In attesa tra le macerie
di Naoki Tomasini - 18/02/2009

Mentre la tregua sembra concretizzarsi, la Striscia di Gaza rivela tutto l'orrore della distruzione subita
Di fronte all'ospedale Shifa di Gaza, uno dei tre principali nosocomi della Striscia, il muezzìn chiama alla preghiera di mezzogiorno del venerdì, tradizionalmente la più partecipata. Il traffico si interrompe quasi totalmente e il caos del mercato cittadino si tacita. La gente della zona e i dipendenti dell'ospedale affluiscono ordinatamente verso la moschea di Shifa. Solo che la moschea non c'è più.

Nessuno sa dire quanto tempo ci vorrà prima che ciò accada, e nel frattempo trascorre l'inverno, fortunatamente mite, tra gli incubi del recente passato e le preoccupazioni per l'indomani. Ferro e cemento non sono le sole cose che mancano nella Striscia: c'è una drammatica carenza anche di sistemi per la depurazione delle acque, di gas e generatori di corrente elettrica. In attesa che i colloqui del Cairo, che dovrebbero portare a una tregua di medio termine delle ostilità tra Hamas e Israele e alla riapertura dei valichi di frontiera, l'embargo continua a strangolare la vita civile della Striscia. Di notte, dai tetti di Beit Lahiya, a nord di Gaza vicino al confine israeliano, si notano in lontananza le mille luci di Ashkelon, la città israeliana sul mare, mentre abbassando lo sguardo si piomba nel buio delle vie di Gaza e delle città del nord della Striscia. Le tregue dichiarate unilateralmente da Israele e Hamas lo scorso 28 gennaio hanno consentito l'apertura parziale dei valichi della Striscia, e l'ingresso di diverse missioni internazionali che hanno portato aiuti e effettuato valutazioni sulla situazione umanitaria. In alcuni casi le delegazioni non sono state autorizzate a importare macchinari fondamentali per la ripartenza della vita, come i sistemi di desalinizzazione della protezione civile francese respinti al valico di Rafah a fine gennaio. In altri casi gli aiuti portati non erano quelli necessari.
La missione di medici e giornalisti organizzata dall'ong italiana Crocevia, che ha visitato i principali ospedali della Striscia (Shifa e Al Awda di Gaza, Nasser di Khan Younis e Kamal Adnan di Jabalia) e molte altre strutture sanitarie e socio-sanitarie dei campi
