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Iraq, Bassora sei anni dopo

di Martin Chulov - 30/04/2009



Il dr. Ryad Amer ha lavorato per tutta la vita nella sanità di Bassora, in ospedali da campo da Prima guerra mondiale e reparti di Dickensiana memoria considerati tra i peggiori in Iraq.

Quando arrivarono gli inglesi, sei anni fa, molti professionisti della sanità avevano accolto positivamente l'invasione, dice, pensando che oltre alle truppe e ai carri armati sarebbero arrivate risorse e competenze che la gente del posto non aveva, e non avrebbe mai avuto con Saddam al potere. "Dal 1980 al 2003 la situazione è stata pessima qui", dice "Un abbandono totale".
 
Ora, con il ritiro degli inglesi dall'Iraq imminente, Amer, nominato l'anno scorso direttore dell'ufficio sanitario regionale di Bassora, sostiene che ci sono stati molti progressi. "Adesso almeno abbiamo l'essenziale, le basi", dice. "Non è sufficiente per i nostri bisogni, ma siamo in una situazione molto migliore rispetto a prima".
 
Secondo le sue stime, l'80% degli edifici e costruzioni principali di cui si parlava nel 2003 adesso è stato completato, e il resto - come l'ospedale pediatrico da 150 letti "Laura Bush", costruito con soldi americani e intitolato alla ex first lady - dovrebbe essere completato entro fine anno.

"Ora abbiamo 12 ospedali al centro della città, sei nei distretti, e un ospedale pediatrico, assieme a un'altra clinica chirurgica specializzata di cui stanno parlando i kuwaitiani", dice. Ci sono anche 20 nuovi centri sanitari e un reparto specializzato in cardiologia.
 
Ma presto ci sarà un ulteriore test: mantenere lo slancio e sviluppare le competenze e pratiche del personale, che, a detta di Amer, sono ridotte al minimo dopo oltre cinque anni di caos. "Questa è la nostra più grande preoccupazione. La qualità della nostra assistenza sanitaria è bassa, specialmente a livello di personale paramedico e di primo soccorso. Per esempio, adesso abbiamo 150 ambulanze, ma ne possiamo utilizzare solo una su 10 per mancanza di personale competente. I progressi fatti potrebbero andare persi molto velocemente".
 
Allo stesso modo potrebbero andare persi altri miglioramenti in alcuni settori essenziali, molti dei quali - come l'elettricità, la pubblica amministrazione, lo sviluppo, e il turismo - hanno mostrato miglioramenti graduali nel migliore di casi.

I soldati britannici in partenza sostengono di aver avuto un ruolo di primo piano nel creare la sicurezza: la base necessaria per rimettere in piedi tutti gli altri settori. La fragile stabilità garantita dalla maggior sicurezza è stata benvenuta da tutti gli abitanti di Bassora, e in effetti molti di loro ne sono stati sorpresi, tornando in gran numero assieme alle loro famiglie nei caffè lungo il fiume Shatt al-Arab e nelle vaste zone verdi nelle vicinanze. L'ufficio del turismo di Bassora ha rivelato che persino sei negozi che vendono alcol sono stati aperti. Vendere alcol, 12 mesi fa, era sufficiente a garantire a chiunque  un'esecuzione sommaria da parte delle milizie che controllavano la città.
 
Nonostante ciò, oltre un anno dopo la fuga dei capi dell'Esercito del Mahdi, la sicurezza non è ancora vista come qualcosa di acquisito.
 
"Direi che la vita è normale più o meno al 90% a Bassora al momento", dice Jawed Latif, 39 anni, proprietario di un supermercato nel quartiere al-Ashar. "Le milizie sono state per lo più sconfitte. Diciamo che oggi si sta meglio di ieri, e domani si starà ancora meglio. Se Dio vuole, sarà così.
 
" La stabilità sta aiutando la gente a trovare lavoro e lavorare, e oggi i miei figli possono andare a scuola senza timori, nonostante le bombe occasionali, come l'esplosione ai bordi della strada di ieri. Prima della 'Carica dei cavalieri' [l'operazione militare del governo iracheno che ha ripulito la città], proibivo ai miei figli di frequentare la scuola. Ora possono andare - anche se li tengo sempre d'occhio".
 
La polizia irachena, un tempo pesantemente infiltrata dalle milizie, ha assunto, negli ultimi 12 mesi, il ruolo di nuovo custode della città, e i suoi agenti stanno riguadagnando la fiducia di una popolazione che prima aveva ottime ragioni per temerli.
 
"Era terribile qui - le milizie hanno ucciso molti innocenti, uomini e donne", dice Ahmed Salem, impiegato in un albergo. "Le donne venivano spesso uccise solo in base a dicerie su un loro presunto cattivo comportamento, senza assolutamente nessuna prova. Ci sono state farmaciste, dottoresse, e insegnanti uccise perché non portavano l'hijab. I miliziani non sono scomparsi del tutto, ma circa metà di loro è andata via, mentre l'altra metà se ne sta buona, visto che le forze irachene ora sono molto più forti".
 
I membri dell'Esercito del Mahdi - alcuni ideologicamente convinti, altri opportunisti che approfittavano del vuoto nella sicurezza per fare estorsioni e uccidere per soldi - stanno ritornando in città in sempre maggior numero. Alcuni sono stati rilasciati dalle autorità irachene, altri sono stati liberati dal sistema carcerario gestito dagli americani, che sta rilasciando 1.500 detenuti ogni mese, e chiuderà le due prigioni che gestisce entro la fine dell'anno.
 
Fino ad ora, il ritorno di sospetti miliziani nella società non ha comportato un aumento della violenza. "Sappiamo dove sono e chi sono", dice il colonnello Jawwad, capo della polizia del distretto di Bassora. "Per ora hanno seguito le logiche della forza,  ma sanno che ora la forza l'abbiamo noi".
 
Durante il regno delle milizie, i servizi essenziali di Bassora, che già erano sporadici, subirono un ulteriore degrado, spesso per mano degli stessi miliziani che sembravano impegnati a riportare la società al punto zero. Le forniture di elettricità già scarse venivano prese di mira di frequente, e finora il danno non è stato riparato.
 
"L'approvvigionamento elettrico consiste in media in tre-quattro ore di corrente al giorno, spesso con interruzioni", dice Hashin Lu'abi, portavoce della commissione elettrica di Bassora. "Ma le interruzioni si intensificheranno con l'estate, a causa del maggior fabbisogno dovuto agli impianti di condizionamento, ai ventilatori, e altri apparecchi elettrici."

La rete di distribuzione elettrica di Bassora è connessa alla rete di generatori a Baghdad, che dà elettricità a tutto il Paese. Ma la rete di Bassora è talmente obsoleta che avrebbe difficoltà a gestire ulteriore energia proveniente da Baghdad, dice Lu'abi. "Tutte le reti sono saturate. Furono costruite negli anni '70 ed '80, e anche un tentativo di aggiornarle non sarebbe di grande aiuto. Bisogna ricominciare da capo".
 
I costi e i tempi necessari per ricostruire da zero la rete hanno tenuto lontani gli investitori stranieri, e l'aiuto da parte dell'esercito britannico e delle agenzie governative è stato limitato.
 
"Il loro contributo è aumentato dopo la 'Carica dei Cavalieri '", dice Lu'abi "Non hanno offerto progetti strategici, ma hanno creato piccoli progetti che offrivano lavoro, e riparato alcune piccole stazioni elettriche [molte delle quali erano state danneggiate durante i combattimenti].
 
"Sul lato negativo, [le forze della coalizione] hanno speso centinaia di milioni nella creazione di [Camp] Bucca [una prigione], mentre tre milioni e mezzo di abitanti di Bassora sono per la maggior parte senza elettricità. L'elettricità è la base fondamentale per la ricostruzione di questa società. Praticamente ogni industria e fonte di impiego dipende dall'elettricità, e senza di essa la gente non può avere lavoro".
 
Né hanno i mezzi per far funzionare le tonnellate di pesanti macchinari necessari per la pulizia della rete estesa di canali e corsi d'acqua che copre Bassora, al momento sono intasati di rifiuti - l'eredità putrida e tossica di generazioni di abbandono. Milioni di bottiglie di plastica galleggiano a fianco di macchine affondate e all'occasionale torretta di carro armato lasciato lì ad arrugginire dai tempi della prima guerra del Golfo, 18 anni fa. Il comune non ha iniziato ad affrontare i rischi sanitari che derivano dalle paludi fetide rossoverdi di liquami e scarti industriali che giacciono a fianco di zone ripulite e utilizzate, al momento, come campi da calcio.
 
In periferia, migliaia di carcasse di auto abbandonate giacciono una sopra l'altra, conferendo al paesaggio piatto e brullo che circonda Bassora un'aria desolata degna di un film di Mad Max. "Ripulire l'immondizia in giro per la città è la priorità numero uno dei cittadini", dice Jamal Kalaph, direttore del consiglio di Bassora. "Ma non abbiamo i macchinari necessari per farlo".
 
A una cerimonia del cambio della guardia tra ufficiali britannici e americani alla base di Bassora un po’ di tempo fa, questo mese, il comandante Usa in Iraq, generale Ray Odierno, ha detto che solo un abitante di Bassora su quattro ha accesso all’acqua corrente, e che uno su dieci ha accesso alla rete fognaria.

"Probabilmente approssimava per eccesso", dice Kalaph. "Non c’è nessuna infrastruttura qui, e nessuno sforzo fatto negli ultimi sei anni è riuscito a rimediare a questo problema."

Ahmed Hassan, direttore di una delle rare compagnie che affitta macchinari industriali, dice che gran parte dei suoi contratti vengono dal consiglio. Hassan è ciò di più simile a un imprenditore di successo si possa trovare al momento a Bassora, ma il numero ridotto di veicoli per lo spurgo a sua disposizione non riesce ad avere che un impatto marginale su un problema la cui risoluzione, secondo le stime del consiglio di Bassora, costerà parecchi miliardi di dollari, e sino a dieci anni di sforzi.

“Prendo tra i 100 ed i 300 dollari al giorno per l’affitto di un veicolo", dice. "Ma anche nella mia attività, devo vedermela con intermediari che si prendono una parte dei soldi stanziati dal comune. I favoritismi e la corruzione bribes sono un grande problema".

Nelle immediate vicinanze di Bassora, a nord e a sud, vi sono parecchi enormi giacimenti petroliferi, considerati la futura linfa vitale per la città. Ma anche l’unica risorsa tangibile è meno sicura quest’anno, a causa del crollo del prezzo del petrolio sul mercato internazionale, un crollo che ha portato il governo di Baghdad a rivedere drasticamente le entrate previste e i budget per ognuna delle 18 province del Paese. Il crollo delle entrare minaccia inoltre di ripercuotersi sui livelli di disoccupazione, che erano scesi al 17% in gennaio, dal 35% di metà 2005. La percentuale sarebbe dovuta scendere ulteriormente a causa di nuovi posti di lavoro promessi nelle forze di polizia, nella distribuzione dell’acqua, nei lavori fognari e di pulizia. Tuttavia, secondo le previsioni, la crescita dei posti di lavoro dovrebbe arrestarsi, se non invertire il trend positivo.

Il crollo delle entrate petrolifere e le sue conseguenze sui budget regionali sono visti dai diplomatici occidentali presenti a Baghdad come qualcosa di più che semplici problemi politici. Le loro preoccupazioni sono altre: che i fragili progressi fatti nel campo della sicurezza nell’ultimo anno possano facilmente essere spazzati via se i tagli ai budget vorranno dire che i servizi promessi da tanto tempo non si materializzeranno.

"Si trovano in una posizione molto infelice", dice un alto funzionario britannico. "Appena la situazione si era messa nel verso giusto a livello di sicurezza, si trovano di fronte una crisi di bilancio che non aiuterà nell’impresa di continuare a placare le regioni".

Ali al-Dabbagh, portavoce del governo iracheno, riconosce la crisi. "Questa è una delle sfide che abbiamo di fronte, non nel 2009, ma nel 2010", dice nel suo ufficio nella zona internazionale fortificata di Baghdad. "In generale, l’Iraq ha un buon potenziale, che può essere raggiunto attraverso prestiti, investimenti privati, o qualsiasi altra misura. Ma nessuno può negare le sfide che abbiamo di fronte.

"Non neghiamo che fornire servizi e creare posti di lavoro migliorerà il clima politico. Personalmente penso che il settore privato potrebbe giocare un ruolo importante per compensare i tagli al bilancio. Potrebbe creare posti di lavoro che bilancerebbero gli effetti negativi del crollo delle entrate".

"Quest’anno riceveremo solo 150 milioni di dollari all’incirca da Baghdad", dice il governatore uscente di Bassora, Mohammed al-Waeli. "E’ meno di un quarto di quanto avevo chiesto, e potrebbe diminuire ulteriormente". Pensa che debbano subentrare gli investimenti stranieri, cosa che è stata resa possibile grazie ai miglioramenti sul fronte sicurezza. "Dobbiamo costruire strutture potenti che possano mantenersi negli anni a venire. Le truppe britanniche hanno fornito alcuni programmi di aiuto qui, ma avrebbero potuto fare di più, molto di più. La loro presenza è stata resa problematica dalla forza delle milizie, e per molto tempo non hanno lasciato la loro base".

Latif, il commerciante di Bassora, i soldati britannici non li ha visti molto quando erano qui, ma dice di essere soddisfatto dei risultati ottenuti dalla loro presenza. "Anche nel periodo peggiore, pensavo comunque che la situazione fosse migliore rispetto ai tempi del regime di Saddam, quando i ba’athisti mi accusarono di essere un fuorilegge, e tentarono di uccidermi durante la rivolta sciita del 1991".

"Gli inglesi non hanno offerto molto agli iracheni, non è stato come ci aspettavamo. Ma ci hanno dato la democrazia e una situazione più sicura.

"Questa potrebbe essere una città del futuro. E’ la porta d’accesso dell’Iraq al Golfo, e abbiamo enormi risorse: gas, petrolio, acqua, e palme. Un giorno potremmo realizzare tutto il nostro potenziale".

guardian.co.uk, 15 aprile 2009
(Traduzione di Tommaso Giordani per Osservatorio Iraq)