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Retorica e mistificazione per insabbiare la strage di Bala Buluk

di Matteo Bernabei - 12/05/2009

 

 
Retorica e mistificazione per insabbiare la strage di Bala Buluk
 



I risultati dell’inchiesta sulla morte delle decine di civili nei bombardamenti Usa in Afghanistan, nella notte tra lunedì e martedì, saranno noti nella giornata di sabato, ma probabilmente non serviranno a far luce su quello che è realmente accaduto a Bala Buluk.
Venerdì alcuni media statunitensi hanno diffuso diverse indiscrezioni che riguardavano l’attribuzione della responsabilità della strage alle truppe nordamericane, senza però fornire dati ufficiali sul numero dei civili uccisi. Cosa sulla quale, come accade troppo spesso in questi casi, è iniziato il solito balletto delle cifre. La polizia afghana ha affermato che più di 100 persone, tra cui molte donne e bambini, sono rimaste uccise nei bombardamenti, secondo le milizie talibane, invece, le vittime civili sarebbero 147. “Gli investigatori e il personale sul terreno ritengono che il numero delle vittime sia stato esageratamente sovrastimato - ha detto infine il portavoce militare statunitense, Elizabeth Mathias - non siamo affatto vicini a queste cifre”. Sembra di assistere alla solita cantilena che si ripete ad ogni manifestazione sul numero dei partecipanti, tra questura e organizzatori, solo che in questo caso si tratta di vite umane. Secondo il portavoce, inoltre, i combattenti islamici avrebbero utilizzato abitazioni di civili per proteggersi dagli attacchi delle truppe americane e della coalizione. Mentre un esponente del pentagono, riportato dal New York Times, ha poi affermato che solo una parte dei civili sarebbe morta a causa dei bombardamenti dell’aviazione Usa. Teoria questa confermata anche dal segretario alla Difesa Robert Gates, il quale ha sostenuto di essere di essere in possesso d’informazioni che parlano di “talibani che lanciano granate nelle case per fare vittime civili e respingere gli attacchi degli Stati Uniti”. Lo stesso Gates ha poi tentato di spostare l’attenzione dei media e della comunità internazionale dalla strage compiuta, utilizzando alcune di quelle “parole magiche” cui gli Usa ricorrono, ormai sempre più spesso, per ottenere ciò che vogliono: 11 settembre. “Vent’anni fa abbiamo aiutato questa gente a cacciare i sovietici – ha detto il segretario alla Difesa parlando a circa un centinaio di soldati della decima divisione di montagna a Wardak, alle porte della capitale afghana - poi ci siamo dimenticati di loro e l’11 settembre del 2001 ne abbiamo pagato le conseguenze. Non lo faremo più e voi siete qui per assicurare che le cose vadano così. Se c’è una lezione che l’America e la comunità internazionale devono imparare, è che non si deve osare voltare le spalle all’Afghanistan”. Un vero e proprio subdolo tentativo far calare un velo su quanto appena successo e un vero e proprio richiamo all’ordine per gli alleati, sempre più dubbiosi sulla liceità della missione afghana e sulla validità della strategia statunitense. Il tutto mentre la commissione della camera dei rappresentanti Usa, incaricata di concedere i fondi per le spese pubbliche, approvava il progetto addizionale per il bilancio 2009 per le guerre in Iraq e in Afghanistan, ovvero lo stanziamento di altri 96,7 miliardi di dollari.
Il piano, approvato per acclamazione in seno alla commissione, dovrà ora essere portato in aula per il dibattito e il voto definitivo, ma un polverone come quello scatenato dalla strage di Bala Buluk potrebbe far saltare tutto. Per cui, meglio per Washington se il mondo torna con la memoria al World Trade Centre.