di Andrea Bertaglio (prima parte) e Marco Cedolin (seconda parte)

Mentre Obama pensa di puntare sulle energie rinnovabili e, si spera, sull’efficienza energetica per rilanciare l’economia americana (grazie ai milioni di posti di lavoro che questi settori creeranno), la vecchia Europa sta rischiando di rimanere davvero tale, perdendo la storica occasione di diventare leader, come è stata finora soprattutto grazie all’impegno tedesco, di settori quali appunto l’efficienza energetica, le energie rinnovabili e le tecnologie ambientali. Per non parlare delle occasioni di leadership politico-economiche ad essi correlate.

Al vertice italo-francese di Roma del 24/02, infatti, Berlusconi e Sarkozy, con quindici ministri di entrambi i governi, hanno firmato una serie di accordi che riguardano diversi settori, come quello militare, quello dell’istruzione e quello dei trasporti, coi quali si conferma ad esempio un’altra dispendiosa scelta dalla dubbia utilità: quella del corridoio 5 e del TAV Torino-Lione.

Ma la notizia del giorno è data dall’accordo stretto tra l’italiana Enel e la francese Edf, che dovrebbe portare alla costruzione di quattro centrali nucleari in Italia. E’ stato un tappeto rosso quello che i francesi (gli stessi che si sono voluti escludere a suo tempo per salvare l’italianità di Alitalia) hanno steso alla rinascita del nucleare italiano, perché se avverrà lo farà soprattutto all’insegna della loro tecnologia Epr.

L’Italia in cambio si è impegnata per rafforzare la cooperazione a tutto campo, in particolare nei settori ricerca, costruzione, gestione delle scorie (dato che lo smaltimento non ne è possibile) e business congiunto anche in Paesi terzi. L’italianità non può proprio dormire sonni tranquilli, perché la tecnologia francese coprirà almeno il 50% dell’operazione, mentre il resto rimarrà contendibile, con un occhio di riguardo alla principale filiera tecnologica concorrente: l’Ap1000 dell’americana Westinghouse.

Stando agli impegni presi dal nostro Governo, la prima centrale nucleare dovrebbe entrare in funzione nel 2020. Un vero e proprio sogno ad occhi aperti, se si pensa che centrali di questo tipo richiedono dai quindici ai venti anni per essere costruite e avviate in paesi efficienti e puntuali. L’Italia dei cantieri infiniti difficilmente riuscirà a rispettare simili scadenze. E ciò significa che per almeno altri quindici o venti anni la situazione energetica del nostro paese non cambierà. Mentre gli sforzi saranno incentrati sui nuovi impianti nucleari, infatti, si sottrarrà tempo ed ingenti somme di denaro (ovviamente pubblico) allo sviluppo ed all’implementazione di altre forme ben più sensate di fornitura di energia.

 

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L’intraprendenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è pari solamente alla scelleratezza con cui è solito sottoscrivere con le altre nazioni accordi talmente sfavorevoli al nostro paese da risultare perfino imbarazzanti per coloro che ne beneficiano sfregandosi allegramente le mani.

Nel maggio del 2004 il Cavaliere diede prova del proprio genio firmando con il Presidente francese Chirac un accordo in merito alla suddivisione dei costi del TAV in Val di Susa, nell’ambito del quale l’Italia era disposta ad accollarsi il 50% del costo totale della tratta internazionale (di 72 km) pur risultando essa solamente per un terzo di competenza italiana. I francesi ringraziarono e portarono a casa il cadeaux.

Il 30 novembre 2005, costretto a trovare un barbatrucco che potesse permettere alla società Impregilo di defilarsi dal disastroso affare dei rifiuti in Campania, il genietto di Arcore varò nientemeno che un decreto legge che consentiva la risoluzione ope legis dei contratti con le società appaltatrici. Impregilo ringraziò e pochi mesi più tardi venne perfino premiata con l’appalto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.

Alla fine di agosto 2008 Berlusconi firmò il cosiddetto accordo fra Italia e Libia, nell’ambito del quale l’Italia si impegnava a versare 5 miliardi di dollari a Gheddafi, in cambio della promessa di un maggior controllo da parte del paese libico in merito alle imbarcazioni cariche di clandestini che regolarmente salpano alla volta delle coste italiane, e dopo la stipula dell’accordo hanno continuato a salpare in quantità superiore a quanto accaduto in precedenza. Gheddafi sta ancora sorridendo compiaciuto ed ottimista.

Nell’autunno dello scorso anno il Silvio “nazionale”, dopo avere fortemente osteggiato la vendita di Alitalia ai francesi caldeggiata dal governo Prodi, ha pensato bene di svenderla ad una cordata d’imprenditori italiani che si sono a loro volta premurati immediatamente di risvenderla ai francesi, ad un prezzo notevolmente più contenuto rispetto a quello che Air France era disposta a sborsare solo qualche mese prima. I quotidiani d’oltralpe sono parsi perfino imbarazzati quando si sono ritrovati a fare dell’ironia sulla vicenda.

Il 24 febbraio 2009, un Silvio Berlusconi impettito come non mai ha realizzato il suo vero capolavoro, firmando a Roma con il presidente francese Nicolas Sarkozy un accordo che prevede in collaborazione con la Francia la realizzazione sul suolo italiano di 4 centrali nucleari che utilizzeranno la tecnologia francese. Una vera manna per la Francia, unico paese al mondo a dipendere quasi totalmente (circa 80%) dal nucleare per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, ed ha necessità di esportare e capitalizzare i propri investimenti nell’atomo. Una vera iattura per l’Italia che dopo il referendum del 1987 era riuscita a liberarsi da una tecnologia pericolosa ed antieconomica che buona parte dei paesi nel mondo stanno abbandonando. Nonostante dopo più di 20 anni lo smantellamento delle vecchie centrali nucleari italiane sia stato completato solamente all’8% e il governo non abbia la benché minima idea di dove stipare la grande quantità di scorie nucleari prodotte nel breve arco di tempo durante il quale le centrali sono state in attività.