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Automi e idoli moderni

di centrostudifederici - 03/03/2006

Fonte: centrostudifederici.org



³Automa. E¹ l¹uomo moderno Š Il movimento del suo cervello è determinato da idee non sue, ma create e propagate dallo spirito della menzogna. L¹uomo le trova belle e fatte: e le riceve senza accorgersene, come l¹automobile non s¹accorge d¹esser messa in moto dall¹autista. Tutti, oggi, fanno e dicono in sostanza le medesime cose; la loro discordia è solo apparente. Sotto le diversità della maschera c¹è l¹uniformità del cadavere. Morti semoventi, schiavi meccanizzati, quanto più diventano automi, tanto più inneggiano alla libertà di cui non son più degni. Cristo potrebbe ancora farli vivi e liberi, ma non lo conoscono più; e sospettano neppure che l¹orologio della storia ha quasi finito la carica.² (Domenico Giuliotti, Dizionario dell¹omo salvatico, Vallecchi, Firenze 1923, pag. 279)

³ll Cristianesimo scompare, l¹idolatria ritorna. Ecco non una frase, ma un fatto. Idoli moderni più fraudolenti degli antichi, perché ripieni di lordure e fasciati con la stagnola dell¹ideale: la Libertà, l¹Umanità, la Democrazia Š Per essi si muore come cani; con essi si vive come porci². (Domenico Giuliotti, L¹ora di Barabba, Vallecchi, Firenze 1922, pag. 40)

DISCORSO PRONUNCIATO IL 1 MARZO 2006 DAL PREMIER ITALIANO SILVIO BERLUSCONI DAVANTI AL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI A WASHINGTON

L'Italia è unita al vostro paese da legami che risalgono a molti secoli fa. Molti cittadini americani hanno origini italiane. Molti di loro hanno contribuito con il proprio lavoro a fare grande l'America. E sono orgoglioso di vedere che così tanti italo-americani sono oggi membri del Congresso della più grande democrazia del mondo.
Per la mia generazione gli Stati Uniti rappresentano il faro della libertà e del progresso economico. E sarò sempre grato agli Stati Uniti di avere salvato il mio paese dal fascismo e dal nazismo a costo di tante vite americane. Inoltre sono grato agli Usa di aver difeso l'Europa dalla minaccia sovietica negli anni della guerra fredda. E sarò sempre grato agli Usa di avere aiutato il mio Paese a raggiungere la prosperità dopo la guerra. Grazie per il piano Marshall. E sarò sempre grato agli Usa per l'alto prezzo di vite umane che continuano a pagare per garantire la nostra sicurezza nella lotta contro il terrorismo in tutto il mondo.
E non mi stancherò mai di ripetere che quando vedo la vostra bandiera non vedo solo la bandiera di un grande paese, ma vedo soprattutto un simbolo universale di libertà e di democrazia.
Questi sentimenti hanno sempre ispirato i governi che ho guidato. Gli Usa hanno sempre potuto contare sull'Italia. Ne siamo profondamente orgogliosi. Sono 40 mila i soldati italiani impegnati in compiti esclusivamente di pace. In Afghanistan abbiamo il comando della missione Isaf e Nato. Nell'Iraq affianchiamo gli Usa nella difesa della libertà e della democrazia.
Prima degli attentati dell'11 settembre si pensava che nulla avrebbe minato la nostra tranquillità. Nel 2001 presiedevo il vertice del G8 di Genova che si concluse con una cena cordiale tra i leader del mondo. Mi spostai un po' indietro dal tavolo per godermi la scena dei capi di Stato che discutevano serenamente tra loro: la tragedia della guerra fredda e della seconda guerra mondiale erano lontane, erano dimenticate. Pensai in quel momento che il mondo era veramente cambiato. Come era in pace il mondo che consegnavamo ai nostri figli.
L'11 settembre ha segnato l'inizio di una guerra completamente diversa rispetto a quelle che hanno insanguinato i secoli passati. Non una guerra tra stati, non uno scontro tra civiltà. Perché l'Islam moderato è al fianco delle democrazie occidentali. Che oggi si trovano di fronte all'attacco di organizzazioni fanatiche che colpiscono persone inermi e minacciano i valori fondamentali su cui si fonda la nostra civiltà.
I governi democratici hanno un compito enorme: difendere i loro cittadini e garantire dalla paura. Questa è la nuova frontiera della libertà. Sono profondamente convinto che oltre al vostro impegno per salvaguardare questa frontiera serva l'alleanza di tutte le democrazie dei 5 continenti. Solo così riusciremo a liberare il mondo dal terrorismo internazionale e dalla paura dell'aggressione delle forze del male.
C'è una teoria pericolosa, quella del relativismo, che pensa che alcuni popoli non possano trarre vantaggio della democrazia. La storia insegna che invece la democrazia è contagiosa. E voi lo sapete bene perché il vostro Paese è il principale suscitatore di questo vento di libertà.
Le previsioni dell'Onu ci dicono che ci sarà l'aumento della popolazione, 2 miliardi di persone che nasceranno in Paesi che oggi sono esclusi dal benessere. Ci saranno 6 miliardi di persone che vivranno nella povertà e dall'altra parte 2 miliardi che vivranno nel benessere. Si svilupperà necessariamente una forte pressione migratoria. Per evitare che queste masse siano strumentalizzate dal fondamentalismo è necessario fare uscire queste popolazioni dalla miseria. E' nostro dovere ma anche nostro interesse. E questo è possibile solo diffondendo la democrazia, gli stati di diritto, il rispetto dei diritti umani e un'economia di libero mercato.
Solo con la democrazia si può garantire libertà e permettere ai popoli di mettere a frutto talenti ed energie e conquistare benessere. Dobbiamo impegnarci tutti insieme per diffondere la democrazia nel mondo. Ho sostenuto l'iniziativa del presidente Bush di istituire un fondo per la democrazia in seno alle Nazioni unite. Promuovere in tutti i Paesi la cultura dei diritti civili e delle libertà
Per condurre vittoriosamente questa missione è necessario che i legami tra Europa e Usa si mantengano forti e solidi. E proprio perché persuaso di questa esigenza mi sono impegnato in una decisa e continua azione diplomatica e politica presso i miei colleghi europei affinché l'Europa non indebolisse durante la vicenda irachena i propri legami con gli Stati Uniti d'America. L'identità dell'Europa non deve avvenire in contrapposizione dell'America. L'integrazione europea non deve essere una fortezza creata nell'illusione di conservare propria ricchezza e libertà.
Un'Europa slegata dagli Stati Uniti comprometterebbe la sicurezza del mondo intero. L'occidente è uno solo, non ci possono essere due occidenti: l'Europa ha bisogno dell'America e l'America ha bisogno dell'Europa. Questo è vero sul piano economico, sul piano militare. E sul piano militare è fondamentale sostenere e rinvigorire l'alleanza atlantica, che perpiù di mezzo secolo ci ha garantito la pace nella libertà.
Proprio per queste ragioni mi sono battuto affinché si desse vita al Consiglio Nato con la Russia, coinvolgendo la Russia nell'architettura del mondo libero. Sono orgoglioso di avere lavorato con il presidente Bush affinché questo avvenisse. E che questo abbia trovato consacrazione proprio in Italia allo storico vertice di Pratica di Mare nel 2002: quel giorno ha messo fine all'incubo durato più di mezzo secolo dell'annientamento reciproco tra due blocchi armati. La Nato deve restare lo strumento per garantire la nostra sicurezza: le nostre capacità di difesa europea devono essere complementari a quelle della Nato. Nato e Comunità Europea devono essere gli strumenti per garantire la sicurezza del mondo globalizzato.
Le Nazioni Unite dovranno ritrovare, attraverso un processo di riforma, il loro ruolo centrale per diventare più efficienti e per essere capaci di affrontare le sfide del nuovo Millennio
Permettetemi di concludere il mio intervento condividendo con voi una breve storia. Un giorno un padre accompagnò il figlio a un cimitero in cui riposavano soldati che attraversarono l'oceano per difendere la nostra libertà. Quel padre fece promettere a suo figlio di promettere riconoscimento eterno a quegli uomini e ai valori da essi rappresentati. Quel padre era mio padre, quel figlio ero io. E quella promessa non la dimenticherò mai.

BERLUSCONI: IL MONDO SIA UN'ALTRA AMERICA, UE NON SI SOTTRAGGA
New York - Tutto il mondo deve essere "un'altra grande straordinaria America", tutte le democrazie "devono capire che non possiamo approfittare della generosità americana". Silvio Berlusconi dagli stati Uniti sveglia l'Europa: "Ci sono alcuni miei colleghi europei che sono ciechi e sordi a questa responsabilità che abbiamo il dovere di assumere". Il presidente del Consiglio non si sottrae dall'indicare uno tra i Paesi in questione: "In occasione della crisi irachena, la Francia ha portato avanti una politica di distacco verso gli Stati Uniti, come nel '63 il generale De Gaulle che voleva creare un gruppo di Paesi che trattassero con l'Unione Sovietica ad di là dei rapporti con gli Stati Uniti". Berlusconi invita, quindi, tutti "a seguire l'America" nella difesa delle libertà. Come extrema ratio anche la guerra, che, osserva il presidente del Consiglio, "deve essere solo l'ultimo mezzo da usare quando un Paese non democratico dovesse preparare un'arma di distruzione di massa". Il premier parla di shoot necessario: la guerra "va usata solo in caso ci sia pericolo imminente", la guerra - insiste - "è legittima solo se esiste un concreto pericolo da parte di qualunque Paese con armi nucleari". Silvio Berlusconi conclude il suo viaggio americano (uno spot per il 9 aprile? "Se vale per la campagna elettorale meglio, ma è la bontà della nostra politica estera che conta") ritirando la medaglia della libertà, "una corazza per le prossime battaglie da dedicare ai soldati americani e italiani", e spiegando agli americani che in Italia "la grande maggioranza dei cittadini è convinta (della necessità) di assumersi la responsabilità di diffondere la democrazia. E, osserva il premier, lo abbiamo dimostrato".   Ora questa responsabilità, è il ragionamento del presidente del Consiglio, devono assumerla anche quei Paesi che finora non hanno combattuto questa battaglia enorme in difesa della libertà.
(AGI del 2 marzo 2006)    -

STANDING OVATIONŠ E PAGGI NEI BANCHI VUOTI
18 applausi, e ovazione per il premier. Però l¹Ansa informa che ³mentre le tribune del pubblico erano gremite in ogni posto, solo alcune decine di membri del Congresso erano presenti². E d¹incanto zac, ³diversi paggi in divisa blu² tappano i buchi.
(Da La Stampa del 2 marzo 2006)

IL RACCONTO AL TERMINE DELL'APPUNTAMENTO UFFICIALE AL CONGRESSO: IL MIO ZIO D'AMERICA MI MANDÒ PLAYBOY
NEW YORK - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha chiuso con uno scherzoso racconto il suo ultimo appuntamento ufficiale di Washington. Parlando alla delegazione italo-americana del Congresso, il Premier ha raccontato del suo amore di lunga data con gli Stati Uniti. «Mio zio d¹America mi mandò il mio primo calendario di Playboy. Andavo a scuola dai Salesiani e con i miei compagni ci giocavamo la merenda per poter passare dieci minuti da soli con il mese migliore«, ha detto Berlusconi con un grande sorriso. Ha tuttavia aggiunto «ma eravamo buoni cattolici».
(Da Il Corriere della Sera del 2 marzo 2006)