Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Russia e Israele, a proposito di “reazioni”

Russia e Israele, a proposito di “reazioni”

di Andrea Forti - 07/01/2009

 

 

In risposta a tutti quelli che parlano di “legittima difesa” per descrivere l’aggressione sionista alla Striscia di Gaza sarebbe opportuno fare qui di seguito una sintetica comparazione fra le azioni “difensive” israeliane a Gaza e la risposta militare russa all’aggressione georgiana all’Ossezia del Sud di quest’estate.

Questi sono i due casi in questione:

 

-Israele bombarda e invade la striscia di Gaza come risposta al lancio di razzi in territorio israeliano da parte dell’organizzazione palestinese HAMAS.

 

 

-la Federazione Russa intraprende azioni militari aeree e terrestri contro la Georgia come ritorsione agli attacchi di quest’ultima alla regione separatista dell’Ossezia Meridionale, attacchi che hanno portato alla morte di truppe di interposizione russe e di civili osseti.

 

 

I due casi, apparentemente simili (azione contro civili e reazione militare), hanno tuttavia destato differenti reazioni da parte della stampa “mainstream” occidentale, italiana inclusa.

Molti di quelli che hanno stigmatizzato la reazione russa in Georgia, parlando di reazione eccessiva quando non apertamente di “aggressione deliberata”,  scomodando persino Stalin e Hitler, stranamente di fronte all’assalto israeliano di Gaza, che ha già provocato più di 530 vittime, tacciono o addirittura approvano.

Eppure, analizzando a mente fredda l’entità delle forze in campo e lo svolgimento dei fatti si dovrebbe arrivare alla conclusione contraria, e cioè che, mentre la reazione russa all’attacco georgiano fu tutto sommato proporzionata, la rappresaglia israeliana sta assumendo veri e propri contorni di operazione di pulizia etnica degna più delle milizie ex-jugoslave degli anni ‘90 che di quella che ci viene spacciata come l’ “unica democrazia” del Medio Oriente.

Tanto per cominciare il “casus belli” che provocò la reazione russa contro il regime georgiano di Saakshvili, la tentata invasione dell’Ossezia Meridionale, fu ben più serio degli attacchi missilistici di HAMAS alle cittadine del Sud di Israele, sia quantitativamente che qualitativamente; le forze georgiane che attaccarono la regione separatista e le truppe di interposizione russe (presenti su mandato internazionale), causarono danni alle infrastrutture civili ossete assolutamente non paragonabili a quelli causati dai rudimentali missili palestinesi.

Nella notte fra il 7 e l’8 di agosto del 2008 infatti la capitale dell’Ossezia Meridionale, Tskhinvali, venne ridotta in macerie dall’artiglieria georgiana e sotto le sue macerie perirono centinaia, se non migliaia, fra civili osseti e militari russi, mentre i “missili” di HAMAS raramente centrano il bersaglio e, a parte un esiguo numero di civili colpiti (le centinaia di razzi sparati negli ultimi giorni hanno causato la morte di appena tre civili), difficilmente potrebbero causare danni seri alle infrastrutture strategiche di Israele, essendo sistemi d’arma rudimentali e sprovvisti di qualsiasi dispositivo di guida remota.

La stessa infrastruttura militare di HAMAS è per le forze israeliane un avversario di livello incomparabilmente inferiore alle truppe georgiane cui dovettero far fronte i russi: le forze armate georgiane disponevano infatti di armamenti comparabili, se non superiori, a quelli russi per tecnologia e potenza di fuoco, e potevano avvalersi dell’ausilio di consiglieri militari americani, israeliani e ucraini forniti da programmi di assistenza militare che di fatto integravano la Georgia nel dispositivo militare occidentale.

L’invio da parte della Russia di ingenti rinforzi in Ossezia del Sud all’indomani dell’attacco georgiano risulta alla luce di queste premesse un atto più che giustificato, tanto più che la Georgia, almeno sulla carta, disponeva di un potenziale militare di tutto rispetto, considerate le esigue dimensioni del paese (una brutta sorpresa per i russi si è rivelato in particolare il dispositivo antiaereo georgiano, capace di abbattere ben tre aerei russi prima di essere neutralizzato).

Le forze palestinesi di Gaza, messe in campo da HAMAS e da formazioni minori, invece difficilmente possono essere considerate una minaccia per Israele, disponendo al massimo di armi anticarro spalleggiabili (RPG) e di “missili” la cui inefficacia strategica, come sopra ricordato, è patente; i palestinesi mancano totalmente di sistemi antiaerei, di sistemi missilistici “guidati”, di artiglieria, di apparati di guerra elettronica per non parlare di forze aeree e di mezzi corazzati.

Difficile pensare che HAMAS rappresenti una seria minaccia militare ad Israele, e risulta ancor più difficile immaginare come tale “minaccia” possa legittimare una reazione così feroce da parte di Israele, che in poco più di una settimana ha ucciso centinaia fra civili e combattenti palestinesi, riducendo Gaza in macerie e utilizzando armi vietate dalle convenzioni internazionali come quelle al fosforo bianco (come afferma il Times) o addirittura sperimentando sulla popolazione bombe come quelle chiamate “Dense Inert Metal Explosive”, che causano orribili ferite ed espongono i feriti ad un elevato rischio di tumori ( testimonianza del medico norvegese Mads Gilbert).

Per fare un raffronto fra la “reazione” israeliana e quella della Federazione Russa contro la Georgia basti solo pensare che a causa delle azioni militari dei russi morirono 69 civili georgiani (n.b.: la cifra viene da fonte georgiana!), un numero certo elevato ma neppure lontanamente paragonabile alle centinaia di palestinesi uccisi dall’offensiva sionista a Gaza.

Anche le infrastrutture della Georgia, seppur seriamente colpite dall’aviazione russa (in particolare i porti del Mar Nero e, ovviamente!, le basi militari), non vennero distrutte indiscriminatamente, come testimonia il fatto che né la capitale Tblisi né l’importantissimo oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan, quello sponsorizzato dagli anglo-americani, vennero toccati.

Questo raffronto fra “reazioni” militari sarebbe del tutto inutile, poiché sono gli stessi israeliani ad affermare che i preparativi per l’offensiva erano in opera da almeno sei mesi, se non servisse a smascherare quelli che in Occidente, e penso a politici come Dick Cheney o Condoleeza Rice o a “intellettuali” come Bernard Henry-Lévy e Andrèe Glucksmann, hanno fatto la lezioncina di morale alla Russia che cercò di prevenire la pulizia etnica dell’Ossezia mentre si apprestano a benedire la pulizia etnica della Striscia di Gaza ad opera di Israele.