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Scontro sciiti-sunniti: cui prodest?

di Dahr Jamail* - 07/03/2006

Fonte: Nuovi Mondi Media

 


L’attacco alla Moschea d’Oro di Samarra ha scatenato una violenta ondata di odio settario, che la stampa occidentale ha tempestivamente riportato. Tuttavia, nello stesso momento, si sono moltiplicati gli atti di solidarietà tra sunniti e sciiti: di questo nulla si è saputo

La domanda più importante da porsi riguardo agli attacchi alla Moschea d’Oro di Samarra, avvenuta il 22 febbraio scorso, è: qui prodest? A chi conviene? Tuttavia, prima di rispondere, è meglio sottolineare il tempismo degli attacchi stessi. Le scorse settimane, infatti, sono state un completo disastro per le forze di occupazione occidentali.

In primo luogo la pessima pubblicità del video in cui i soldati inglesi picchiano e abusano di giovani iracheni ha provocato una reazione violenta nei confronti delle forze britanniche che ancora stazionano in Iraq. Da notare come Abdul Jabbar Waheed, il capo del consiglio provinciale di Misan, nel sud dell’Iraq, abbia annunciato di voler revocare alle forze britanniche l’immunità di cui hanno goduto, affinché i soldati colpevoli di quelle violenze possano essere giudicati da tribunali iracheni. L’ex proconsole americano Paul Bremer, quando era al comando del CPA (Autorità Provvisoria della Coalizione, NdT), aveva emesso un’ordinanza che garantiva a tutti i soldati e a tutti i fornitori dell’esercito occidentali l’immunità dalle leggi dell’Iraq: ora però la provincia ha deciso di ritirare l’ordine e i soldati inglesi potranno essere indagati e processati dal sistema giudiziario iracheno. Questo avvenimento è profondamente significativo. Se ciò si ripetesse in tutto l’Iraq si creerebbe una profonda spaccatura tra gli occupanti e i governi locali. Una spaccatura che il governo fantoccio di Baghdad non saprebbe come ricucire.

L’altro grande avvenimento che ha rafforzato lo spirito di solidarietà iracheno sono le ulteriori foto e video che testimoniano le atrocità ad Abu Ghraib, per mano delle forze di occupazione americane. L’offesa alla religione islamica e l’umiliazione di uomini iracheni, contenute in tali immagini, hanno indignato la nazione. In una recente conferenza stampa, il sopraccitato Waheed ha richiesto agli inglesi di poter far entrare i membri del comitato provinciale nel carcere locale, per controllare i detenuti; con ogni probabilità Waheed è allarmato per quelle che potrebbero essere le loro condizioni, soprattutto dopo aver visto le foto e i filmati di Abu Ghraib. Waheed ha anche avvertito il governo inglese che, se non accontenteranno le richieste del comitato, tutte le iniziative politiche, di sicurezza e di ricostruzione inglesi, saranno boicottate.

La provincia di Bassora ha già mosso i primi passi in questa direzione, così come quella di Kerbala. Per esempio, quando il governo fantoccio di Baghdad, seguendo gli ordini del Fondo Monetario Internazionale, aveva deciso di aumentare – diverse volte, nel solo mese di dicembre – il prezzo alla produzione del greggio iracheno, Bassora e Misan si sono rifiutate di farlo.

I tremendi attacchi che hanno distrutto gran parte della Moschea d’Oro hanno provocato un’ondata di odio settario – a sua volta causa degli attacchi a cinquanta moschee sunnite. Molte di esse a Baghdad sono state bruciate, bombardate e prese d’assalto. Tre imam sono stati uccisi, insieme a decine di altri, nel dilagare della violenza. E questo è quello che hanno mostrato i media occidentali.

Nel momento in cui questi terribili avvenimenti avevano inizio, contemporaneamente venivano accompagnati da atti di solidarietà tra sunniti e sciiti. Questo invece non è stato mai mostrato dai media occidentali. I sunniti sono stati i primi a dimostrare solidarietà agli sciiti a Samarra, e a condannare il bombardamento delle moschee. Dimostrazioni di solidarietà tra sunniti e sciiti sono apparse in tutto l’Iraq: a Bassora, a Diwaniyah, Nassriya, Kut e Salah-al-Din. Migliaia di sciiti hanno marciato gridando slogan anti-americani a Sadr City, i poveri sobborghi sciiti di Baghdad, in cui vive quasi metà della popolazione della capitale. Altro luogo, stesso momento, stesso spettacolo: nella principale città sciita, Kut, a sud di Baghdad, un corteo di migliaia di uomini urlava il suo odio contro l’America e Israele, bruciandone le bandiere. Baghdad ha ricevuto grandi dimostrazioni di solidarietà, dopo che i leader religiosi sciiti hanno invitato i fedeli a non attaccare le moschee sunnite. Gli attacchi sono cessati dopo questi annunci e dopo quelli di Sadr, di cui parlerò brevemente.

Il Grand Ayatollah Ali Al-Sistani, subito dopo l’attacco alla Moschea d’Oro, ha chiesto di “calmare gli animi e non attaccare nessuna moschea o luogo sacro sunnita”. Allo stesso modo le autorità religiose sunnite hanno chiesto una tregua e hanno invitato tutti a fermare chi volesse generare una guerra di religione. Sistani ha dichiarato: “Facciamo appello a tutti i credenti affinché esprimano la loro protesta... in modo pacifico. Il dolore e lo shock non devono condurli a compiere gesti che servirebbero al nemico, che ha agito per portare in Iraq un conflitto fra la popolazione”.

L’ayatollah Hussein Ismail al-Sadr ha messo in guardia riguardo all’emergenza di una guerra di questo tipo, e ha dichiarato che “sono i terroristi a voler infiammare gli animi degli iracheni” usando i bombardamenti. “Gli sciiti hanno strenuamente negato che i sunniti abbiano potuto fare un gesto simile”. Inoltre ha aggiunto: “È ovvio che non possono essere stati i sunniti; sono i terroristi i veri nemici dei sunniti e degli sciiti, musulmani o non musulmani. Sono i nemici di tutte le religioni; il terrorismo non ha una religione”. Ha chiesto poi che non venisse toccata nessuna moschea sunnita, dicendo: “Le moschee dei nostri fratelli sunniti devono essere protette e noi dobbiamo essere uniti contro il terrorismo e il sabotaggio.” Poi ha aggiunto: “Due nostri luoghi sacri sono collocati nella regione di Samarra, che è in prevalenza sunnita. Loro hanno protetto, utilizzato e fatto da guardiani alle moschee per anni; non sono loro ad averle preso di mira, ma i terroristi”.

Si è parlato anche di una possibile guerra civile: “Non penso che ci sarà un conflitto civile o religioso in Iraq; grazie a Dio i nostri referenti sunniti e sciiti stanno chiedendo di non rispondere agli atti terroristici e ai sabotaggi. Siamo consapevoli dei loro tentativi, come lo è la nostra gente. Sistani ha fatto molte dichiarazioni a proposito di questo, come abbiamo fatto tutti noi”.

L’altra principale autorità religiosa, Muqtada Al-Sadr, che ha già condotto due sollevamenti popolari contro gli invasori, ritiene che siano proprio questi, insieme ai takfir (quelli che chiamano infedeli gli altri musulmani) e ai baathisti, i veri responsabili degli attentati alla Moschea d’Oro a Samarra. Sadr, che ha sospeso la sua visita in Libano e ha cancellato l’incontro con il presidente, è tornato subito in Iraq per convocare il parlamento e votare la richiesta di immediata partenza delle truppe di occupazione. “Non sono stati i sunniti ad attaccare la tomba dell’Imam Al-Hadi, che Dio sia con lui, ma le forze di occupazione e i baathisti, che Dio li maledica. Non dobbiamo attaccare le moschee sunnite. Ho ordinato all’esercito di Al-Mahdi di proteggere i luoghi sacri sunniti e sciiti”.

L’ayatollah Ali Khamenei, “guida suprema” dell’Iran, ha chiesto agli sciiti iracheni di non cercare vendetta contro i musulmani sunniti, affermando che c’erano dei piani prestabiliti “per forzare gli sciiti ad attaccare le moschee e altri luoghi di culto sunniti. Qualunque cosa vada in questa direzione non può che aiutare i nemici dell’Islam ed è proibita dalla sharia. Inoltre ha accusato i servizi segreti americani e israeliani di aver organizzato gli attacchi alla moschea di Samarra.

Il primo ministro Tony Blair ha dichiarato che chi ha voluto l’attacco alla Moschea “aveva un solo motivo: creare un conflitto fra sunniti e sciiti per portare fuori strada il cammino della democrazia che sta nascendo in Iraq”. Ben detto, mister Blair, soprattutto se teniamo a mente che meno di un anno fa a Bassora, due soldati inglesi sotto copertura sono stati fermati dalle forze di sicurezza irachene, mentre viaggiavano in una macchina carica di bombe e detonatori a distanza. Imprigionati e accusati da Muqtada Al-Sadr, sono stati fatti uscire di prigione dall’esercito inglese prima che potessero essere processati.

 

*(da Truthout)


Fonte: http://www.truthout.org/docs_2006/022606B.shtml
Tradotto da Elena Cortellini per Nuovi Mondi Media