Nel rifugio di Hamas: «Abu Mazen, giù le mani dagli aiuti»
di Francesco Battistini - 24/01/2009
Colloquio Parla Mushir al-Masri, il più giovane capo di Gaza: «Israele non vuole la pace. Nessuna tregua: questo è solo un cessate il fuoco»
L`unica cosa che re- sta, a questo punto del giorno, è pregare. C`è un asino morto, gli occhi imbottiti di mosche.
Bambini seminudi che camminano minuscoli sull`enormità delle macerie. L`odore di bruciato che è una benedizione, perché annulla quello delle carogne.
Un fuoco acceso sotto un lastrone di cemento sospeso, gli uomini che si fanno il tè e le vecchie che li guardano lontane.
«Mi lasci pregare, poi parliamo...».
Il mondo di Mushir al-Masri è una nuvola di polvere, tutt`intorno, e Mushir al-Masri sembra uscire da un altro mondo: le scarpe sono pulite, il soprabito cade bene, i capelli in ordine. Non c`è un tappeto, per la preghiera del pomeriggio, ma il portavoce di Hamas ha un gesto deciso: tutti qui, in fila, in piedi a guardare la Mecca oltre la distruzione d`una fabbrica di plastica. «Preghiamo, perché è questa la forza che ci ha sostenuto».
A questa tana di Hamas, campo profughi di Jabalya, s`arriva `cauti. Telefonare, prima. Aspettare.
Chiedere con rispetto.
Al-Masri è il più giovane dei capi di Gaza, 32 anni e un treno di cinque figli. E` l`uomo immagine, l`unico in circolazione, mandato a raccogliere i nomi di chi ha bisogno (tutti) e a dispensare a chi li merita (i fedelissimi) questi primi, caritatevoli dollari della zakah islamica: 1.200 dollari per ogni parente perduto, óoo per ogni ferito.
Dove sono finiti i leader? Due stanno al Cairo, a negoziare la fine del blocco e l`apertura dei valichi. Ismail Haniyeh, Mahmud Zahar e gli altri vivono nascosti. Gaza sopravvive senza tetto e con una legge sola, che al-Masri è stato mandato a spiegare: «Fratelli, siete sta- ti eroici. Hamas resta con voi. I segni di questa vittoria si vedranno con il tempo, perché il nemico ha scritto la sua condanna».
L`uomo in soprabito fa segno al giornalista: «Prego, adesso parliamo. E` importante che siate qui voi, le ong. Potete mostrare al mondo che cosa ci hanno fatto. Testimoniare che Israele non vuole la pace». La pace dura fino a domani, ha detto Hamas: rinnoverete la tregua? «Questa non è una tregua, è solo un cessate il fuoco...». Gilad Shalit è vivo? «Lo dicono gl`israeliani, un trucco per farci precisare se è rimasto ferito o no sotto le loro bombe. Io non posso dirlo». Nei tunnel si contrabbandano armi come prima? «Questa domanda riguarda la sicurezza dello Stato, non posso rispondere. Ma se andate a valutare la situazione, se vedete quanti ne hanno distrutti, giudicate da soli. Non dimenticate che i tunnel, prima dell`aggressione, hanno garantito la sopravvivenza a un milione e mezzo di palestinesi che non possono andare da nessuna parte».
S`avvicina un gruppo di ragazzini, uno ha il cappello militare e grida «morte al Fatah!», al-Masri sorride e l`accarezza sulla guancia: «Su questa cosa, siamo chiari. Se la comunità internazionale vuole aiutarci, noi la ringraziamo. E siamo disposti a far gestire questi aiuti da chiunque. Chiunque, tranne quelli che stanno a Ramallah.
Abu Mazen e il Fatali sono un`altra cosa, non c`entrano più nulla coi palestinesi, i loro interessi stanno nelle banche americane e israeliane». Anche Hamas può perdere consensi, questa guerra è stata un suicidio... «Dice? Chieda in giro con chi sta il nostro popolo. Finite le domande?».