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Le torture di Baghram

di Loretta Napoleoni - 30/01/2009

 
 
Seicento persone sono rinchiuse in celle comuni come animali nello zoo, senza poter incontrare familiari né avvocati


Entro un anno si chiude Guantanamo, un limbo legale dove sono finite 245 persone. Il mondo applaude, ma la prigione è solo la punta dell'iceberg delle violazioni dei diritti umani commesse da George W. Bush.

Nella base di Baghram, in Afghanistan, c'è l'altra Guantanamo, non un limbo ma un girone dell'inferno. Seicento persone sono rinchiuse in celle comuni come animali nello zoo, senza poter incontrare familiari né avvocati.

Tecnicamente sono prigionieri di guerra, ma nessuno in quest'angolo maledetto di sabbia e roccia sa cosa siano le Convenzioni di Ginevra. Qui fino a poco tempo fa la tortura era di casa.

Nel 2002 due prigionieri afgani sono morti per i colpi subiti: i soldati statunitensi li avevano appesi al soffitto e massacrati con spranghe di ferro e mazze da baseball. Era di casa anche la pratica di inviare i prigionieri nei paesi arabi per essere interrogati sotto tortura.

La prigione, infatti, è nata come centro di smistamento dei detenuti e solo nel 2004 è diventata la destinazione dei "terroristi nemici di Bush". Baghram ha così sostituito Guantanamo, che aveva scatenato troppe polemiche. Speriamo che la chiusura di Guantanamo sia il primo passo verso la fine di tutti gli abusi, e non l'ennesima trovata giornalistica.