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Avanti gli altri

di Alessandro Ursic - 14/03/2006

Fonte: peacereporter.net

 

Il cambio di regime in Iran è in cima agli obiettivi diplomatici Usa
Gli Stati Uniti stanno lavorando a un cambio di regime in Iran e hanno già moltiplicato gli sforzi diplomatici ed economici in questa direzione. Lo ha rivelato ieri il Washington Post.
 
Le decisioni prese. “L’Iran è il Paese da cui potrebbe arrivare la nostra sfida più grande”, ha detto la settimana scorsa al Senato il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice. “Non abbiamo nessun problema con il popolo iraniano, vogliamo che sia libero. Il nostro problema è con il regime iraniano”. Secondo il quotidiano della capitale, nelle sue riunioni interne l’amministrazione Bush è più esplicita sull’argomento. E negli ultimi tempi ha consultato diversi esperti, ha creato un “ufficio Iran” a Washington, ha finanziato le attività dell’opposizione iraniana. Inoltre, progetta di sestuplicare nel Paese degli ayatollah le trasmissioni di Voice of America, la radio di proprietà del governo statunitense.
 
Finanziamenti e aumento dei diplomatici. A questo proposito è già stato lanciato un programma da 75 milioni di dollari: oltre alle ore di trasmissione radiofonica – già passate da 1 a 4 al giorno, ma Washington punta a coprire ogni momento della giornata –, il denaro servirà per finanziare organizzazioni non governative e promuovere scambi culturali (leggi: far conoscere l’America agli iraniani). Nel frattempo, secondo il Washington Post, i funzionari del dipartimento di Stato che lavorano a tempo pieno sull’Iran sono passati da 2 a 10. Il sottosegretario di Stato Nicholas Burns ha annunciato in un’intervista che il dipartimento aumenterà il personale diplomatico a Dubai, negli Emirati Arabi, potenziando anche le ambasciate negli altri Paesi che circondano l’Iran, dove gli Usa, dal 1979, non hanno un’ambasciata. Secondo Burns, la struttura di Dubai sarà “l’equivalente nel 21esimo secolo” di quello che fu Riga, la capitale della Lettonia, verso l’Unione Sovietica negli anni Trenta, quando gli Usa non avevano un’ambasciata a Mosca.
 
Il presidente statunitense, George W. Bush, insieme al segretario di Stato, Condoleezza RiceLa questione arriva all’Onu. Il cambio di rotta dell’amministrazione Bush è maturato negli ultimi mesi. In precedenza, l’anno scorso, Washington aveva lasciato che a occuparsi dell’Iran fosse l’Europa: le trattative con Teheran sul nucleare – l’Iran sostiene di volere energia a scopi pacifici, la comunità internazionale sospetta che miri a dotarsi di ordigni atomici – erano state portate avanti dal trio composto da Gran Bretagna, Germania e Francia. Ma già nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione, il 31 gennaio, Bush parlò direttamente ai cittadini iraniani: “L’America vi rispetta e rispetta il vostro Paese. Noi rispettiamo il vostro diritto di scegliervi un futuro e ottenere la vostra libertà. E la nostra nazione spera di diventare, un giorno, la più vicina amica di un Iran libero e democratico”, disse il presidente. Intanto questa settimana, al Consiglio di sicurezza dell’Onu, si discute dei provvedimenti da prendere nei confronti dell’Iran, che ha deciso di andare avanti sul nucleare: Russia e Cina, membri permanenti del Consiglio con diritto di veto, difficilmente approveranno un’eventuale richiesta di sanzioni. Il tiro alla fune con Teheran rischia di andare avanti ancora a lungo.