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Ultime notizie dal mondo

di redazionale - 06/05/2009

a) Crisi finanziaria. Se ne parla molto di meno, ma i suoi effetti nel mondo reale sono galoppanti. Una scarrellata di notiziole da Giappone (22), Stati Uniti (26, 27, 28, 29, 30), Gran Bretagna (23), Germania (25), Unione Europea (21, 28, 30).

b) Influenza suina. Panico globale costruito ad arte? Un punto di vista da considerare a USA (28).

c) L'Italia nella scacchiera dell'amministrazione Obama attraverso le basi USA/NATO. Il caso "Dal Molin" di Vicenza (16). Sugli OGM, il ministro delle politiche agricole Zaia si smarca dalle posizioni del governo Berlusconi. Intanto il debito cresce, con buona pace degli effetti magnifici e progressivi dell'euro (15, 21).

 

d) Somalia. Sandokan somali alla riscossa. Le ragioni dei "pirati" (16, 27).

 

Sparse ma significative:

 

·    USA. Con l'amministrazione Obama, la guerra cambia nome (15) e sulla pianificazione del sistema di torture arriva pure l'ufficialità (18). Stiglitz, intanto, spiega perché il piano della Casa Bianca, per restituire stabilità al sistema bancario statunitense, non funzionerà (16). Un'occhiata all'Iraq e al bluff del ritiro (25, 28). Una chicca, infine, sull'11 settembre, dalla rivista scientifica elettronica "The Open Chemical Physics Journal" (USA 16).

 

·    Cina. Pechino si rilancia nello spazio (15). Per Chavez è il nuovo centro geopolitico mondiale (16) che intanto punta a creare un nuovo sistema finanziario globale cinocentrico (30).

·    Israele. La guerra d'Israele è anche blu (21). Operazione "Piombo fuso" a Gaza: massacrati a norma di legge (23). E a scanso di rischi Tel Aviv chiude all'inchiesta delle Nazioni Unite (17). Aperture dalla Gran Bretagna ad Hamas (17, 23), mentre il nuovo premier Benjamin Netanyahu vuole dai palestinesi il riconoscimento d'Israele come Stato confessionale. Se Tel Aviv e Washington sono in congiunturale disaccordo sulla politica da adottare verso Teheran (27), sul Pakistan la sintonia è assoluta: parla il ministro degli esteri di Tel Aviv, Lieberman, con intenti geopolitici più ampi (22). 

 

 

Tra l’altro:

 

Iran (20 aprile) e, correlato, Vaticano (21 aprile).

Germania (20, 28 aprile).

Russia / USA/ Georgia (21 aprile).

Turchia / Kurdistan (19, 22 aprile).

Turchia / USA (19 aprile).

Francia (23 aprile).

Cecenia (23 aprile).

Venezuela (18 aprile).

Afghanistan (23, 25 aprile).

Pakistan (18, 24 aprile)

Senegal (16 aprile).

 

 

  • Italia. 15 aprile. Debito record a 1.708 miliardi di euro. È quanto si legge nel Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia dedicato alla Finanza pubblica. Le entrate tributarie nel primo bimestre del 2009 sono diminuite, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 7.2%, passando da 59.173 miliardi di euro a 54.892 miliardi. Gli incassi nel solo mese di febbraio, segnala Palazzo Koch, sono risultati pari a 25.217 miliardi, con una riduzione del 9.62% rispetto ai 27.902 miliardi toccati nello stesso mese dell’anno scorso. Il debito pubblico italiano, calcolato in valore assoluto, a febbraio è salito dunque per il secondo mese consecutivo e ha superato il livello record di 1.699,171 miliardi di euro toccato a gennaio 2009

 

  • Cina. 15 aprile. Pechino sta costituendo un’alternativa al sistema statunitense GPS. È stato lanciato in orbita un satellite cinese per la realizzazione di una rete alternativa al sistema per il posizionamento globale (“Global positioning system” o Gps), basato sui satelliti statunitensi. Molti si chiedono se le finalità, oltre che commerciali e politiche, siano anche di natura militare. La Cina vuole creare il sistema di controllo dallo spazio "Beidou". Non è chiaro quanto la Cina sia avanti nel progetto: gli USA dicono che Pechino ha già lanciato almeno 5 satelliti, ma l’agenzia di stampa cinese Xinhua afferma che quello di oggi è solo il secondo e che il suo attuale sistema di controllo copre solo la Cina e le regioni adiacenti. Il primo satellite è stato lanciato circa due anni fa e fonti ufficiali dicono che per completare la rete saranno messi in orbita più di 30 satelliti entro il 2015, di cui 10 entro il 2010.

 

  • Cina. 15 aprile. Pechino ha investito pure nel sistema di navigazione satellitare Galileo dell’Unione europea (oltre 200 milioni di euro nel 2003) e sta trattando la partecipazione al sistema russo Glonass. Andrei Chang, editore capo della canadese Kanwa Defence Review, ha commentato che questo sistema darà alla Cina anche «notizie più sicure sulla navigazione e la posizione delle forze militari. Ne beneficerà l'esercito cinese, soprattutto le sue armi guidate di precisione». Fonti ufficiali cinesi rifiutano questa interpretazione e ripetono che la rete di controllo vuole solo affrancare la Cina dalla dipendenza di sistemi esteri e ha esclusive finalità economiche, per telecomunicazioni e per la sua sicurezza. Molti Paesi, tra cui la Cina, hanno invece accusato gli USA di utilizzare a propri fini il sistema Gps, fornendo notizie non corrette, secondo i voleri di Washington. Varie fonti dicono che il sistema Gps è stato disabilitato durante i conflitti in Afghanistan e Iraq

 

  • USA. 15 aprile. La guerra cambia nome. Lo ha sancito la nuova amministrazione Obama: non più «guerra globale al terrorismo», ma «operazioni di emergenza oltremare» (Overseas contingency operation). In tal modo non si evoca la parola "guerra" e non si specifica l’esistenza di un nemico ("i terroristi"). La decisione è stata trasmessa via posta elettronica ai vertici politici e militari, a firma del responsabile dell'Ufficio per la revisione della sicurezza, Dave Riedel. I mutamenti nel modo di comunicare la guerra degli Stati Uniti erano iniziati subito dopo l’insediamento di Obama con la rimozione di tutti i master messages elaborati dopo l’11 settembre 2001 a cominciare dalle definizioni di “islamista” e “islamico” in riferimento agli insorti in Iraq e Afghanistan e alle cellule "terroristiche" dei gruppi affiliati ad al-Qaeda. Il termine "terrorismo" è stato cancellato dalla direttrice dell'Homeland Security, Janet Napolitano, che ha imposto l'uso del termine «disastri causati dall'uomo» (man-caused disasters).

 

  • Italia. 16 aprile. Dal Molin, continuità Prodi-Berlusconi, scelte di politica estera di Obama. «Stiamo mettendo a punto un piano per consolidare la presenza delle nostre truppe nel mondo, per essere pronti a intervenire in aree delicate come l`Africa, il Medioriente, la repubbliche ex sovietiche in Asia. Per questo è indispensabile consolidare le nostre truppe in Italia. Il Dal Molin ci serve per le guerre in Africa». Così la vicepresidente della commissione "Sicurezza nazionale", Loretta Sanchez, intervistata oggi da Il Giornale di Vicenza, che aggiunge: «Non ci saranno ripensamenti. Tutte le decisioni sono state prese da parte dei due governi. Il piano e lo stanziamento del budget sono stati votati collegialmente dal Congresso. Ecco perché la linea degli USA non è cambiata nel passaggio tra George W. Bush e Barack Obama. Non a caso Obama ha confermato il segretario della Difesa nominato già ai tempi di Bush, vale a dire Robert Gates». La deputata democratica eletta in California, esponente di spicco della commissione parlamentare per le strategie militari delle forze armate, ha incontrato ieri a Venezia il commissario straordinario per il Dal Molin, Paolo Costa. Ufficialmente la Sanchez sta trascorrendo in Laguna un periodo di vacanza, anche se non è la prima volta che vede Costa e non è la prima volta che l`europarlamentare la aggiorna sullo stato del maxi cantiere a stelle e strisce.


  • Italia. 16 aprile. Del caso Dal Molin si parlerà anche al G8 della prossima estate: è un tema di primo piano, «ma tutte le decisioni sono già state prese». Il presidente USA Obama, come speravano gli oppositori del progetto Dal Molin, non ha fatto alcuna marcia indietro. La Sanchez spiega quindi il perché l`Italia rivesta un ruolo così importante, per gli Stati Uniti, nello scacchiere internazionale: «Innanzitutto perché geograficamente è collocata vicino alle aree più a rischio, tra Africa e Medioriente. E poi perché l`Italia è un nostro alleato da moltissimo tempo, condivide con gli USA il medesimo sistema di valori e lo stile di vita. Noi possiamo contare sull`opinione dei governi italiani, che da Prodi a Berlusconi hanno fatto tutto ciò che era necessario per favorire l`alleanza e il piano di consolidamento delle nostre truppe al Dal Molin».

 

  • Somalia. 16 aprile. Dalla parte dei pirati somali. Johann Hari, giornalista del quotidiano britannico Indipendent, ha scritto nel febbraio scorso un articolo in cui prova a spiegare la genesi della pirateria somala. «Nel 1991, il governo della Somalia crollò. Da allora i suoi 9 milioni di abitanti barcollano nell'inedia, e molte delle forze più ignobili del mondo occidentale hanno visto questo come una grande opportunità per rubare la riserva alimentare del paese e per scaricare i nostri residui radioattivi nei loro mari. Sì: residui radioattivi. Appena il governo era finito, delle misteriose navi europee cominciarono ad apparire al largo delle coste della Somalia, a scaricare grandi serbatoi nell'oceano. La popolazione costiera ad ammalarsi. Al principio soffrivano di strane infiammazioni della pelle, nausea e bambini deformi. Quindi, dopo lo tsunami del 2005, centinaia dei barili scaricati e sgocciolanti si depositarono sulla spiaggia. La gente cominciò a soffrire di malattie causate dall'irradiamento e più di 300 morirono».


  • Somalia. 16 aprile. Tali crimini vennero accertati anche dall’ONU. «Ahmedou Ould-Abdallah, l'inviato dell'ONU in Somalia, mi racconta: "Qualcuno sta scaricando qui materiale nucleare. Vi sono anche piombo e metalli pesanti come cadmio e mercurio - dite voi". Molto di questo è rintracciabile agli ospedali ed alle fabbriche europee, che pare lo passino alla mafia italiana perché lo "sistemi" a buon prezzo. Quando ho chiesto a Ould-Abdallah cosa stessero facendo su questo i governi europei, ha affermato con un sospiro: "Nulla. Non vi sono state nessuna rimozione, nessun risarcimento e nessuna prevenzione". Allo stesso tempo, altre navi europee depredano i mari della Somalia della loro maggiore risorsa: il pesce. Abbiamo distrutto le nostre riserve di pesce con il sovra sfruttamento, ed ora siamo passati alle loro. Oltre $300 milioni di valore di tonno, gamberetti, aragoste ed altri animali marini vengono rubati ogni anno da grandi pescherecci che assalgono illegalmente i non protetti mari della Somalia. I pescatori locali hanno perduto improvvisamente i loro mezzi di sussistenza e stanno soffrendo la fame. Mohammed Hussein, un pescatore della città di Marka, 100 km a sud di Mogadiscio, ha raccontato alla Reuters: "Se non si fa niente, presto non vi sarà molto pesce rimasto nelle nostre acque costiere"».

  • Somalia. 16 aprile. Questo è il contesto dal quale sono emersi i “pirati”. Tutti concordano che erano dei comuni pescatori somali che al principio hanno preso i motoscafi per cercare di dissuadere i trasportatori ed i pescherecci, o almeno levare su di essi una "tassa". Chiamano se stessi la Guardia Costiera Volontaria della Somalia, e non è difficile capire perché. Johann Hari cita un’intervista telefonica, in cui «uno dei leader dei pirati, Sugule Ali, ha dichiarato che il loro motivo era "fermare la pesca e lo scarico illegali nelle nostre acque ... Non ci consideriamo banditi del mare. Consideriamo che i banditi del mare siano quelli che pescano e scaricano illegalmente nei nostri mari e gettano immondizia nei nostri mari e portano armi nei nostri mari"». Il giornalista britannico afferma che questo «non rende giustificabile la presa di ostaggi e, sì alcuni sono chiaramente soltanto dei banditi, specialmente quelli che hanno ritardato il traffico delle vettovaglie del Programma Mondiale Alimentare». Ma i "pirati" hanno l'appoggio schiacciante della popolazione locale. «Il sito di notizie somalo indipendente WardherNews ha condotto la migliore ricerca che abbiamo su quello che pensano i somali comuni, e ha scoperto che il 70% "appoggiava fortemente la pirateria come una forma di difesa nazionale delle acque territoriali del paese" (...) Ci aspettavamo che i somali affamati stessero fermi passivamente sulle loro spiagge, a remare con la pagaia nei nostri rifiuti nucleari e a guardarci portar via il loro pesce da mangiare nei ristoranti di Londra, Parigi e Roma? Non abbiamo agito per quei crimini, ma quando alcuni dei pescatori hanno reagito scompigliando il corridoio di transito per il 20% del rifornimento petrolifero mondiale, abbiamo cominciato a strillare "cattivi". Se vogliamo veramente occuparci della pirateria, dobbiamo fermarne la causa alla radice –i nostri crimini– prima di mandare le cannoniere ad estirpare i criminali della Somalia».

 

  • Senegal. 16 aprile. Semi africani minacciati dalla privatizzazione. Una società senegalese ha depositato presso l’Organizzazione africana della proprietà intellettuale(Oapi) una richiesta di certificazione di ottenimento vegetale per la cipolla di Galmi. Gli orticoltori africani non potranno più utilizzare i loro semi della cipolla “Viola di Galmi” se l’Oapi accetterà la richiesta di certificazione, inoltrata alla fine del 2006 dalla società senegalese Tropicasem, filiale di Limagrain, una società cooperativa francese specializzata nella vendita di semi. I produttori africani hanno appreso questa notizia durante il discorso di un membro della rete francese “Sémences paysannes”, presentato durante la fiera di Djimini sulle sementi contadine, che si è tenuta a sud del Senegal dal 7 al 9 marzo scorso. La “Viola di Galmi” è una varietà di cipolla originaria di Galmi, un villaggio nigeriano situato tra Niamey e Zinder. Il seme, prodotto da più di un secolo, è stato introdotto in Mali e in Senegal, dove la produzione è passata da 40.000 t di cipolle nel 2003 a 140.000 t nel 2008. Altre domande di certificazione sono state depositate all’Oapi su prodotti orticoli largamente coltivati in Africa come il cocomero, il peperoncino giallo del Burkina Faso e il Gombo Volta. Di fronte a queste minacce, l’associazione “Biodiversità, scambi e diffusione di esperienze” (Bede) ha richiesto alla quarantina di coltivatori presenti a questo appuntamento di mobilitarsi. A Djimini, nella piazza del villaggio, degli stand di paglia esibivano mais, riso locale, fonio, arachidi, tuberi, niébé, eccetera. Selezionati, conservati e trasmessi di padre in figlio, queste sementi contadine provenienti da diversi paesi africani sono state oggetto di intensi scambi. «Questo seme di miglio Makhaly è originario del villaggio di Lissar a Mékhé. Porta il nome del contadino Makhaly che ne è il depositario all’interno della comunità rurale. Fin dal 1930, viene scambiato con altri semi», testimonia M’Baye Diouf, membro dell’Unione dei produttori di Mékhé (130 km a nord di Dakar). Per tutti, un seme contadino non deve essere «né migliorato dalla ricerca, né ibridato». Questo per evitare, dicono, di entrare in un circolo vizioso (acquisto di concimi, di additivi...). Il nostro principio fondamentale, sostengono, è il rispetto dell’agroecologia. «Non vogliamo né ibridi, né certificazioni né norme internazionali», afferma Lamine.

 

  • Cina. 16 aprile. È Pechino il nuovo centro geopolitico mondiale. Lo ha affermato il presidente venezuelano Hugo Chavez la scorsa settimana durante una visita a Pechino. «Durante la crisi finanziaria, le azioni della Cina sono state molto positive per il mondo. Attualmente, la Cina è il più grande motore che sta guidando il mondo in mezzo a questa crisi del capitalismo internazionale». Secondo Chavez «il mondo unipolare è collassato. Il potere dell’impero USA è collassato». Il presidente venezuelano ha detto all’omologo Hu Jintao che Caracas mira a triplicare le forniture petrolifere alla Cina, come parte di una strategia che mira a trovare nuovi mercati di sbocco oltre agli USA. Dal canto suo Pechino ha annunciato negli ultimi mesi di aver avviato la costruzione di un gasdotto dall’Uzbekistan, di un oleodotto dal Kazakistan ed un altro dalla Russia, e negoziato contratti bilionari di forniture di petrolio e gas con l’Iran e la Venezuela.

 

  • USA. 16 aprile. Stiglitz: «Il piano del governo USA non funzionerà». Il piano messo a punto dall'amministrazione Obama per restituire stabilità al sistema bancario statunitense non funzionerà perché troppo orientato ad aiutare Wall Street. A sostenerlo in un’intervista è il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz. Nel mirino di Stiglitz c’è il Troubled Asset Relief Program (TARP), ovvero i fondi stanziati per ricapitalizzare le banche, che a suo giudizio non sono quantitativamente sufficienti. «La maggior parte delle persone che hanno lavorato al programma sono sotto il controllo delle stesse banche o semplicemente incompetenti», ha accusato l'economista, parlando anche di evidenti conflitti d'interesse. Voti nettamente insufficienti anche per il programma di investimenti pubblico-privati (PPIP), attraverso il quale sarà possibile acquistare prestiti legati al mercato immobiliare dalle banche. Gli istituti di credito, a loro volta, avranno la possibilità di vendere "poll" di prestiti a fondi appositi, e gli investitori avranno la possibilità di partecipare a questi fondi e di godere dei vantaggi offerti dai finanziamenti del governo. «Un piano completamente sbagliato», ha sentenziato Stiglitz. Con il programma PPIP, prosegue l’economista, le perdite per i contribuenti saranno ben più ampie rispetto ai profitti delle banche

 

  • USA. 16 aprile. Il crollo delle “Torri gemelle” di New York l’11 settembre 2001 dovuto in seguito all’uso di materiale esplosivo? Un articolo del febbraio 2009 della nota rivista scientifica elettronica "The Open Chemical Physics Journal" prova inconfutabilmente che la polvere derivata dal crollo delle Twin Towers e dell’edificio 7 del World Trade Center (crollato senza essere stato colpito da alcun aereo) contiene piccoli campioni intatti di Thermite. La Thermite è un agente altamente esplosivo consistente soprattutto in alluminio e ossido di ferro, e viene normalmente utilizzato per tagliare l’acciaio nelle demolizioni controllate, nonché nelle saldature ed in ambito militare. Secondo gli scienziati autori dell’articolo “Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe”, sulla base degli studi effettuati concludono «che lo strato rosso delle scheggie chip rosso-grigie trovate nella polvere del World Trade Center è materiale termitico attivo ancora non sottoposto a reazione, incorporante della nanotecnologia, ed è un materiale pirotecnico o esplosivo fortemente energetico».

 

  • USA. 16 aprile. Utilizzando il microscopio elettronico, la “scanning electron microscopy”, la spettroscopia dispersiva differenziale a raggi-X (“X-ray energy dispersive spectroscopy”) e la calorimetria differenziale, gli scienziati sono stati in grado di dimostrare che la Thermite individuata era di un tipo speciale chiamato Nano-Thermite o Superthermite. Essa brucia ad una temperatura elevata e ha una più bassa temperatura di accensione rispetto alla Thermite normale, inoltre viene prodotta in laboratori come il “Lawrence Livermore”, lo stesso laboratorio in cui venne prodotto l’antrace spedito poco dopo l’11 Settembre. La Nano-Thermite non può essere presente accidentalmente nei campioni di polvere prelevati in quattro luoghi diversi, né poteva essere il risultato delle operazioni di pulizia a ground-zero, dato che uno dei campioni fu recuperato all’incirca dieci minuti dopo il crollo della seconda torre. Tutti i campioni mostrarono la stessa struttura e composizione. Ciò potrebbe spiegare il fiume di acciaio fuso caduto da una delle torri, e il fatto che questi rimanesse tale tra le macerie per più di un mese dall’avvenimento dell’attacco. Non esistono spiegazioni scientifiche per questo fenomeno se non quella dell’uso della Thermite, che può raggiungere temperature di 3500 gradi Celsius, mentre, se sottoposto a condizioni di temperatura normali, il combustibile per aviogetti raggiunge a malapena i 285 gradi Celsius. Ciò spiegherebbe tra l’altro anche la velocità di caduta, normalmente impossibile dal punto di vista fisico, dei tre edifici, e il loro crollo così uniforme. Di certo è che le migliaia di morti dell’11 settembre 2001 sono state quell’«evento catalizzatore» e nuova «Pearl Harbor» che il “pensatoio” neoconservatore PNAC (Project for the New American Century) auspicava per invadere l’Afghanistan e l’Iraq (c’erano anche dei piani militari per conquistare la Siria e l’Iran, e forse altri paesi ) e giustificare lo spionaggio domestico, le sparizioni, le torture ed i massacri

 

  • Israele. 17 aprile. Crimini di guerra a Gaza, nessuna collaborazione con l’ONU. «Commissione non imparziale». Così Tel Aviv chiude all'inchiesta delle Nazioni Unite sull'operazione “Piombo fuso”, che tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 ha causato la morte di oltre 1.417 palestinesi (la maggior parte dei quali civili) nella Striscia di Gaza. «Israele ha informato il Consiglio dei diritti umani dell’ONU che non coopererà con un'indagine basata su una risoluzione non imparziale» ha dichiarato alla France presse un funzionario israeliano che ha chiesto di restare anonimo. Hamas al contrario –riferisce il quotidiano Ha'aretz– ha fatto sapere di essere pronta a cooperare con la squadra guidata da Richard Goldstone, il giudice sudafricano (ex procuratore dei tribunali per i crimini di guerra commessi in Ruanda ed Ex Yugoslavia) che guiderà gli investigatori attesi tra qualche settimana nella regione e il cui rapporto al Consiglio è previsto per il luglio prossimo. Senza la collaborazione da parte delle autorità israeliane, per gli investigatori di Goldstone sarà più difficile raccogliere prove sulle armi utilizzate contro Gaza, su condotte criminali da parte dei soldati e su eventuali ordini che le hanno causate. Le organizzazioni non governative palestinesi e internazionali –tra cui Amnesty International e Human Rights Watch– hanno raccolto indizi che accusano l'esercito di aver bombardato aree densamente popolate, utilizzato munizioni al fosforo bianco su zone abitate, impiegato palestinesi come scudi umani, aver effettuato esecuzioni extragiudiziali.

 

  • Israele / Palestina. 17 aprile. «Se non ci riconoscono come Stato ebraico, nessun dialogo con i palestinesi». Questo ha detto il nuovo premier Benjamin Netanyahu a George Mitchell, inviato di Obama, condizionando qualsiasi colloquio di pace al riconoscimento preventivo d'Israele come Stato ebraico. In conferenza stampa, il ministro degli esteri Avigdor Lieberman nemmeno aveva citato l'eventualità di uno Stato palestinese.

 

  • Palestina. 17 aprile. Nuovi colloqui Hamas-Gran Bretagna. Continua l'opera di sdoganamento di Hamas, considerata «organizzazione terroristica» dalla Comunità internazionale ma con cui sempre più governi iniziano a intavolare trattative. Ieri il leader palestinese Khaled Meshaal, a capo dell'ufficio politico del movimento islamico in esilio, ha incontrato a Damasco una nuova delegazione parlamentare britannica, nel terzo meeting del genere nell'arco di un mese. In un comunicato, Hamas precisa che la delegazione guidata dall'onorevole Roger Godsiff ha incontrato Meshaal e altri rappresentanti di Hamas. «È una visita che s'inserisce nel quadro degli sforzi europei per aprire canali di dialogo con Hamas al fine di comprendere nel profondo, attraverso un dialogo diretto col movimento, la nostra causa», si legge nel testo. Hamas figura dal 2003 nella lista dell'Unione europea delle organizzazioni "terroristiche", eppure Meshaal aveva già incontrato a Damasco nel marzo scorso deputati europei. «I membri della delegazione britannica hanno espresso la loro convinzione che nella regione non si può arrivare alla pace senza un dialogo con Hamas che si è conquistato la fiducia del popolo palestinese in modo democratico trasparente», prosegue il comunicato.

 

  • Pakistan. 18 aprile. Più di 5 miliardi di dollari in due anni: è questa l’offerta promessa ad Islamabad dai 27 Paesi e dalle 16 organizzazioni internazionali partecipanti alla Conferenza dei donatori aperta a Tokyo sotto l’egida del Giappone e della Banca mondiale. Il Presidente pakistano Asif Ali Zardari si è impegnato a «battersi contro il terrorismo». La rappresentante della Banca mondiale, Isabel Guerriero, ha sottolineato a sua volta che il Pakistan affronta dall’anno scorso delle «sfide colossali», una crisi economica e politica accompagnata da «attacchi terroristici insensati». Stati Uniti e Giappone sono i capifila dei finanziatori, ma anche Arabia Saudita e Unione Europea si distinguono. Già a novembre dell’anno scorso il Fondo Monetario Internazionale ha approvato un prestito di 7,6 miliardi di dollari per sostenere Islamabad e il suo regime, in cui il 40% della popolazione è costretta a vivere con un dollaro, o meno di un dollaro, al giorno. Il Presidente Obama ha recentemente chiesto al Congresso di triplicare (portandoli a un miliardo e mezzo di dollari all’anno) i contributi USA verso il Pakistan, in cambio di una maggiore determinazione verso … al Qaeda: vale a dire in cambio di un aiuto strategico repressivo a sostegno della guerra in Afghanistan.

 

  • Venezuela. 18 aprile. «L'ingerenza USA in Venezuela assumerà forme più insidiose: la nuova amministrazione ha già aumentato del 35% il finanziamento alla Usaid e alla Ned». Lo sostiene l'avvocata statunitense-venezuelana Eva Golinger riferendosi al nuovo governo Obama. Da anni, la Golinger è impegnata ad indagare il lato occulto di organizzazioni e fondazioni come l'United States Agency for International Development (Usaid), o la National Endowment for Democracy (il fondo nazionale per la democrazia, la Ned). L'ultimo suo libro in tema, scritto con il giornalista Romani Migus, s'intitola "La teleraña imperial" (La ragnatela dell'impero), ed è una mappa interattiva della complessa rete di fondazioni, imprese, forze armate, mezzi di comunicazione, organizzazioni non governative che difendono le classi dominanti: il lato oscuro del capitale.


  • Venezuela. 18 aprile. Nel direttivo di grandi multinazionali come Chevron o Carlyle Group figurano membri di organismi che si dicono indipendenti come Human Rights watch, Ford foundation, Freedom house, National endowment for democracy. Vi si ritrovano però alti funzionari della CIA, del Dipartimento di Stato, del Pentagono, che utilizzano Ong come Sumate in Venezuela o altri partiti politici per i loro piani destabilizzanti, e li finanziano attraverso i loro alleati: l'Istituto repubblicano internazionale (Iri), la Fondazione Konrad Adenauer in Germania, la Fondacion Faes in Spagna, eccetera. Istituti e agenzie come Usaid e Ned filtrano denaro a diversi gruppi in Venezuela, Bolivia, Ecuador e in oltre 70 paesi del mondo. Così la Golinger. In Venezuela oltre 350 organizzazioni, partiti politici, Ong ricevono finanziamenti.
     
  • Venezuela. 18 aprile. Washington, dopo aver sostenuto il colpo di stato dell'11 aprile 2002 e, nel 2004, aver finanziato con 10 milioni di dollari il referendum contro il presidente Chavez (che però vinse con un ampio margine), ha deciso, nel 2005, di cambiare strategia. Tre gli assi principali oggi: politico, psicologico e militare. L'asse politico: ingerenza tramite il cosiddetto sviluppo della democrazia. La National endowment for democracy (Ned) ha creato un movimento mondiale sedicente per la democrazia, con dentro organizzazioni spagnole, tedesche, norvegesi. Il secondo aspetto poggia sulla guerra mediatica: demonizzare Chavez per preparare l'opinione pubblica a un'eventuale aggressione militare. Dopo 4 anni di questa strategia, Chavez risulta un «dittatore», dagli Usa all'Europa. Il terzo aspetto è quello militare: l'anno scorso gli USA hanno riattivato la Quarta flotta, un comando regionale che non era più presente dal 1950. Nel rapporto del nuovo capo della CIA, nominato da Obama, il Venezuela resta una minaccia. Come ha detto Chomsky, è la minaccia del buon esempio: in Venezuela milioni di invisibili oggi si fanno sentire.

  • USA. 18 aprile. Obama svela le carte delle torture USA. Ieri il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ordinato la diffusione di quattro memorandum sulla legalità delle tecniche di tortura che il ministero della giustizia aveva preparato durante l'amministrazione Bush su richiesta della CIA (Central Intelligence Agency). I quattro documenti risalgono uno al 2002 e tre al 2005. Nei testi ci si sofferma su almeno quattordici tecniche di «interrogatorio spinto», tra cui: strattonamento, sbattere il soggetto contro la parete (walling), immobilizzazione facciale, sberle, reclusione in uno spazio angusto senza possibilità di alzarsi, privazione del sonno (fino a 11 giorni consecutivi), privazione del cibo, porre in una cella d'isolamento insetti ritenuti pericolosi dal detenuto, e naturalmente il waterboarding, così descritto: «L'individuo è legato saldamente a una panca inclinata, di circa 1,2 per 2,1 metri. I piedi dell'individuo sono in genere in alto. Un panno è posto sul viso e sugli occhi. Quindi l'acqua è applicata al panno in modo controllato ... produce la percezione 'di soffocamento e incipiente panico'». Dopo la seconda guerra mondiale, i prigionieri giapponesi furono condannati per crimini di guerra per avere usato alcune di queste tecniche d'interrogatorio. Sulla carta, queste rivelazioni dovrebbero far incriminare agenti e dirigenti della CIA. Ma Obama ha subito dichiarato che non sarà incriminato nessun agente CIA che abbia agito in base al parere degli avvocati di stato: «Rendendo pubblici questi memorandum è nostra intenzione assicurare coloro che hanno assolto ai propri doveri basandosi in buona fede sul parere legale del ministero della Giustizia che non saranno perseguiti». Secondo il direttore esecutivo dell'American Civil Liberties Union, Anthony Romero, «è semplicemente insostenibile l'affermazione del presidente Obama secondo cui non dovrebbero essere incriminati funzionari che possono aver commesso crimini». Obama ha lasciato aperta la possibilità di accusare non tanto gli agenti, quanto gli avvocati che hanno fornito base legale alla tortura. Da più parti infatti si continua a chiedere che sia processato l'ex ministro della giustizia di Gorge Bush, Alberto Gonzales che era stato l'ispiratore di tutti i beneplaciti alla tortura.

 

  • Turchia / Kurdistan. 19 aprile. Ondata di arresti in diverse città turche contro la dirigenza del Partito della società democratica (Dtp), forza politica espressione della minoranza kurda e che il governo di Ankara accusa di legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), illegale. Centinaia di arresti, perquisizioni, fermi in tutta la regione kurda e poi negli ultimi due giorni anche a Istanbul e Ankara. Ieri mattina nuove perquisizioni e nuovi arresti. In carcere sono finiti militanti e dirigenti del Dtp, che nelle ultime elezioni amministrative aveva avuto un ottimo risultato nella sud est del paese, la regione kurda. I dirigenti del Partito della società democratica vedono negli arresti la risposta dell'establishment turco alle proposte di dialogo avanzate in questi mesi proprio dal Dtp. Il presidente del partito, Ahmet Turk ha detto che «questa operazione di repressione è uno degli strumenti utilizzati per estromettere i kurdi dalla politica democratica. E' un indicatore di intolleranza, ma è un gioco che non farà bene alla Turchia». Secondo Sirri Sakik, parlamentare del Dtp, «questa operazione è la vendetta per i risultati ottenuti dal nostro partito alle scorse amministrative».

 

  • Turchia / USA. 19 aprile. Il presidente USA, Obama, in visita in Turchia il 7 aprile scorso, ha sottolineato i forti rapporti con Ankara, per la quale vorrebbe un ruolo protagonista soprattutto ai confini con l'Iraq. Le truppe statunitensi si ritirano progressivamente ma la guerra rimane e la Turchia diventa ancora più cruciale nel (tentativo di) controllo esterno che Washington spera di esercitare sull'Iraq sfasciato.

 

  • Italia. 20 aprile. Gli OGM risolvono la fame nel mondo? «Una delle tante bugie sugli OGM». Lo ha dichiarato il ministro delle politiche agricole Zaia, affermando che la sua «posizione personale è di netta contrarietà, ma riconosco che non è la posizione del Governo». Ai giornalisti che prospettano tensioni da parte dei manifestanti per il G8 del mondo agricolo proprio sul tema delle coltivazioni transgeniche, il ministro ribadisce anche «Io sono d'accordo con loro». E aggiunge: «È necessaria una posizione di estrema prudenza, perché molte delle cose che si dicono non sono vere. Non è vero che la chance produttiva degli OGM dia più reddito agli agricoltori. È dimostrato il contrario, almeno dove, come da noi, si coltivano produzioni fortemente identitarie». Secondo Zaia «c’è chi sostiene che gli OGM sfamano il mondo; bene, si fanno queste coltivazioni in Africa, che bisogno c'è di produrle in Europa? Ci vuole non solo prudenza, affrontando l'argomento, ma anche molta disponibilità al ragionamento».

 

  • Germania. 20 aprile. No al mais Monsanto. Il ministro dell'Agricoltura tedesco Ilse Aigner (CSU), riferisce l'agenzia di stampa Dpa, avrebbe bloccato l'autorizzazione alla coltivazione del mais geneticamente modificato Monsanto "Mon810". La coltivazione a scopo commerciale del mais transgenico "Mon810" è permessa nei Paesi dell'Unione Europea dal 1998. Secondo la Dpa, il ministro avrebbe invece condiviso le perplessità contenute in un recente studio che manifestava perplessità sull'impatto ambientale del prodotto. Forti pressioni per il divieto erano arrivate dal Land della Baviera da dove proviene il ministro.

 

  • Iran. 20 aprile. Dalla conferenza di Durban a Ginevra applausi al presidente Mahmoud Ahmadinejad ed al suo discorso contro il “razzismo imperialista” degli USA. Il suo discorso è stato fortemente criticato dai mass media nostrani, che hanno paragonato Ahmadinejad ai peggiori dittatori del passato, senza però che venisse fatta veramente luce sulle dichiarazioni del presidente della Repubblica sciita. Proveremo ad ovviare al buco informativo proponendo le parti salienti del testo. All’inizio del discorso Ahmadinejad, dopo aver brevemente accennato a fenomeni storici come la tratta degli schiavi e la lotta anticoloniale nel Terzo mondo si scaglia contro il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, «uno dei retaggi della prima e della seconda guerra mondiale. Quale logica regola un organismo i cui partecipanti hanno diritto al veto incrociato? Una logica simile come può non confliggere con i valori spirituali o umanitari? Non contrasta con i principi accettati di giustizia, uguaglianza davanti alla legge, amore e dignità umana?». Ahmadinejad ricorda come il Consiglio di Sicurezza, in tema di “pace internazionale”, sia «l'organo decisionale più importante del mondo. Come possiamo aspettarci una giustizia ed una pace effettive, quando di fatto le discriminazioni sono legalizzate e gli stessi organi legislativi sono in preda alla coercizione e alla forza, piuttosto che avere come guida la giustizia e i diritti?». La coercizione e l'arroganza, infatti, «sono all’origine dell'oppressione e della guerra. Anche se oggi molti sostenitori di fatto del razzismo condannano con parole e slogan la discriminazione razziale, un gruppo ristretto di potenze può ancora decidere per tutte le altre nazioni tenendo conto dei propri interessi ed a propria discrezione, e può facilmente violare tutte le leggi e tutti i valori umani, cosa già verificatasi».


  • Iran. 20 aprile. Un esempio delle discriminazioni e dell’arbitrarietà attuata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU è rappresentata proprio dalla Palestina, dove il massacro di Gaza nei mesi scorsi è solo l’ultimo, indubbiamente più efferato, di una serie di lunghi crimini. «Dopo la seconda guerra mondiale si è fatto ricorso all'aggressione militare per privare un popolo intero della propria terra, col pretesto delle sofferenze patite dagli ebrei, e sono stati inviati migranti dall'Europa, dagli Stati Uniti e da altre parti del mondo al fine di istituire un governo assolutamente razzista nella Palestina occupata. In concreto, nel tentativo di porre rimedio alle conseguenze del razzismo in Europa, si è aiutata la costruzione in Palestina della più crudele, repressiva e razzista forma di governo. Il consiglio di Sicurezza ha contribuito a consolidare il regime di occupazione e lo ha sostenuto per sessant'anni, consentendo agli occupanti di commettere ogni sorta di atrocità. Ancora più deplorevole è il fatto che molti governi occidentali e quello degli Stati Uniti si siano impegnati a difendere questi razzisti intenti a perpetrare un genocidio, mentre le coscienze risvegliate e le menti più libere del mondo condannano l'aggressione, le brutalità ed i bombardamenti contro i civili perpetrati a Gaza. I sostenitori di Israele, a fronte di questi crimini, o approvano o tacciono».

 

  • Iran. 20 aprile. Ahmadinejad attacca quindi le guerre statunitensi contro l'Iraq e l'Afghanistan. «Quali motivazioni hanno sostenuto l'invasione dell'Iraq, se non l'arroganza del governo statunitense, le crescenti pressioni esercitate dai ricchi e dai potenti per espandere la propria sfera di influenza per perseguire gli interessi di gigantesche aziende produttrici di armi a scapito di una nobile cultura con migliaia di anni di storia alle spalle, la volontà di eliminare tutte le minacce, potenziali o pratiche che fossero, dei paesi arabi contro il regime sionista, e quella di controllare e saccheggiare le risorse energetiche del popolo iracheno?Per quale motivo quasi un milione di persone sono state uccise o ferite, ed altri milioni sono state strappate alla loro terra? Per quale motivo il popolo iracheno ha avuto danni per centinaia di miliardi di dollari? E perché il popolo americano è stato tassato per miliardi come risultato di queste azioni militari? L'aggressione all'Iraq non è stata forse progettata dai sionisti e dai loro uomini nel governo statunitense di allora, insieme ai paesi produttori di armi e ai detentori delle ricchezze? L'invasione dell'Afghanistan ha forse riportato la pace, la sicurezza e la prosperità economica nel paese?». In merito all’Afghanistan, il presidente iraniano ricorda che la produzione di oppio dopo l’invasione USA si è perfino moltiplicata. «La questione essenziale è: quali sono le responsabilità e le colpe del governo statunitense che decise l'invasione, e dei suoi alleati? Gli statunitensi ed i loro alleati rappresentano forse tutti i paesi del mondo? Hanno ricevuto un mandato? Sono stati autorizzati dai popoli del mondo ad intromettersi ovunque, ed in modo particolare nella nostra regione? Questi comportamenti non sono forse un chiaro esempio di egocentrismo, di razzismo, di discriminazione, di prevaricazione nei confronti della dignità e dell'indipendenza delle nazioni?».

  • Iran. 20 aprile. Il presidente iraniano tocca quindi il tema della crisi economica. «Signore e signori, chi è responsabile per la crisi economica mondiale attualmente in atto? Da dov'è cominciata la crisi? Dall'Africa, dall'Asia o dagli Stati Uniti, paese dal quale si è diffusa in Europa e nei paesi alleati? Per molto tempo il loro potere politico ha imposto all'economia internazionale regolamentazioni economiche inique. Hanno imposto un sistema finanziario e monetario privo di autentici meccanismi di supervisione (...) Non permettevano neppure ai loro cittadini di supervisionare o controllare le politiche finanziarie messe in atto. Hanno introdotto una quantità di leggi e di regolamenti contrari a tutti i valori morali, al solo scopo di proteggere gli interessi dei detentori di ricchezze e di potere». Gli Stati Uniti, afferma Ahmadinejad, «hanno imposto una visione dell'economia di mercato e della concorrenza che negava molte opportunità economiche cui invece sarebbe giusto accedessero anche gli altri paesi del mondo. Hanno scaricato i loro problemi sugli altri, mentre l'ondata della crisi imperversava infliggendo alla loro economia migliaia di miliardi di dollari di perdite. In questi stessi giorni, stanno iniettando centinaia di miliardi di dollari di denaro liquido preso dalle tasche dei loro cittadini e da quelli di altre nazioni in banche, compagnie ed istituzioni finanziarie sulla via del fallimento, complicando ulteriorimente la situazione per la loro economia e per il loro popolo. Stanno semplicemente pensando a come mantenere il loro potere e la loro ricchezza. Non potrebbe importargliene meno dei popoli del mondo; non si interessano neppure del loro».


 

  • Iran. 20 aprile. In una conferenza contro il razzismo non poteva mancare un accenno all’antisemitismo israeliano. «Il sionismo mondiale impersona un tipo di razzismo che falsamente si richiama alla religione, e che abusa dei sentimenti religiosi per mascherare il proprio odioso ed orribile volto». Un regime sostenuto da USA ed “alleati”/subalterni. «È molto importante dunque mettere in luce gli obiettivi politici di alcune tra le potenze mondiali e di coloro che controllano enormi ricchezze ed enormi interessi in tutto il mondo. Costoro mobilitano tutte le loro risorse, la loro influenza economica e politica e tutti i media del mondo per sostenere, invano, il regime sionista e per diminuirne in piena malafede l'indegnità e la vergogna (…) Occorre fare sforzi concreti perché gli abusi dei sionisti e dei loro sostenitori politici ed internazionali arrivino alla fine, nel rispetto della volontà e delle aspirazioni dei popoli. I governi devono ricevere incoraggiamento e sostegno nella loro lotta volta a sradicare questo razzismo barbaro ed a promuovere una riforma globale nei meccanismi che regolano le relazioni internazionali».

 

  • Iran. 20 aprile. In conclusione, il presidente iraniano afferma che, per difendere realmente i diritti umani, preliminare è la cooperazione e l’eguaglianza tra i popoli «in tutti i processi decisionali internazionali di una qualche importanza, senza subire l'influenza di questa o di quella potenza mondiale», quindi «ripensare le organizzazioni internazionali esistenti ed i regolamenti che le fanno funzionare». Secondo il presidente iraniano, «il liberalismo occidentale ed il capitalismo sono arrivati alla fine, perché non sono riusciti a percepire la vera essenza del mondo e degli esseri umani. Hanno imposto i loro obiettivi e le loro direttive agli esseri umani. Non esiste in essi alcun riguardo per i valori umani e per quelli divini, per la giustizia, la libertà, l'amore e la fratellanza; hanno basato la vita sulla competizione estrema, ponendo avanti a tutto gli interessi materiali individuali e di gruppo». Un sistema non soltanto iniquo e crudele. «Tenendo conto dell'inefficienza del sistema politico, economico e di sicurezza internazionale, è necessario non perdere di vista i valori divini ed umani, facendo costante riferimento ad un'autentica definizione di essere umano basata sulla giustizia e sul rispetto dei diritti di tutti i popoli in ogni parte del mondo e riconoscendo gli errori commessi in passato da chi controllava il pianeta. Occorre intraprendere azioni comuni per la riforma dei sistemi esistenti». In primo luogo una riforma del Consiglio di Sicurezza, «eliminando l'istituto discriminatorio rappresentato dal diritto di veto», e del sistema finanziario e monetario mondiale. «È evidente che il non comprendere quanto questi cambiamenti siano urgenti significherà affrontare ritardi a caro prezzo».

  • Vaticano. 21 aprile. La libertà d'espressione vale per tutti, anche per il Presidente dell'Iran Ahmadinejad. Il suo discorso, pur aggressivo verso Israele, non ha negato l'Olocausto, né si è espresso in favore della distruzione dello Stato d'Israele. E' nella natura delle Nazioni Unite dare spazio a tutte le voci, con le quali non si è d'accordo. Proprio grazie a questa libertà d'espressione il documento della conferenza di «Durban II» è stato cambiato. E' quanto ha detto ai microfoni della Radio Vaticana l'Osservatore permanente della Santa Sede all'ONU, mons. Silvano Tomasi, spiegando la scelta di non lasciare l'aula del dibattito quando è intervenuto Ahmadinejad. Tomasi ha specificato che Ahmadinejad «ha usato delle espressioni estremiste con le quali non si può essere d'accordo in alcun modo».

 

  • Italia. 21 aprile. A causa della crisi economica, il debito pubblico italiano salirà nel 2010 al
    121%, con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel Global Financial Stability Report. Il deterioramento dei conti pubblici non è comunque un fenomeno limitato all’Italia: in Germania il debito 2010 si attesterà all'87% con un aumento di 19 punti percentuali. In Giappone l'incremento sarà di 30 punti percentuali al 227%, mentre negli USA il balzo sarà di 27 punti al 98%. In Francia, l'aumento sarà di 13 punti percentuali all'80%.

 

  • Unione Europea. 21 aprile. Le prospettive per le finanze pubbliche nei paesi dell'area dell'euro dovrebbero peggiorare ulteriormente nel 2009. Lo afferma la Banca Centrale Europea nel Rapporto Annuale 2008.

 

  • Israele / Palestina. 21 aprile. Anche sulla distribuzione dell'acqua c'è discriminazione tra israeliani e palestinesi. Ogni israeliano ha a disposizione una quantità d'acqua quattro volte superiore a quella di un palestinese. Quanto deciso con gli accordi di Oslo II del 1995, secondo un rapporto della Banca Mondiale diffuso ieri, deve essere modificato immediatamente per evitare una catastrofe imminente nei Territori occupati. E' la prima volta che la Banca Mondiale (addirittura!) produce un rapporto sulla distribuzione dell'acqua tra israeliani e palestinesi. Lo studio sottolinea che la divisione ineguale delle risorse idriche e la mancanza di informazioni precise sulle riserve di acqua, ha impedito ai palestinesi di poter accedere a nuove fonti. I palestinesi hanno diritto soltanto a un quinto delle riserve dell'acqua potabile. Il resto finisce nel sistema di distribuzione israeliano senza che il comitato congiunto incaricato dagli accordi di Oslo abbia la possibilità di riconsiderare l'assegnazione delle quote. In sostanza Tel Aviv si preoccupa di tenere la quantità d'acqua per la sua popolazione sugli standard stabiliti internazionalmente, senza preoccuparsi delle conseguenze per i palestinesi. Israele ha respinto il rapporto sostenendo che il suo apparato industriale, ampiamente superiore a quello palestinese, richiede maggiore quantità d'acqua. Dopo l'occupazione di Cisgiordania e Gaza nel 1967, l'esercito israeliano trasferì il controllo delle risorse idriche palestinesi alla società Mekorot. Da allora i palestinesi hanno un controllo molto limitato delle proprie risorse idriche che, in buona parte, finiscono in Israele. Diversi villaggi della Cisgiordania inoltre non hanno acqua potabile per gran parte dell'anno e gli abitanti, paradossalmente, sono costretti in non pochi casi a comprarla dai coloni israeliani che occupano la loro terra.

 

  • Russia / USA / Georgia. 21 aprile. Sulla Georgia è di nuovo tensione tra Mosca e Washington. Dal Cremlino fanno sapere che se la NATO non annullerà le esercitazioni militari in territorio georgiano, previste dal 6 maggio al 1 giugno nella base di Vaziani, vicino a Tbilisi (1300 uomini di 19 paesi), salterà la partecipazione russa all'incontro del 7 maggio tra i capi di stato maggiore. Da Bruxelles, funzionari NATO hanno affermato che i preparativi per le manovre «proseguono normalmente». Intanto però tre paesi (Kazakhstan, Estonia e Lettonia) hanno disdetto la loro partecipazione. Le manovre dovrebbero servire ad ammodernare i sistemi logistici e difensivi dei paesi in cui si svolgono.

 

  • Israele. 22 aprile. Lieberman: Pakistan più pericoloso dell’Iran. La deriva d'instabilità che aleggia sul Pakistan (Paese islamico già in possesso di armi atomiche) e sul vicino Afghanistan rappresenta un pericolo più incombente rispetto a quello generato dai programmi nucleari dell’Iran. A sostenerlo, in un'intervista al giornale russo Moskovski Komsomoliets, è il neoministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman. Riferendosi all’ambizione di fare da ponte fra Washington e Mosca, Lieberman indica le potenziali minacce provenienti dall'Asia centrale quale fattore unificante degli interessi di Israele con quelli d'entrambi gli ex rivali della Guerra Fredda. Minacce che egli –in contrasto con l'opinione corrente di gran parte dell'establishment israeliano, e segnatamente della destra di cui fa parte– ritiene più incombenti persino rispetto a quelle legate ai programmi nucleari dell'Iran (avviati con la cooperazione russa). Secondo Lieberman, «un Pakistan nucleare e instabile e un Afghanistan fronteggiato dalla rivincita dei Taleban» costituisce una prospettiva che non rende «neppure felici Russia o Cina».

 

  • Israele. 22 aprile. Non è chiaro se l'esternazione di Lieberman possa significare un sostanziale mutamento nella politica di Israele. Da ultimo le reazioni del primo ministro Netanyahu all'intervento di Ahmadinejad alla Conferenza sul razzismo di Ginevra sono state durissime: «Non permetteremo a chi nega l'Olocausto di portare avanti un altro Olocausto contro il popolo ebraico. Questo è il dovere supremo dello Stato di Israele, questo è il mio dovere supremo come primo ministro di Israele». Tuttavia Lieberman si trova di un delicato passaggio diplomatico e la sua dichiarazione sul Pa