas, in seguito alla morte di uno dei suoi leader, Nizar Rayan,
ucciso nel corso di un raid aereo israeliano insieme a una quindicina di suoi familiari.

Secondo le Idf, la casa di Rayan serviva da deposito di armi e da centro di comunicazioni.

Oggi intanto sono proseguiti i raid israeliani nella Striscia per il settimo giorno consecutivo. Secondo fonti ospedaliere palestinesi, i morti nella Striscia sono arrivati a 420, mentre i feriti sarebbero pi di 2mila. Almeno un quarto delle vittime – affermano le Nazioni Unite – è costituito da civili, tra cui anche donne e bambini.

Col passare del tempo sembra sempre più probabile l’ipotesi di un’offensiva di terra contro Gaza. "Ci avviciniamo al momento della decisione", ha dichiarato ieri il presidente della commissione degli Affari esteri  e della Difesa della Knesset, Tzahi Hanegbi.

A far pensare a un’imminenza dell’operazione è il numero di truppe israeliane ammassate al confine della Striscia e il fatto che duecento cittadini stranieri residenti a Gaza siano stati autorizzati ad abbandonare il territorio attraverso il valico di Erez.

[c.m.m.]

(fonte: Agence France Presse, Bbc News, Le Monde)