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Iraq: la guerra segreta di Germania, Egitto e Arabia Saudita

di Marco Bardazzi* - 28/02/2006

Fonte: Comedonchisciotte

 





Gli aerei americani che bombardavano l'Iraq nel 2003 facevano rifornimento in Egitto. La Delta Force si lanciò verso Baghdad partendo da una base segreta in Arabia Saudita. E il comandante delle forze Usa, generale Tommy Franks, aveva un vantaggio decisivo sui nemici iracheni: l'intelligence tedesca gli aveva fatto avere in anticipo i piani di Saddam Hussein per difendere la capitale. Sono le rivelazioni che mettono in nuova luce l'operato di tre paesi - Germania, Egitto e Arabia Saudita - ufficialmente ostili alla decisione dell'amministrazione Bush di rovesciare il regime di Saddam, che segretamente avrebbero comunque aiutato il Pentagono. Un libro in uscita negli Usa pubblica documenti che provengono direttamente dagli Stati Maggiori delle forze armate americane e raccontano i retroscena della 'coalizione segreta' che avrebbe appoggiato quella ufficiale creata da Usa e Gran Bretagna. Il volume si intitola 'Cobra II', dal nome in codice che il Pentagono diede all'invasione dell'Iraq (Cobra I, nel gergo militare, era la prima Guerra del Golfo) e gli autori sono Michael Gordon del New York Times, uno dei più autorevoli giornalisti americani nel settore della Difesa e l'ex generale dei Marines Bernard Trainor.

Le prime anticipazioni del libro, utilizzate da Gordon oggi per un articolo sul quotidiano di New York, hanno già scatenato reazioni. Ulrich Wilhelm, portavoce del governo di Berlino, ha definito ''false'' le ricostruzioni del presunto operato di due agenti del Bnd (i servizi segreti tedeschi) che avrebbero aiutato gli americani da Baghdad. Lo stesso Bnd è intervenuto con un comunicato categorico, parlando di insinuazioni ''prive di fondamento e totalmente sbagliate''. Ma Gordon e il generale Trainor hanno documentato nei dettagli il presunto intervento dell'intelligence tedesca nel febbraio 2003, in un periodo in cui il cancelliere Gerhard Schroeder guidava le proteste internazionali contro la Casa Bianca e Donald Rumsfeld accusava Germania e Francia di essere ''la vecchia Europa''. Secondo il New York Times, il 18 dicembre 2002 Saddam Hussein avrebbe convocato i propri generali a Baghdad per presentare loro un nuovo piano per la difesa della capitale che prevedeva una svolta rispetto al passato. Invece di schierare le forze irachene lungo le presumibili linee dell'invasione americana, per indebolire l'avversario prima di arrivare a Baghdad, quel giorno il 'rais' spiegò che il grosso della reazione militare irachena sarebbe avvenuto intorno alla capitale, che sarebbe stata circondata da vari anelli difensivi, compresa una 'linea rossa' che la Guardia repubblicana doveva difendere a tutti i costi. La strategia, frutto dell'iniziativa di alcuni leader militari iracheni addestrati in Gran Bretagna e Pakistan, avrebbe suscitato proteste tra i vertici della Difesa irachena, che la ritenevano suicida. Ma Qusay Hussein, il figlio del dittatore, avrebbe ordinato a tutti di seguire alla lettera le indicazioni di Saddam. La ricostruzione è contenuta in un rapporto classificato del Pentagono al quale il New York Times ha avuto accesso.

Il quotidiano ha pubblicato anche uno schema originale in arabo di come Saddam voleva che si schierassero le forze. Secondo lo studio, preparato lo scorso anno dal Joint Forces Command del Pentagono, a far avere queste informazioni agli Usa furono due agenti segreti tedeschi che si trovavano a Baghdad e vi restarono anche dopo l'inizio dell'attacco, mantenendo fonti dentro il governo di Saddam. La Germania nei giorni scorsi aveva ammesso di aver passato alcune informazioni agli Usa, sostenendo però che si trattava solo di elenchi di siti civili che Berlino voleva evitare fossero colpiti. I documenti di 'Cobra II' raccontano però un'altra storia. Nel febbraio 2003, a un mese dall'invasione, un funzionario del Bnd avrebbe consegnato i piani segreti di Saddam a un agente della Dia, i servizi segreti del Pentagono. Lo scambio di informazioni sarebbe avvenuto a Doha, in Qatar, dove il generale Franks aveva installato il proprio comando e dove si trovavano anche gli ufficiali della sezione J-2, l'intelligence del Comando centrale. Lo stesso Gordon, tra l'altro, era a Doha in quel periodo per seguire le operazioni militari per conto del New York Times. Nel libro anticipato oggi dal quotidiano newyorchese sono contenute rivelazioni che possono creare imbarazzi anche a Egitto e Arabia Saudita, che all'epoca si opponevano alla guerra e che il Pentagono indica ora come ''partner silenziosi''. Il presidente egiziano Hosni Mubarak permise agli aerei americani di rifornirsi di carburante nelle basi militari in Egitto. E il governo di Riad avrebbe segretamente messo a disposizione della Delta Force e di altri reparti delle Forze speciali Usa una base ad Arar, vicino al confine iracheno. L'intera area fu isolata dalle autorità saudite, ufficialmente per prepararla all'eventuale arrivo di ondate di profughi dall' Iraq, ma in realtà per nascondere che come già in occasione della prima Guerra del Golfo, la casa regnante saudita aveva permesso agli 'infedeli' americani di piazzare le loro forze militari nel paese che ospita i luoghi sacri dell' Islam. 

*ANSA