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Libano: tensione nella Beka'a

di Dagoberto Husayn Bellucci - 18/04/2009


Sale la tensione nel paese dei cedri: l'approssimarsi del voto del prossimo 7
giugno coincide con l'inasprirsi di vecchie e nuove polemiche e con segnali
inquietanti di una rinnovata violenza che potrebbe riportare il Libano sotto i
riflettori della scena politica regionale e internazionale.

A generare questa nuova ondata di violenze un'attacco compiuto lo scorso
lunedì 13 aprile da elementi ritenuti vicini alla mafia e agli ambienti del
narcotraffico della regione montuosa della Beka'a settentrionale, tradizionale
feudo elettorale del Partito di Dio sciita. L'azione, diretta contro una
pattuglia dell'esercito libanese, ha avuto luogo nella località di Rayak - una
ventina di chilometri a sud di Ba'albak, la principale città e capoluogo
regionale amministrata da anni da Hizb'Allah.
Quattro militari sono stati raggiunti da colpi di arma da fuoco e uccisi in
un agguato compiuto con armi automatiche e il lancio di un razzo modello Rpg
mentre un quinto militare ha riportato gravi ferite.

Fin dalle prime ore del lunedì dell'angelo è scattata la reazione dei
militari di Beirut che hanno condotto operazioni di rastrellamento,
perquisizioni domiciliari e arresti. Le operazioni dell'esercito sono state
condotte da unità mobili con pattuglie, blindati e con il supporto di numerosi
elicotteri che hanno sorvolato per giorni l'intera Beka'a nella zona compresa
tra Ba'albak e Hermel. Nel corso di uno di questi sopralluoghi l'esercito ha
ucciso a colpi di arma da fuoco un latitante secondo quanto ha riportato la
Securitè Generale di Ba'albak. 
Durante i raid l'esercito libanese ha sequestrato numerose quantità di armi,
sostanze stupefacenti, denaro di contrabbando scoperto diversi laboratori per
la lavorazione di droghe sintetiche e posto i sigilli a numerose autovetture
rubate.

In quarantott'ore l'esercito libanese ha arrestato oltre 70 persone ritenute
appartenenti a diverse organizzazioni della malavita locale suddivisa per clan
familiari che da decenni gestiscono indisturbate il traffico di eroina e di
droghe dirette verso l'Europa e si occupano in particolare della coltivazione
di appezzamenti di hashish.

Pare che l'attacco contro i militari libanesi fosse stato condotto come
rappresaglia per l'uccisione, a metà marzo, di un importante narcotrafficante
del clan Jaafar. Immediate le reazioni di tutto il mondo politico libanese:
istituzioni e partiti hanno condannato l'aggressione ai militari e dato pieno
sostegno all'iniziativa dell'esercito.
Il Capo dello Stato, Gen. Michel Souleiman, ha incontrato immediatamente il
capo dell'esercito, Gen. Jean Qahwaji , per esprimere solidarietà alle famiglie
delle vittime e discutere delle operazioni in corso assicurando che "il paese
intero è a lutto" e che "saranno risolutamente arrestati i colpevoli" di un
crimine "barbaro e atroce" diretto contro le forze armate e contro l'intera
nazione.

Cordoglio per le vittime e linea dura è stata auspicata anche dal presidente
dell'Assemblea parlamentare, avv. Nabih Berry, mentre per il premier Fouad
Siniora "è venuto il momento di ripulire la Beka'a da questo flagello
rappresentato da bande criminali che operano indisturbate".
Hizb'Allah ha dato pieno sostegno all'azione di rappresaglia dell'esercito e
assicurato la propria collaborazione dicendosi certo che i militari
riporteranno ordine nella zona.

In questi ultimi giorni il partito sciita si è trovato nel mirino di una
serie di calunnie arrivate dall'Egitto:chiaro segno dell'insofferenza di uno
dei principali alleati di Washington nel Vicino Oriente e dimostrazione di
ingenuità per il regime di Hosni Mubarak sempre più alle prese con una
difficile crisi economica interna.

Un botta e risposta che ha visto protagonisti da un lato alcuni responsabili
della diplomazia e dell'esecutivo egiziano e dall'altro i dirigenti di
Hizb'Allah. A dare fuoco alle polveri di una polemica sterile che,
probabilmente, durerà giusto lo spazio di qualche giorno sono state le
dichiarazioni di un alto funzionario del governo del Cairo che, al quotidiano
"Al Ahram" , ha affermato l'esistenza di un "Hizb'Allah Connection" nel quadro
di una serie di retate e arresti compiuti dalla polizia locale contro
"presunti" militanti islamici accusati di preparare attentati nella regione del
Sinai. Secondo quanto riportato dalla stampa libanese pare che questa
operazione sarebbe stata condotta dai reparti speciali della polizia e
dell'esercito egiziani con l'ausilio della supervisione e l'aiuto di esperti
del Mossad israeliano e della Cia americana.

"Hizb'Alllah e il suo leader Hassan Nasrallah pagheranno a caro prezzo i
complotti per organizzare attacchi terroristici tesi a indebolire la sovranità
nazionale egiziana" è quanto sostenuto da questo esponente dell'esecutivo
cairota. Nessun'altra indicazione se non quanto trapelato alle agenzie di
stampa internazionali secondo le quali il partito sciita libanese - impegnato
da qualche settimana in un'estenuante campagna elettorale che lo dovrebbe
portare a vincere le elezioni del prossimo 7 giugno - sarebbe stato prointo ad
azioni terroristiche contro obiettivi israeliani , in particolare contro
comitive di turisti, nel Sinai e contro infrastrutture e ditte straniere
operanti nel canale di Suez.

Il funzionario dell'esecutivo di Mubarak, che ha mantenuto l'anonimato, ha
sostenuto inoltre che l'obiettivo di Hizb'Allah sarebbe stato quello di colpire
due dei principali settori dell'economia nazionale: il turismo e il traffico
navale e minacciosamente ha aggiunto che "l'Egitto dispone di tutti i mezzi
necessari per punire i responsabili" anche se ciò "non significa
necessariamente un attacco alle basi o alle strutture della milizia sciita
libanese".

Immediata la replica dei dirigenti del partito sciita e quella del ministro
degli esteri iraniano , dr. Manoucher Mottaki, che ha difeso Hizb'Allah. L'Iran
, sovente chiamato in causa anche recentemente dai vertici egiziani, è stato
accusato di perseguire una politica di "iranizzazione" del Vicino Oriente ed
accusato di voler destabilizzare i regimi arabi moderati. "Menzogne" secondo
Mottaki che a Teheran, durante una conferenza stampa congiunta tenuta con il
suo omologo dell'Oman - Youssef Bin Al Alawi - ha rispedito al mittente le
accuse di destabilizzazione sostenendo che "esistono forze al di fuori della
regione mediorientale che stanno cercando di disturbare le prossime elezioni
libanesi".

Secondo il capo della diplomazia di Teheran , come ha riferito l'agenzia
iraniana Irna,  si starebbe cercando di "attuare un piano , un complotto,
contro Hizb'Allah e il suo coraggioso leader" per evitare "che il partito
sciita e l'opposizione escano vincenti dalle prossime legislative". Secondo
Mottaki è l'America che ha delegato l'Egitto ed altri paesi a schierarsi contro
Hizb'Allah anche se "queste provocazioni non otterranno alcun risultato nè
riusciranno in alcun modo a intromettersi sulla regolarità del voto libanese".
Mottaki inoltre ha aggiunto che dietro ad ogni complotto contro l'indipendenza
e la libertà del popolo libanese c'è la mano d'"Israele" e ha assicurato che
"il regime sionista ed i suoi alleati non otterranno alcun vantaggio nè
raggiungeranno i loro scopi" ma , anzi, l'entità sionista "andrà incontro ad
una pesante sconfitta militare" qualora intendesse tornare a colpire il paese
dei cedri.

Da Beirut si è invece alzata la voce del numero due del partito sciita,
sheick Naim Qassem, il quale ha dichiarato alla televisione "al Manar" che le
accuse rivolte dall'Egitto sono una "fabbricazione gratuita" che costituisce un
chiaro atto di "ostilità" ed una "vendetta" contro il movimento libanese e le
forze dell'Opposizione Nazionale.
Secondo il vice-segretario nazionale di Hizb'Allah infatti "è chiaro a tutto
il mondo arabo e a chi vuole e sa intendere che le accuse rivolte contro di noi
sono solo "una montatura" senza che vi siano "prove" nè altro. "Ilazioni di un
regime che ha paura e non riesce ad uscire dai suoi problemi politici, sociali
ed economici interni" ha aggiunto sheick Qassem ed una "mistifazione che si
ritorcerà contro il regime di Mubarak". Secondo il numero due di Hizb'Allah
queste accuse provano "quanta sia la paura in determinati ambienti collegati
all'America e amici del regime sionista" circa l'ipotesi di vittoria elettorale
del partito sciita libanese assicurando che i dirigenti erano comunque pronti
"a colpi bassi e manovre complottistiche" avversarie per impedire il libero
svolgimento delle elezioni libanesi.
"Abbiamo un solo nemico giurato chiamato Israele - ha aggiunto Sheick Qassem
- e per quanto ci riguarda l'Egitto non è un nemico" sostenendo che queste
accuse - in piena campagna elettorale - sarebbero una "vendetta" per la
posizione assunta da Hizb'Allah su Gaza e per la richiesta del partito
all'Egitto per la riapertura del valico di Rafah che divide la striscia di Gaza
dal Sinai, valico che rimane saldamente sigillato dal gennaio scorso e che
rimarca la distanza e l'ostilità dell'esecutivo Mubarak rispetto al movimento
islamico di Hamas al potere a Gaza.
Nella giornata di venerdì 17 aprile tornando a parlare delle prossime
consultazioni elettorali lo stesso numero due del partito scita ha espresso la
sua ferma convinzione che l'opposizione nazionale vincerà le elezioni con la
conquista di un numero compreso tra i 67 e i 70 seggi (sui 128 dell'Assemblea
Nazionale) e che la campagna egiziana non avrà alcun effetto sull'esito del
voto. Hizb'Allah ha inoltre sottolineato di aver apprezzato particolarmente le
dichiarazioni concilianti del leader druso Waleed Joumblatt - capo del partito
socialprogressista e tra i principali esponenti del fronte filo-occidentale del
14 marzo  - che , evidentemente avvertendo i mutamenti e la nuova aria che tira
nell'elettorato libanese, ha parlato recentemente della necessità di una
stretta collaborazione tra l'area meridionale della capitale Beirut, Dahiyeh =
la periferia, roccaforte del movimento sciita e lo Chuf druso , nella zona
montagnosa dove il PSP ha il suo bacino elettorale di riferimento insidiato dai
due partiti drusi , la Corrente Patriottica Nazionale di Whiam Wahab e il
Partito Democratico del principe Talal Irslan, filo-siriani alleati di
Hizb'Allah.
Wahab dal canto suo ha sostenuto che queste dichiarazioni di Joumblatt
rappresenterebbero una sorta di "canto del cigno, anzi del brutto anatroccolo"
dell'esponente socialista mentre Najah Wakhim, esponente cristiano ortodosso ed
ex deputato nonchè leader di Haraqat Sha'ab (Movimento del Popolo) alleato di
Hizb'Allah, ha posto in rilievo - durante un'intervista rilasciata alla tv "al
Manar" le "incongruenze della politica estera americana" che cerca inutilmente
di rimediare agli errori della precedente amministrazione Bush seguendone la
scia.
Tra botta e risposta polemici irano-egiziani, accuse di ordire complotti e
attentati rivolti dal Cairo al partito sciita libanese e nuova tensione interna
il Libano sempre più in fermento si avvia , a cinquanta giorni circa dal voto
del 7 giugno prossimo, verso una difficilissima e tesa campagna elettorale che
non risparmierà sicuramente nuove polemiche e altre violenze.

*Direttore Responsabile Agenzia di Stampa "Islam Italia"

da Nabathiyeh (Libano Meridionale)