Iraq, L’ascesa di un partito sunnita è il segnale di una nuova corrente nazionalista
di Jane Arraf - 06/02/2009

Mosul, Iraq - Athil al-Nujaifi, leader di un partito arabo sunnita emergente, si trova improvvisamente al centro di una profonda trasformazione nella provincia più turbolenta di questo Paese. Mentre si stanno ancora contando le schede del voto provinciale di quattro giorni fa, a detta di alcuni funzionari, la sua coalizione, al-Hadba, probabilmente ha ottenuto un risultato sufficiente a controllare il consiglio provinciale di Ninive, in precedenza in mano ai kurdi.
Una vittoria avrebbe implicazioni di vasta portata: mentre da un lato pone le premesse per l’acuirsi delle tensioni fra kurdi e arabi a Mosul, secondo alcuni potrebbe anche convincere gli insorti arabi sunniti ad abbassare le armi, dal momento che iniziano a vedere nuove aperture politiche.
Complessivamente, il partito di Nujaifi sembra un precursore di una corrente nazionalista più ampia, laica, intenzionata a liberarsi dall’influenza Usa e da quella iraniana.
"Tutta la gente che è uscita a votare ha votato contro lo status quo, e i partiti kurdi devono rendersi conto di questa realtà", dice Nujaifi, un importante uomo d’affari che ha fatto campagna elettorale su un programma che funzionari statunitensi e iracheni definiscono apertamente anti-kurdo.
"Non siamo nemici dei kurdi", insiste Nujaifi, con la sua giacca nera di cashmere italiana bilanciata da una cravatta a righe sottili rossa e bianca. "Esistono alcuni problemi, e vorremmo discuterli con i partiti kurdi, ma non rinunceremo ai diritti delle persone che hanno votato per il nostro partito".
Nujaifi avverte che potrebbero scoppiare disordini nelle strade di Mosul, la terza città dell’Iraq e uno dei principali centri commerciali, se i funzionari kurdi non accetteranno i risultati delle elezioni.
A Ninive le autorità kurde hanno già protestato con i funzionari elettorali perché problemi nella registrazione degli elettori hanno impedito a molti dei loro sostenitori di votare.
Nujaifi insiste che al-Hadba ha vinto almeno il 50 % dei voti nella provincia. Funzionari vicini al processo elettorale dicono che la percentuale si avvicina di più al 40 per cento – sufficiente comunque a dominare il consiglio provinciale di Ninive, e a scegliere il nuovo governatore. I kurdi dicono che al-Hadba sta sopravvalutando il sostegno di cui gode.
"Siamo soddisfatti delle elezioni", dice l’attuale vice governatore, Khasro Goran, membro del Partito democratico del Kurdistan.
Una vittoria di al-Hadba produrrebbe la transizione più spettacolare fra le 14 province irachene che hanno votato quattro giorni fa. Nessun’altra provincia a maggioranza araba aveva un consiglio provinciale così dominato dai kurdi, che avevano 31 dei 41 seggi nell’attuale governo della provincia.
Nuovo centro di potere sunnita
Mosul, dove oltre 1.000 alti ufficiali dell’esercito iracheno persero il lavoro quando le autorità Usa sciolsero l’esercito, è stata uno dei centri della rivolta.
"Pensavamo che la grossa forza sunnita fossero i [Consigli del] Risveglio, ma al-Hadba potrebbe essere il nuovo astro nascente", dice un funzionario occidentale che è fra gli osservatori elettorali.
Il movimento del Risveglio, membri delle tribù armati che si erano ribellati contro gli insorti legati ad “al Qaeda in Iraq” dapprima nella provincia di al Anbar, partecipava per la prima volta alle elezioni. Adesso, accuse di frodi nel voto di quattro giorni fa, e la previsione di un forte risultato da parte dell’Iraqi Islamic Party (IIP), partito di orientamento religioso, hanno messo in moto minacce di violenza da parte di alcuni dei leader del Risveglio.
Con la fine delle divisioni fra sciiti e sunniti che erano esplose in una guerra civile a carattere confessionale nel 2006, la provincia di Ninive è al centro di una delle più gravi fratture dell’Iraq. Sei dei suoi nove distretti comprendono territori contesi fra i kurdi e il governo centrale. Secondo i kurdi, le zone a ridosso dell’attuale “linea verde” che segna il confine della regione semi-autonoma kurda, e che comprendono alcuni giacimenti petroliferi, sarebbero storicamente kurde.
Nujaifi dice che, oltre a mantenere le zone contese, le sue priorità sono liberare i detenuti catturati a Ninive e portati nelle carceri kurde, occuparsi del problema dei 100.000 arabi e kurdi costretti ad andarsene dai territori kurdi, e modificare i programmi in alcuni distretti scolastici, che secondo lui attribuiscono agli arabi la colpa della campagna di Saddam Hussein contro i kurdi.
"Credo che se al-Hadba ha ottenuto il buon risultato che pensiamo, in parte è a causa dell’ampia attrattiva della sua retorica assai stridente contro i kurdi", dice un diplomatico statunitense.
"Ritengo che una parte della retorica fosse infelice, ma c’è una ragione per cui ha fatto presa", aggiunge, citando le misure kurde che impediscono agli arabi iracheni di andare facilmente nel nord del Paese controllato dai kurdi.
La sfida politica dei kurdi
L’antipatia fra Nujaifi e i partiti kurdi è talmente forte che i kurdi hanno minacciato di rifiutare di occupare i loro seggi nel nuovo consiglio [provinciale] se dovesse diventare governatore.
"Se Athil al-Nujaifi rimarrà come governatore sarà un problema", dice il sindaco di Mosul, Zuhair al-Araji, uno sciita laico che mantiene buoni rapporti sia con gli arabi che coi kurdi. "Non lo accetteranno. Chiunque diventi governatore deve poter lavorare con tutti".
"Questo è un cambiamento in politica – un vero cambiamento", dice Nujaifi. "Noi non siamo come i partiti di una volta.... Non abbiamo mai fatto parte del vecchio regime, e non eravamo neppure contro il regime", aggiunge, dando la colpa di molti problemi del Paese agli iracheni che si sono alleati con gli Stati Uniti per cacciare [Saddam] Hussein e aprire la strada all’invasione e all’occupazione statunitense.
Al-Hadba, che prende il nome dal minareto pendente che è la caratteristica distintiva di Mosul, è una coalizione di partiti fra i cui membri ci sono esponenti dell’élite imprenditoriale della città. A detta di alcuni funzionari Usa, il partito sarebbe finanziato da personaggi del precedente regime dell’epoca di Saddam e da sceicchi sunniti.
Lo stesso Nujaifi, il cui nonno e padre erano deputati all’epoca della monarchia, possiede attività immobiliari, di trasporti, agricole, e turistiche in Iraq, e una trading company in Giordania.
Secondo alcuni funzionari Usa, l’ascesa di un partito di arabi sunniti influenti e che in precedenza erano stati privati del diritto di voto, con una componente di ex ba’athisti, potrebbe far diminuire la rivolta.
"Per me, solleva l’interrogativo del perché non ci siano state violenze", dice il diplomatico Usa, riferendosi all’assenza di attacchi sia contro i seggi quattro giorni fa che contro i centri di registrazione [degli elettori] a novembre e dicembre. Può darsi "che i terroristi abbiano un piano politico", dice. "Che non fossero contrari alle elezioni".
The Christian Science Monitor, 4 febbraio 2009
(Traduzione di Ornella Sangiovanni)