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I sindacati russi entrano in politica?

di Sergei Balashov - 26/02/2009




Gli ormai logori dissenzienti russi potrebbero presto lasciare il posto a una forza emergente che probabilmente assumerà un ruolo centrale nel crescente scontento, dato che le risposte che lo stato e l'opposizione riescono a dare alle necessità della popolazione sono troppo poche. È probabile che i sindacati troveranno sostegno tra l'elettorato, giacché sono in molti ad avere perso il lavoro e lottano fin dagli inizi della crisi. Benché finora abbiano esitato ad assumere una posizione politica, i sindacati hanno cominciato a fare richieste politiche e ora si dicono pronti addirittura a collaborare con l'opposizione.

La campagna anticrisi dello stato non è riuscita finora a ottenere risultati tangibili, e ha lasciato insoddisfatte molte persone. Mentre nell'elettorato persiste la confusione, non è ancora emersa un'alternativa credibile ai partiti, visti per lo più come apatici o controllati dallo stato. Nessuna delle forze all'opposizione sembra essere capace di porsi alla testa dell'ondata di agitazione sociale, malgrado l'ingegnosità con cui riescono a organizzare manifestazioni di protesta sfidando la costante disapprovazione delle autorità.

I movimenti e i partiti della coalizione Altra Russia hanno chiesto le immediate dimissioni del governo e il ripristino di ciò che considerano i valori democratici soffocati dall'attuale regime. Ma con i loro trascorsi e i loro obiettivi non hanno un sufficiente sostegno popolare per trasformarsi in una forza politica a tutti gli effetti. Neanche gli automobilisti che protestano in massa contro l'aumento delle tasse sulle auto d'importazione riescono a farsi interpreti dello scontento della maggioranza. “La maggior parte dell'opposizione offre slogan vaghi e astratti, come 'La Russia senza Putin'”, ha detto Pavel Salin, un esperto del Centro Tendenze Politiche russo.

I sindacati hanno anche preso parte a manifestazioni di protesta a livello nazionale, ma le loro rivendicazioni si sono limitate alla difesa dei diritti dei licenziati del settore automobilistico e di chi si è visto ridurre i salari. Ma il loro potenziale attrattivo va ben oltre questi gruppi. “Sembrano essere la forza che meglio rappresenta le rivendicazioni delle masse: si limitano a schierarsi con i diritti dei lavoratori senza sbandierare slogan politici. Gente come [il leader sindacale della Ford] Aleksej Etmanov aspira ad avere sufficiente appoggio a livello nazionale, ma in questo caso specifico non ha ancora espresso ambizioni politiche”, ha detto Salin.

Non tutti i sindacati vanno interpretati in termini di peso politico, visto che la maggior parte dei principali gruppi organizzati si è apertamente schierata con il governo. La più grande organizzazione dei lavoratori della Russia – la Federazione dei Sindacati Indipendenti – è percepita come parte dell'élite al potere fin dai tempi dell'Unione Sovietica, come un strumento che è sempre servito allo stato per calmare lo scontento della forza lavoro. Il partito di governo, Russia Unita, lo scorso novembre ha deciso di ampliare la propria base di supporto tra i sindacati, e ha stretto un accordo di cooperazione con un'altra grande coalizione sindacale, Sotsprof, che vanta più di un milione e mezzo di adesioni. Ma benché i restanti sindacati non siano altrettanto organizzati, la situazione sta cambiando e le loro ambizioni politiche stanno diventando più evidenti.

Fino ad ora, i sindacati si sono generalmente posti all'esterno dei partiti politici. I sindacati dei lavoratori automobilistici e i loro capi hanno ottenuto un riconoscimento su scala nazionale durante gli scioperi alla Ford di San Pietroburgo e nelle successive battaglie legali tra la fabbrica e i suoi dipendenti. Ma in alcuni casi sia i sindacati che gli automobilisti hanno agito per conto proprio, attingendo supporto dai partiti politici, in particolare i comunisti. Prima dell'ondata di proteste della scorsa settimana, Etmanov, che è anche copresidente del Sindacato Interregionale dei Lavoratori dell'Industria Automobilistica, ha detto ha la collaborazione con i dissenzienti sarebbe stata ben accetta. Ha anche fatto appello a tutte le organizzazioni pubbliche desiderose di prendere posizione contro “il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori russi”, invitandole ad aderire. “Alcuni sindacati si stanno già schierando con i dissenzienti e partecipano alle loro manifestazioni. Nessuno ci ha mai fatto queste proposte; se lo faranno, le prenderemo in considerazione”, ha dichiarato Etmanov secondo l'Agenzia di Informazione Baltica.

Ed è probabile che queste proposte arrivino, dato che le critiche dell'opposizione politica al governo di Putin cominciano lentamente a riecheggiare quelle dei lavoratori sindacalizzati. È anche molto probabile che riescano a coalizzare varie forze politiche in nome di una causa comune. “Se emergerà una nuova organizzazione politica, per esempio un partito, sarà probabilmente qualcosa di nuovo, dato che la maggior parte degli attuali leader dell'opposizione gode di un consenso molto basso. Vengono percepiti come non necessariamente interessati ai bisogni della popolazione, ma questo generalmente non succede con i capi sindacali”, ha detto Aleksandr Kynev, esperto di scienze politiche della Fondazione per la Politica dell'Informazione.

I sindacati indipendenti hanno già suscitato controversie prima di guadagnarsi visibilità politica, e questo può testimoniare della loro risolutezza di fronte alle pressioni esterne. Domenica scorsa i sindacati non hanno protestato solo per i licenziamenti ma anche per difendere i loro capi, vittime di molte aggressioni. Etmanov è stato aggredito due volte, e a febbraio anche il capo sindacale della GM Evgenij Ivanov ha subito un'aggressione. Gli attivisti sindacati chiedono anche il rilascio del capo del sindacato dei lavoratori di ALROSA Valentin Urusov, che sta scontando una condanna di sei anni di carcere per possesso di droga: secondo loro Urusov è stato incastrato con false prove.

I membri dei sindacati dicono che queste aggressioni, che sono avvenute in momenti di conflitto con i datori di lavoro, sono collegate direttamente alle attività dei capi sindacali, ma dicono anche che nessun sindacato ha ceduto a queste minacce. “Se i sindacati supereranno l'ambito locale potranno acquisire rilevanza. Non si può fondare un partito sul nulla, mentre la possibilità che un'organizzazione pubblica si trasformi in un partito è abbastanza comune, se si guarda alle democrazie sviluppate”, ha dichiarato Kynev.

Originale: Are labour unions moving into politics?

Articolo originale pubblicato il 19/2/2009

Manuela Vittorelli è membro di
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