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L’Unione Europea non rispetta l’ambiente

di Giovanni Lanza - 12/03/2006

Fonte: Rinascita

 



 

Che il rapporto tra progresso tecnologico, dominio dello spazio ed ambiente sia molto spesso inconciliabile è un dato di fatto che, nel nostro secolo, è diventato sempre più evidente. Il WWF che segue gli studi dei più importanti centri di ricerca riguardanti il clima e la natura, si propone come il difensore delle specie animali e della flora messa in pericolo dai cambiamenti apportati dalla società. In un rapporto pubblicato di recente, Il WWF avverte del pericolo del cambiamento del clima in Europa. Il nostro continente dovrebbe essere il continente delle stagioni che si alternano, con un clima notoriamente mite; il realtà negli ultimi anni il clima europeo sta assomigliando sempre più al Sud-Est asiatico. Venti forti e tempeste rendono l’inverno europeo più difficile da superare, soprattutto per gli agricoltori. Infatti è stato calcolato che, alla fine del secolo, questo aumento di velocità dei venti costerà ai Paesi più colpiti (Francia, GB, Olanda) più danni e probabili tragedie. In Gran Bretagna entro la fine del secolo si registrerebbero il 25% delle tempeste in più con un aumento della velocità massima dei venti di circa 8-16%. Tra il 1987 al 1998 le tempeste che ci sono state al di là della Manica hanno causato danni compresi tra i 200 milioni ai 2 miliardi di Euro ciascuna. In Olanda la velocità dei venti potrebbe aumentare fino al 15% e, come gli scienziati sostengono, già un aumento del 6% porterebbe dei danni calcolabili in 100 milioni di Euro. In Francia i giorni di vento fortissimo aumenteranno del 25-50%. Da che cosa è scaturito tutto ciò? Dall’effetto serra dovuto dall’emissioni di Co2; secondo gli esperti bisogna diminuire tali emissioni almeno del 50% poiché tali fenomeni non sono altro che una prova del cambiamento climatico e, anche se può sembrare contraddittorio, di un inverno che va svanendo. Se l’inverno è più rigido e va verso la scomparsa, l’estate europea diventa sempre più torrida e piovosa allo stesso tempo, con conseguenze cha vanno dalle frane alle alluvioni, dagli incendi ai decessi degli anziani. In parole povere l’inquinamento globale da gas serra tende ad estremizzare gli eventi atmosferici, se rispetto all’epoca pre-industriale avremo una temperatura media superiore di due gradi gli scenari possibili sarebbero veramente preoccupanti. Che cosa fanno i governi dei singoli Paesi? Non c’è una posizione comune tra i Paesi dell’Unione europea, ognuno dei quali affronta il problema a modo suo o non lo affronta per niente. Ma l’Unione Europea ha deciso di formare una task force per affrontare questo problema. Di essa farà parte anche il direttore generale del WWF internazionale James Leape; verranno affrontati tutti i casi d’inquinamento e si lavorerà sui temi di energia, industria ed ambiente. Quali sono i settori principalmente responsabili? Nel rapporto del WWF, con dati riguardanti i singoli Stati, viene indicato il settore dei trasporti e quello energetico. Dal solo settore energetico mondiale dipende circa il 37% dell’emissione di CO2 prodotto dall’uomo, dovute principalmente dai combustibili fossili, a cominciare dal carbone. Per chi è mai stato a Cracovia (in Polonia) durante l’inverno, non può non aver fatto caso all’aria pesante di colore giallastro che circonda la città. I polacchi, avendo delle riserve di carbone eccezionali, preferiscono ancora mantenersi con esse dato che sono molto più economiche delle altre fonti energetiche. Ma ovviamente l’aria che si respira nelle grandi città industriali polacche ha livelli d’inquinamento molto più elevati rispetto agli standard consigliati dagli scienziati UE.
Ma le politiche dell’Unione Europea, come spesso quelle dei singoli Stati, sono spesso contrastanti e divergenti. Per esempio se da una parte l’Unione Europea finanzia corsi volti alla formazione ed all’inserimento nel mondo del lavoro in loco dall’altra favorisce la mobilità del lavoratori e delle imprese. Se da una parte vuole arginare il fenomeno dell’inquinamento e difendere la fauna terrestre dall’altra le sue grandi opere ne mettono in pericolo la stessa esistenza. Per esempio lo stesso WWF, proprio in questi giorni, avverte che le strade, dighe ed altre opere finanziate dall’UE, stanno distruggendo l’habitat naturale della lince iberica, animale in via d’estinzione. Anche se l’Unione Europea si impegna ad arginare il fenomeno della riduzione della biodiversità entro il 2010 vengono stanziati ingenti somme per opere che, in più casi, sono utilizzati per progetti che vengono riconosciuti dall’Unione Europea stessa come una minaccia per l’ambiente e sono in conflitto con la legislazione ambientale europea. Secondo il WWF nel continente rischiano l’estinzione il 42% dei mammiferi, il 15% degli uccelli, il 45% delle farfalle, il 30% degli anfibi, il 45% dei rettili ed il 52% dei pesci d’acqua dolce. Il WWF spesso è impotente rispetto alle decisioni di governo, i suoi seguaci a volte nelle contestazioni mettono a rischio la propria stessa vita. Dall’altro canto però, i governi rimproverano alle associazioni ambientaliste di non proporre dei programmi alternativi validi.
Giovanni Lanza