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Ha vinto la nuova Bolivia

di Alessia Lai - 27/01/2009

 

 
Ha vinto la nuova Bolivia



“Oggi si rifonda una nuova Bolivia”. Così Evo Morales, dalla plaza Murillo di la Paz, davanti a migliaia di suoi sostenitori, ha annunciato la vittoria del sì al referendum sulla nuova Carta costituzionale boliviana.
Domenica si è tenuto il voto sulla Magna Carta, argomento sul quale per mesi si era arenato il confronto politico boliviano, con aspri scontri fra il governo centrale di La Paz e le provincie “ribelli” della cosiddetta Mezzaluna, tutte schierate con la destra conservatrice e fermamente contrarie alle innovazioni proposte dalla nuova Costituzione voluta dal presidente Morales. Una Carta che dà più potere alla maggioranza indios, autorizza la rielezione di Morales e, in campo economico, apre ad una nuova gestione delle risorse energetiche boliviane aprendo la strada alla nazionalizzazione dell’intero settore, da sempre concentrato nelle mani di poche multinazionali che, favorite dai precedenti governi, avevano messo in mani straniere il gas boliviano. Cambiamenti che non piacevano alle provincie schierate con l’opposizione, le più ricche di risorse, che hanno sempre mal digerito la volontà di una equa redistribuzione dei proventi della vendita del gas.
Ma il popolo boliviano ha scelto, ha deciso di adottare la nuova Costituzione e sperare in un futuro diverso, migliore, in cui tutto il popolo, senza esclusione alcuna, possa godere degli stessi diritti e delle grandi risorse finora nelle mani di pochi.
“Stiamo battendo i neoliberali, coloro che vendono la nostra patria”, ha sottolineato domenica notte il presidente della Bolivia, “è finito lo Stato coloniale, è finito il colonialismo interno e quello esterno. Abbiamo inoltre posto fine al neoliberalismo, alla vendita al miglior offerente delle nostre risorse naturali”, ha ancora detto Morales aggiungendo che con la nuova Costituzione “inizia la nuova Bolivia, uno Stato-nazione che darà l’eguaglianza a tutti i boliviani e boliviane”.
“Gli esclusi e i marginalizzati avranno gli stessi diritti di tutti gli altri”, ha detto l’indios Aymara, ex leader dei cocaleros, divenuto tre anni fa presidente della Bolivia.
Il sì alla Carta rappresenta la volontà di cambiamento del popolo boliviano, volontà che si è manifestata anche nel risultato della seconda consultazione svoltasi domenica, un referendum “dirimente” sulla massima estensione degli appezzamenti di terra che possono essere di proprietà privata.
L’opzione dei 5.000 ettari ha vinto con il 78.1% rispetto al 21.9% dei voti favorevoli ai 10.000 ettari. “È finito il latifondo”, ha dichiarato il presidente Morales commentando il risultato.
La nuova Constitución Política del Estado (CPE) è stata approvata con il 61,96% dei voti. Secondo i risultati diffusi dalla Televisión Boliviana (TVB) canal 7 il no ha ottenuto il 36,52%. Solo un 1,51% di schede bianche o nulle.
Il sì ha vinto in sei dipartimenti: La Paz, Cochabamba, Oruro, Potosí, Tarija e anche Pando, provincia in mano all’opposizione nella quale la polizia governativa, l’11 settembre scorso, aveva fatto una strage di manifestanti favorevoli al presidente Morales.
Il no ha vinto nei restanti tre dipartimenti, di Santa Cruz, Beni e Chuquisaca.
Un risultato che è bastato ai prefetti oppositori di Morales perché si autoproclamassero vittoriosi e perché decidessero di proporre al presidente un patto che riconosca la loro pretesa di autonomia rispetto allo Stato centrale, stabilita unilateralmente con un recente referendum, chiaramente anticostituzionale e per questo non riconosciuto dal governo di La Paz.
Le manifestazioni di giubilo del prefetti ribelli per la vittoria del no nelle loro province evidenzia la profonda spaccatura che oramai intercorre fra l’amministrazione centrale e questi distretti nelle mani della destra di opposizione. Schieramento che domenica, davanti alla ormai manifesta sconfitta, ha fatto riscorso a prevedibili accuse di frode elettorale sollevando dubbi sull’andamento corretto del voto.
Affermazioni alle quali hanno risposto il presidente Morales e il vicepresidente Álvaro García Linera, affermando che gli sconfitti del referendum costituzionale ricorrono, come da tradizione, alle accuse di frode per sminuire la vittoria del sì e giustificare la loro sconfitta. In due separate conferenze stampa, presidente e vicepresidente hanno assicurato che il governo rispetterà la decisione del popolo sovrano che si è tradotta nel voto democratico di domenica. “Non c’è pareggio, qui la vittoria è del popolo, della nuova Costituzione Politica dello Stato”, ha affermato Evo Morales.
Nonostante le accuse dell’opposizione, infatti, la Corte Nacional Electoral (CNE) ha definito positiva la giornata del voto affermando che più dell’85% degli aventi diritto si è recata a votare, una delle percentuali più alte nella storia democratica del Paese. Opinione condivisa dagli osservatori stranieri giunti in Bolivia per vigilare sul corretto svolgimento delle operazioni elettorali.