Gaza-Hamas: il realismo di D'Alema e le astrazioni "laiche" dei marxisti
di Claudio Moffa - 03/01/2009
Fonte: claudiomoffa
Un'ipotesi sulla crisi di Lampedusa: Tripoli fa pressioni sull'Italia per una posizione veramente diplomatica della crisi?
Sono tanti i capitoli in cui si dipana in Italia il dibattito sollevato dall’ennesima aggressione israeliana in Medio Oriente: il punto focale attorno a cui si gioca la battaglia in corso è però uno solo, il governo legittimo di Hamas in Palestina, tale per il libero voto popolare del 2006. Israele ne vuole dichiaratamente il rovesciamento: se questo obbiettivo verrà raggiunto, non solo si sarà compiuta l’ennesima violazione del diritto internazionale da parte di uno Stato che presume il suo “diritto biblico” superiore al diritto costruito nei secoli dai popoli “gentili”, ma inoltre, si profilerà il rischio di una inversione di tendenza in tutto il Medio Oriente rispetto alla sconfitta di Tel Aviv nella guerra del 2006 in Libano. Una sciagura foriera di altre aggressioni, stragi, crimini, come è sempre stato dal 1948 ad oggi. Un trionfo per Israele. E per Al Qaeda, l’organizzazione terroristica transnazionale il cui stragismo si è sempre cadenzato sulle esigenze tattiche dello Stato ebraico, e che è sempre emersa con virulenzasulle ceneri o dalle difficoltà dei movimenti di liberazione “territoriali” che si battono con piena legittimità contro un’occupazione straniera: nell’Iraq baathista, in Libano, in Palestina, nella Somalia delle Corti islamiche.
E’ dunque rispetto al nodo centrale Hamas che vanno letti i riassestamenti e le collocazioni del ceto politico ufficiale, dei gruppi militanti e del mondo dell’informazione in Italia: senza pregiudizi e a mente aperta.
Ecco dunque il primo dato, molto positivo: Massimo D’Alema non solo ha dichiarato che senza Hamas non è possibile uscire dalla tragedia della nuova guerra, ma ha anche ricordato che questa organizzazione è il legittimo rappresentante del popolo palestinese in base alle libere elezioni del 2006.
L’ex ministro degli esteri ha così non solo avanzato una critica all’unilateralismo senza sbocchi del suo successore alla Farnesina, Franco Frattini, che continua a ripetere che Hamas è un “gruppo terrorista”, ma ha anche scavalcato a sinistra i “rivoluzionari” del Forum Palestina e dell’Ernesto: i secondi tacciono, il primo ha diramato un comunicato in cui si ripete più volte che Hamas non è il responsabile della crisi, ma nulla si dice sulla legittimità interna e internazionale del suo governo in Palestina. E’ lo stesso errore compiuto in Iraq nel 2003-2007 dal Campo antimperialista, che portava in giro in Italia e in Europa un tal Al Qubaisi come presunto “rappresentante” della resistenza irachena, lavorando ai fianchi “da sinistra” la resistenza armata organizzata da Saddam Hussein: in Mesopotamia la posizione estremistica del Campo ha, nel suo piccolo, favorito alla fine l’isolamento dei baathisti iracheni e la stessa impiccagione-linciaggio di Saddam. In Palestina il Forum sta operando anch’esso – al di là delle sue intenzioni - come il “pendant” rivoluzionario di Frattini e di Israele: tutti a bombardare Hamas. Povera (ex) Radio Proletaria!!!
Destra e sinistra, estremismo e moderatismo, tutto va mutando e si va ricollocando in queste ore drammatiche: così agli attacchi contro D’Alema da parte dei suoi colleghi di Partito per la posizione realista e responsabile da lui espressa su Hamas – attacchi amplificati dal GR-RAI 3 di Caprarica - corrispondono la raffica di prese di posizioni filoisraeliane dentro il centrodestra e inoltre, forse, le stesse polemiche fra Maroni e La Russa sui nuovi assalti di centinaia di immigrati a Lampedusa. La mia è una semplice ipotesi di un osservatore esterno: ma vista la straordinaria coincidenza fra le nuove ondate di immigrati disperati e l’aggressione israeliana, e considerata la posizione assunta dalla Libia in sede ONU e più in generale dentro la comunità internazionale negli ultimi mesi – una posizione dura contro l’embargo di Gaza da parte di Tel Aviv – non è neppure da escludere che il via libera dato alle barche di disperati siano un modo, da parte di Tripoli, per far pressione sul nostro governo perché blocchi Israele nella sua deriva stragista. Se così fosse, se la Libia stesse operando anche con metodi cinici nella stessa direzione del Libano di Siniora, benvenuto Gheddafi: che aiuti Berlusconi – che ha avuto il merito storico di concludere l’accordo con l’ex colonia italiana - a non commettere errori fatali che comprometterebbero i rapporti dell’Italia non con Hamas, ma almeno in prospettiva, con buona parte del mondo arabo e islamico.