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200 miliardi di mattoni pesanti

di Karima Isd - 25/09/2005

Fonte: www.ilmanifesto.it

200 miliardi di mattoni pesanti
Ogni grammo di strato superficiale di suolo contiene un numero enorme di organismi viventi. È quasi non rinnovabile

20-09-2005

Un dossier del quindicinale ambientalista indiano Down to Earth (edito dal Centre for Science and Environment) scava dietro le 60.000 fornaci d'India (piccole, medie, grandi) per verificare il pesante impatto della produzione annua di 200 miliardi di mattoni - dato fornito dalla Technology Information, Forecasting & Assessment Council - sulle risorse naturali del paese, la salute e la condizione dei lavoratori. Intanto, l'argilla necessaria a quella quantità inimmaginabile di mattoni si aggira intorno ai 300 milioni di tonnellate.
Ogni anno oltre 20.000 ettari di terra sono grattati via per nutrire le fornaci. Questo strato superficiale di suolo, fino a una profondità di un metro e mezzo, non è solo la materia fisica della superficie terrestre; ogni suo grammo contiene un numero enorme di organismi viventi, la sorgente della fertilità. È quasi non rinnovabile: secondo il Central Pollution Control Board, organismo statale, occorrono da 100 a 400 anni per riformarne dieci millimetri. Le aree utilizzate per l'estrazione dell'argilla da mattoni diventano dunque completamente inutilizzabili per scopi agricoli; biologia e chimica del suolo sono profondamente mutate.

Viene citato l'esempio di Tez Singh, contadino indiano dello stato Haryana, che undici anni fa affittò circa mezzo ettaro di terra per tre anni alla fornace Lakshmi Brick Industry. Malgrado tutti gli sforzi per rifertilizzare il terreno alla fine del contratto, tuttora questo dà solo la metà dei raccolti a cui Tez era abituato. Ci si può allora chiedere come mai i proprietari di terre siano contenti di affittarle ai proprietari di fornaci, sapendo che le rovineranno. Lo fanno, risponde lo stesso Tez, per un bisogno urgente di denaro: pagare la dote della figlia, scavare un pozzo. Oppure, come nel caso di Ram Swaroop di Bulanshahar, costruirsi una casa di mattoni crudi: pur avendo quasi due ettari di terra, facendo il contadino Ram non c'era riuscito in dieci anni. Situazioni che la dicono lunga sui bassi prezzi dei prodotti agricoli e sulla scarsa considerazione politica in cui sono tenuti i contadini.

Ma non finisce qui. I mattoni sono cotti. E le fornaci informali - la maggioranza - sono il terzo consumatore di carbone dell'India, dopo le centrali termiche e l'industria dell'acciaio. Un pesante contributo alle emissioni di gas serra e all'inquinamento atmosferico locale (quadruplicando in media la quantità di particolato nell'aria). A volte si usa anche la biomassa, come la pula di riso. Quando dalle ciminiere esce fumo nero, vuol dire che si stanno bruciando copertoni di gomma e olio esausto, perché il carbone non basta ed è più costoso. La gomma ha un ottimo potere calorico, ma sviluppa in abbondanza esalazioni tossiche, tra cui diossine. Alcune leggi confederali fissano standard per le altezze delle ciminiere e limiti per le emissioni; ma l'industria del mattone è una lobby potente e ha ottenuto rinvii su rinvii. L'impatto è sulla salute degli abitanti e sulla produttività agricola. Si agisce solo quando i contadini ricorrono in giudizio e, come nel caso dei frutticoltori del mango nel villaggio Barbaria (West Bengal), ottengono che le fornaci siano chiuse nei mesi cruciali per la crescita dei frutti.

Il livello di sfruttamento del lavoro nelle fornaci è il fattore che insieme al costo del carbone influenza di più i prezzi dei mattoni; dunque è massimizzato, come il rischio di bruciature e malattie professionali. Molti operai emigrano da zone più povere con tutta la famiglia e per sopravvivere mettono al lavoro anche i bambini. Completano il quadro le fatiche e le vessazioni subite dagli asini e dai muli tuttora impiegati nei trasporti fra una fase e l'altra.

Che fare? Come sempre, la rivista indiana indica proposte. Fra queste, per evitare i «danni da cottura», ecco i mattoni in argilla cruda; creano lavoro, non inquinano, vi si può costruire una casa di tre piani più fresca e isolata.

KARIMA ISD

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Tratto da: www.ilmanifesto.it