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Aiutiamo i Palestinesi: firmate l'appello.

di redazionale - 05/01/2009

Fonte: claudiomoffa

 

 

Dopo Hamas, c’è solo Al Qaeda : è questo che vuole l’Occidente ?

“Hamas è un gruppo terrorista”; “con Hamas non si deve trattare”: queste due asserzioni che circolano nel centrodestra e nel centrosinistra a commento della gravissima crisi di Gaza, non solo non permettono di operare praticamente per una efficace mediazione diplomatica, ma sono anche infondate da un punto di vista storico-fattuale e giuridico-internazionalista.      

Hamas infatti è innanzitutto un partito politico radicato – attraverso una capillare azione di sostegno sociale alle esigenze di sopravvivenza del popolo palestinese – in tutti i territori occupati da Israele nel 1967. Ha vinto le elezioni del gennaio 2006 con votazioni riconosciute da tutti gli osservatori internazionali come libere e democratiche, conquistando 76 seggi su 132 contro i 43 di Al Fatah. Ha maturato una posizione più duttile – secondo un percorso già conosciuto dall’OLP di Arafat – dalla Carta di fondazione del 1988 ad oggi, su cui una comunità internazionale veramente votata alla difesa della pace potrebbe ben lavorare.          

Infatti, per fare due soli esempi,

- il programma elettorale del 2006 contiene punti programmatici tipici delle democrazie occidentali: la difesa dei diritti delle donne e delle minoranze, quella cristiana innanzitutto; l’istituzione del “difensore civico”; la “separazione tra i poteri legislativo esecutivo giudiziario”; la riforma della magistratura e del CSM palestinese, comprensiva del divieto de “la politicizzazione della Procura Generale”; la difesa della  “coesione della famiglia”, la “lotta contro le droghe”, la “riforma delle pensioni” a “la sicurezza dell’impiego” …           

-  il 9 novembre 2008 il primo ministro Ismail Haniyeh “ha dichiarato che il suo governo è disposto ad accettare uno Stato palestinese entro i confini del 1967”. (www.wikio.it/article/78043630);

Non è poco, ma tantissimo per una diplomazia internazionale intelligente. I denigratori di Hamas ricordano però che questo movimento vuole difendere le radici islamiche della Palestina, e inoltre esercita la lotta armata contro Israele: il primo punto potrebbe essere storicamente compreso dall’Italia repubblicana tutta, che ha conosciuto una lunga fase di egemonia del partito democristiano e che tuttoggi dibatte sulle “radici cristiane” del paese; il secondo dato di fatto costituisce invero un diritto inalienabile dei popoli oppressi da qualsiasi dominazione coloniale: infatti l’ONU ha ripetutamente riconosciuto il diritto dei popoli sottoposti a occupazione straniera a ricorrere “ad ogni mezzo a loro disposizione, ivi compresa la lotta armata” per sconfiggerla (risoluzione 3070 del 1973). Le Convenzioni di Ginevra e i Protocolli aggiuntivi del 1977 contengono anch’essi richiami a questo tipico diritto maturato fattualmente e giuridicamente nella grande stagione della decolonizzazione del secolo scorso.

Israele, che nasce da un'impresa tipicamente colonialista, occupa peraltro da ben 41 anni – incurante di centinaia di risoluzioni  che esigono la fine del suo ultracolonialismo – Cisgiordania e Gaza e non è un caso che Bettino Craxi ebbe a paragonare Arafat a Mazzini nel suo discorso alla Camera del 6 novembre 1985.         
Oggi, dopo aver abbandonato Arafat a se stesso durante il lungo assedio israeliano di Ramallah, il ceto politico italiano stenta a trovare il coraggio che fu proprio del protagonista di Sigonella.  Riconoscere i fatti (che Hamas non è un “gruppo terroristico”, ma un movimento di liberazione nazionale che compie necessariamente e legittimamente atti di terrorismo; che i razzi Hamas sono stati la reazione ben comprensibile alla riduzione pluriennale di Gaza a un disumano campo di concentramento sotto embargo; che dunque, anche per questo,  il primo a violare la tregua è stato Israele) è la premessa necessaria per un corretto operare diplomatico volto al superamento della gravissima crisi in atto.     

L’alternativa a questa opzione – magari con l’alibi  delle elezioni israeliane – è solo una, la ripetizione in Palestina dello scenario iracheno, i cui errori vengono riconosciuti oggi da tutti ed hanno non caso favorito la sconfitta dei repubblicani di Bush negli Stati Uniti. In effetti, dietro l’auspicata fine di Hamas da parte di politici e ministri irresponsabili si profila – come in Iraq, come in qualsiasi parte del mondo dove l’islam anticolonialista e “politico” viene represso nel sangue – lo spettro del terrorismo criminale di Al Qaeda. E’ veramente drammatico che siano pochissimi i politici italiani che con realismo e saggezza prendano atto di questo rischio e si comportino di conseguenza, mentre il popolo palestinese di Gaza è sottoposto al rischio della morte per epidemie e per fame, oltre che per i bombardamenti a tappeto e l’invasione via terra da parte di Israele.

AIUTIAMO I PALESTINESI E HAMAS.
FIRMATE L'APPELLO
scrivendo a
claudio.moffa@fastwebenet.it; info@mastermatteimedioriente.it