La Corte Criminale Internazionale sta valutando possibili strumenti giudiziari per perseguire penalmente i comandanti israeliani per i presunti crimini di guerra commessi a Gaza.
Tali presunti crimini comprendono l’uso del letale fosforo bianco in aree civili densamente popolate, come scoperto da un’inchiesta di The Times lo scorso mese. Israele inizialmente aveva negato di aver usato questa arma controversa, che provoca orrende ustioni, ma in seguito è stato costretto, di fronte alle sempre più lampanti prove, ad ammettere di averne fatto uso.
Quando questo mese gruppi palestinesi si sono appellati alla Corte Internazionale, il suo pubblico ministero ha affermato di non poter prendere in considerazione il caso perché la Corte non ha giurisdizione su Israele, visto che questo, non essendo firmatario, non ne riconosce la validità giuridica. Ma adesso il pubblico ministero, Luis Moreno-Ocampo, ha detto a The Times che sta valutando il caso prendendo in considerazione la validità giuridica sulla Palestina, considerato che i crimini sono stati commessi a Gaza e non in Israele.
I gruppi palestinesi hanno presentato argomentazioni che sostengono che l’Autorità Palestinese di fatto rappresenta lo stato del territorio in cui questi crimini sono presumibilmente stati perpetrati.
“È lo Stato territoriale che deve fare riferimento alla corte. Loro stanno presentando memorie difensive in base alle quali si sostiene che l’Autorità Palestinese è effettivamente quello Stato”, ha detto il sig. Moreno-Ocampo a The Times al forum mondiale dell’economia di Davos.
Una parte dell’argomentazione addotta dai palestinesi si basa sulla reiterata affermazione israeliana secondo cui Israele non è giuridicamente responsabile per Gaza, visto che si è ritirato dalla Striscia nel 2006. “Loro citano fattispecie giuridiche – ha detto Ocampo – e il caso è molto complesso. Io sto facendo un tipo di analisi differente. Potrebbe richiedere tempo ma prenderò una decisione in base alla legge”.
Moreno-Ocampo ha detto che la sua disamina del caso non riflette necessariamente la convinzione secondo cui a Gaza sarebbero stati commessi dei crimini di guerra. Il primo passo è quello di determinare il campo giuridico, ha detto, e solo dopo questa fase sarebbe possibile decidere se avviare un’indagine.
L’ufficio del pubblico ministero ha già ricevuto dai gruppi palestinesi diversi atti e documenti sui presunti crimini ed è in attesa di ulteriori resoconti dalla Lega Araba e da Amnesty Inernational che contengono le prove raccolte a Gaza.
In base al Trattato di Roma che l’ha istituita, la Corte Criminale Internazionale può investigare e portare in tribunale le testimonianze sui più gravi crimini di guerra solo se il paese responsabile non è disposto o non è in grado di farlo per mezzo delle sue corti giuridiche.
Gli stati firmatari del trattato possono rimettere al tribunale internazionale i casi di crimini commessi dai loro cittadini o avvenuti sul proprio territorio. I casi che includono i cittadini o il territorio di un paese che non ha sottoscritto il patto possono essere passati al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – come nel caso del Darfur. La Costa d’Avorio ha costituito il precedente di un non-stato firmatario del trattato che ha accettato la giurisdizione della Corte su presunti crimini di guerra commessi sul proprio territorio. La Costa d’Avorio ha sottoscritto il trattato di Roma ma non l’ha mai ratificato. Nel 2005 ha presentato una dichiarazione ufficiale alla Corte Internazionale accettando la sua giurisdizione per i crimini commessi nel suo territorio dal settembre 2002.
I legali palestinesi sostengono che all’Autorità Palestinese dovrebbe venir concesso di trasmettere casi simili alla Corte Internazionale in conformità con questo precedente, nonostante la mancanza di una condizione statale riconosciuta a livello internazionale.
Il caso implica molte ramificazioni per la questione dello Stato palestinese. Se la Corte respinge il caso, questo non farà che mettere in luce il buco nero della condizione di apolidi nella quale si trovano i palestinesi. Tuttavia, il caso sottolinea anche alcuni dei peggiori timori israeliani circa uno Stato palestinese ai suoi confini. Uno Stato palestinese che ratificasse il trattato di Roma potrebbe ricorrere al tribunale internazionale per i presunti crimini israeliani senza l’attuale controversia legale. Il caso potrebbe inoltre condurre ad un riconoscimento internazionale a catena dello Stato palestinese da parte di paesi desiderosi di vedere Israele alla sbarra.
Una strada sarebbe, per Israele, quella di accettare le indagini sui suoi comandanti e gli eventuali processi per qualsiasi crimine accertato. Questo toglierebbe il caso dalla competenza della Corte internazionale. Ad oggi questo appare improbabile, considerate le reiterate prese di posizione israeliane sull’assenza di crimini di guerra commessi a Gaza.
Comunque l’esercito israeliano ha avviato un’inchiesta interna per stabilire se il fosforo bianco sia stato effettivamente usato in aree densamente popolate, avendo alla fine ammesso di averlo usato, fatto che di per sé non è vietato se usato come “schermo incendiario” in battaglia ma che è proibito nel contesto di zone civili. Le immagini delle telecamere hanno mostrato un simile attacco in cui apparentemente si vede del fosforo bianco riversarsi su una scuola ONU a Beit Lahiva, presso la quale stavano stazionando ambulanze e soccorritori della Mezzaluna rossa.
Una coalizione di gruppi israeliani attivisti per i diritti umani ha esortato la procura israeliana ad avviare un’inchiesta indipendente per presunti crimini di guerra commessi dalle truppe, invitando a farlo per evitare che i casi vengano trattati dalla Corte internazionale. I gruppi, inclusa l’organizzazione B’Tselem, ha detto che si ha notizia di colpi sparati dall’esercito in aree civili, di divieti imposti ai soccorritori di aiutare i feriti e addirittura della pratica di colpire persone che portavano la bandiera bianca.
Nel frattempo, l’ONU sta preparando un’inchiesta sul bombardamento della sua scuola a Jabaliya, nel nord della Striscia. Le forze israeliane avevano sparato colpi di artiglieria all’esterno della scuola, trasformata in un rifugio per molti abitanti di Gaza in fuga dalle proprie case. I morti accertati sono stati 43. Israele sostiene che militanti palestinesi avessero sparato dall’edificio, cosa che è stata negata dall’ONU. Originale da: Prosecutor looks at ways to put Israeli officers on trial for Gaza 'war crimes'
Articolo originale pubblicato il 2/2/2009
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