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Il caos e i sobbalzi del PIL

di Jean Michel Harribey - 25/09/2005

Fonte: comedonchisciotte.org

IL CAOS E I SOBBALZI DEL PIL

Io produco, il PIL cresce;
tu produci, il PIL cresce;
lui distrugge, il PIL cresce; lei ripara, il PIL cresce ancora;
noi inquiniamo il PIl cresce;
voi disinquinate, il PIL cresce;
essi (gli economisti) calcolano di quanto aumenta il PIL, e anche questo lo fa crescere; il PIL cresce sempre.

Non è formidabile l'economia? Ci sono solo segni positivi, mai segni negativi. E' bizzarro eppure è logico. Il capitale ha una sola ragion d'essere: crescere e accumularsi. Perciò il capitale ha la vocazione a investirsi in qualsiasi attività che possa contribuire all'accumulazione: dal più materiale al più immateriale, dall'oggetto al simbolo, dall'alimentare al culturale, dal più intimo al collettivo, dal gioco alla salute, dall'istruzione alla procreazione, dall'acqua all'aria, tutto diviene merce, se vi è una prospettiva di profitto.
Se necessario, si distrugge per poter ricostruire, si inquina per poter risanare.
Ma c'è un problema. Anzi, ve ne sono diversi.
Il primo è che per fare soldi mercificando tutto occorre prima produrre la merce.
E per questo è necessario pagare la manodopera. I lavoratori dipendenti continuano ad espandersi su scala mondiale poichè il capitale ha fame di lavoro, e prospera sul suo basso costo... L'orrore del capitale è anche ciò che genera: 150 milioni di disoccupati nel mondo, 700 milioni di sottocupati, 1,2 miliardi di persone al di sotto della soglia di povertà, altrettante che non hanno accesso al''acqua potabile; l'1 percento più ricco dispone di un reddito uguale a quello complessivo del 57 percento più povero; i 225 maggiori patrimoni del mondo equivalgono al reddito annuo dei 2,5 miliardi di essere umani più poveri, mentre basterebbero meno di 80 miliardi all'anno, ossia lo 0,25 percento del prodotto mondiale, per nutrire, vestire, alloggiare, istruire, curare adeguatamente tutti i poveri del pianeta.<p>
Il secondo problema è che, comprimendo i costi salariali, il capitale intende liberare maggiori quantità di profitto e quindi accrescere la capacità di accumulazione. Ma le crisi di sovrapproduzione sono ricorrenti: rispetto al capitale accumulato, il flusso di merci non procura più una quantità sufficente di profitti. E' esattamente quello che è successo in Asia nel 1997<p>

Jean Michel Harribey<br>
La Demence senile du capital, Editions du Passant 2002<br>
Tratto da: Bernard Marris "Antimanuale di Economia"<br>
Marco Tropea Editore Milano 2005