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L'approccio "limite e commercio" non fermerà il riscaldamento globale

di Ralph Nader e Toby Heaps - 08/02/2009

 

 

Se il Presidente Barack Obama vuole fermare la discesa verso il pericoloso cambiamento climatico globale, ed evitare l'anarchia commerciale che sarà favorita dagli approcci correnti a questo problema, egli potrebbe far sua la proposta di Al Gore per una tassa sul carbonio e renderla globale. Una tassa sulle emissioni di CO2 - non il sistema "limite e commercio" - offre la speranza migliore di legare in modo significativo Cina e USA, ed evitare il protezionismo ambientale sconvolgente.

Con energia la Cina contrappone una forte livello di emissioni sulla sua economia.

Tuttavia la Cina deve far parte di ogni accordo climatico oppure entro 25 anni, nota Fatih Birol, capo economista dell'International Energy Agency, le sue emissioni di CO2 potrebbero ammontare al doppio di quelle combinate delle nazioni ricche del mondo, includendo gli USA, il Giappone e i membri dell'Unione Europea.

Secondo l'autorità mondiale su questo problema, il Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l'accordo costerà $1,375 miliardi l'anno sia per sconfiggere il cambiamento climatico che mantenere gli incrementi della temperatura globale sotto i due gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit).

Il vecchio sistema presume, senza motivi, che una nazione può fissare un prezzo sulle emissioni di carbone mentre un altro non può senza ricorrere a decisioni commerciali o di investimento.

Questa è un'ipotesi cattiva, che ha un falso sostegno dal trattato "Protocollo di Montreal", che prese questo approccio per fermare l'ozono e i gas impoveriti.

I cloroflorocarburi non sono pervasivi come i gas serra (GHGs); e l'economia del 1987 non era iper globalizzata come quella di oggi.

Le buone intenzioni per limitare i grandi inquinatori in certe nazioni e non in altre muterà ogni limite significativo in un formaggio svizzero.

Ciò può essere evitato ricollocando la produzione nuova ed esistente dei vari tipi di industrie che emettono CO2 sotto le giurisdizioni senza limiti, almeno virtualmente.

Questa è conosciuta come dispersione carbonica, e conduce all'anarchia commerciale.

Come?

Ad oggi l'esempio più avanzato di legislazione sul clima, la Lieberman-Warner Climate Security Act, contiene clausole per un'azione di ritorsione da fare verso le importazioni da nazioni che sfruttano liberamente il carbonio.

Va unita, visto il malessere economico attuale, alla tentazione di scivolare in un protezionismo ambientale giusto ma elusivo -- che i lobbisti di K Street a Washington sarebbero felici di ungere -- questi porterebbero quasi certamente al collasso del sistema di commercio multilaterale.

Questo scenario fu presentato ai ministri del commercio del mondo lo scorso dicembre ai colloqui ONU sul clima svoltosi a Bali da David Runnalls del International Institute for Sustainable Development.

Vero, l'anarchia commerciale ridurrebbe le emissioni grazie a una grande depressione globale.

Ma ci sarebbero molti danni collaterali.

A causa della gradazione assoluta della sfida e dello stato dell'economia iper globalizzata, noi abbiamo bisogno dello stesso prezzo del carbonio ovunque, o essa non lavorerà in nessun posto.

Il Presidente Obama può definire la sua eredità nei primi 100 giorni preparando il terreno a una tassa globale sulle emissioni di biossido di carbonio che sia effettiva, efficiente, equa e applicabile.

Una tassa vera e armonica sulle emissioni di CO2 deve stabilizzare la crescita delle concentrazioni atmosferiche di GHGs entro il 2020.

La tassa deve anche essere aggiustata annualmente, da un ente globale, per arrivare a questo obiettivo.

Il IPCC ha sciolto la riserva e detto che questo significa una tassa di quasi $50 posta su ogni tonnellata metrica di GHGs, o biossido di carbonio equivalente (a seconda della terminologia).

In parole povere, i consumatori sentirebbero la spesa. Ma la tassa aprirebbe la strada all'energia pulita e meno costosa e le strade per diffondersi.

La strada migliore per applicare la carbon tax è metterla sul piccolo numero di grandi produzioni, che coprono la gran parte dei GHGs.

I punti chiave dove il carbonio si concentra sono: le tubature del serbatoio del gas, le raffinerie di petrolio, i centri ferroviari del carbone, i terminali del gas naturale liquido (LNG), gli impianti per cemento, acciaio, alluminio e GHG - intensivi.

La riscossione e la spesa del volume delle entrate derivanti dalla carbon tax deve restare un diritto sovrano delle nazioni che partecipano.

Per esempio, le nazioni possono decidere di rendere tali entrate fiscali neutrali riducendo le tasse sul reddito o aiutando a finanziare la conversione industriale per un'economia verde.

Tuttavia, noi occidentali dobbiamo riconoscere la nostra colpevolezza per aver creato i 3/4 del guaio del riscaldamento globale e la nostra grande capacità di finanziare la conversione industriale.

Così, avremmo la carota per le nazioni del mondo in via di sviluppo che rinviano l'introduzione della carbon tax:

L'accesso a parte delle imposte della carbon tax dei paesi ricchi aiuterebbe a salvare le foreste e a prepararsi al cambio del clima con dighe, migliori irrigazioni, raccolti resistenti alla siccità, aiuti alla dissalazione e simili.

Questo non è un piccolo cambiamento: il 10% delle entrate della carbon tax delle nazioni ricche sarebbero $100 miliardi l'anno.

Il bastone per le nazioni inquinanti avrebbe la forma dell'incremento delle penalità severe, che conducono a tasse che controbilanciano le importazioni concentrate di carbonio.

Una carbon tax globale imposta a poche grandi fonti può essere sorvegliata da un satellite e controllata riguardo alla sorveglianza annuale delle polizie economiche e fiscali già eseguite dallo staff IMF.

Perciò, la contabilità implicata è più precisa e meno soggetta ai capricci della corruzione e del conflitto dai quali le industrie e le società ricevono le loro attestazioni gratuite di crediti di carbonio -- carbon pork -- del sistema limite - e - commercio.

Ci sono 3 ragioni perché nazioni, come Cina e India, che hanno sempre resistito ad ogni idea di responsabilità comune nel far pagare gli inquinatori attuali, farebbero bene ad unirsi a questo sforzo.

Primo, mentre non c'è limite all'inconveniente di stabilire un duro limite, con una carbon tax tu paghi solo quello che usi.

Se una nazione che cresce velocemente come la Cina accettò un limite alle emissioni e poi lo oltrepassò, essa dovrebbe acquistare crediti di carbonio sul mercato internazionale.

Se fallissero il loro obiettivo, i crediti di carbonio sarebbero scarsi, e l'acquisto prosciugherebbe le loro riserve del commercio estero in un soffio.

Questo è il perché una carbon tax è più facile da applicare e, in ogni modo, attraverso la forza del prezzo fissato, produrrebbe lo stesso risultato desiderato da un limite duro.

Secondo, amministrando miliardi di dollari di crediti sul carbonio nel sistema del limite e commercio in un ambiente regolatorio già caotico si inviterebbe ad una guerra civile fra i gruppi di interesse che chiedono miliardi al credito di carbone e il regolatore che possiede la posta.

Al contrario, una tassa uniforme sulle emissioni di CO2 imposta ad un piccolo numero di grandi siti sarebbe relativamente precisa.

Durante i colloqui del Protocollo di Montreal del 1980, l'India si oppose dolorosamente alla proposta di eliminare CFCs in alcuni prodotti e non in altri a causa del caos che sarebbe risultato dall'ambiguità.

Terzo, i potenti in Cina leggono i nostri giornali.

Vedono le nuvole sinistre del protezionismo sotto la foggia dell'ambientalismo in leggi come la Lieberman-Warner e non vogliono essere danneggiati; nemmeno se gli girassimo i miliardi di dollari dei titoli del tesoro che essi detengono.

Mostrare la conformità con una carbon tax armonica su un piccolo numero di grandi punti basilari sarebbe un gioco da bambini a confronto con il caso del limite-e-commercio.

Se il Presidente Obama bruciasse le tappe correndo veloce in direzione della carbon tax globale, potrebbe condurci a una nuova alba che finalmente pacificherebbe l'uomo e il clima.

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Mr Nader è un difensore dei consumatori e si è candidato tre volte alla presidenza.

Toby Heaps è il coordinatore di Option 13, una campagna per mediare e riformare il Protocollo di Kyoto e coinvolgere tutte le grandi nazioni.

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Tradotto da F. Allegri il 06/02/2009 per Futuroieri

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