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La Borsa di New York diventa Globale: la ciliegina sulla torta del Governo Mondiale

di Joan M. Veon* - 15/03/2006

Fonte: Disinformazione.it

 

Mercoledì prossimo la Borsa di New York, la più grande del mondo, fondata 213 anni fa, verrà quotata in borsa. L’obiettivo è quello di costituire un capitale per poter rastrellare azioni in tutto il mondo. Queste operazioni sono il segno di una nuova fase nella costituzione di un nuovo ordine mondiale.
Mentre le borse di tutto il mondo vengono quotate in borsa, la Borsa di New York è l'ultima delle società private senza scopo di lucro ad offrire le azioni al pubblico. E’ facile prevedere che se tutte le borse del mondo verranno quotate in borsa, tutte le fusioni e le acquisizioni che comunemente avvengono diventeranno parte dell'impero della borsa stessa. Riuscite ad immaginare il NYX, come la nuova società pubblica verrà chiamata, che compra l'Euronext e/o la Borsa di Londra? Alla faccia del potere! Questo è un fatto che va in parallelo con il sistema bancario centrale che diventa un sistema bancario globale.

Inoltre, nei prossimi anni, l’avvento di una borsa valori globale favorirà lo sviluppo di una valuta e di tasse globali. Molti dicono che un governo mondiale è un’ipotesi remota, ma alcuni indizi fanno pensare esattamente il contrario. Per capire quello che realmente accadrà mercoledì prossimo, riesaminiamo le strutture che sono stato messe in opera per favorire la costituzione di una borsa valori globale.
Quando Andrew Jackson venne eletto Presidente nel 1828, nel suo primo messaggio annunciò che non avrebbe rinnovato lo statuto della Banca Centrale americana, e pose il veto sulla legge del Congresso che invece lo avrebbe fatto. Jackson sottolineò che il capitale azionario della banca, stimato in 8 milioni di dollari, era in possesso di paesi stranieri, Gran Bretagna soprattutto. La sua preoccupazione era che gli stranieri, possedendo la maggioranza delle azioni della banca, in caso di coinvolgimento in una guerra, potessero usare questo potere per minacciare in qualche modo gli Stati Uniti.

Nel 1913 la questione della Banca Centrale si ripresentò. Le persone che vi erano coinvolte costituivano la più ricca oligarchia del paese: il Senatore Nelson Aldrich (nonno di David Rockefeller); Jacob Schiff e Paul Warburg della Kuhn & Loeb Company, una banca internazionale; Piatt Andrew, assistente del Segretario del Tesoro; Henry P. Davidson, socio fondatore della J.P. Morgan & Co; Charles D. Norton, e Frank Vanderlip, presidente della National City Bank, che oggi si chiama CitiGroup. L’approvazione dell’Atto della Federal Reserve del 1913 avvenne grazie ad un vero e proprio imbroglio: la legge passò infatti durante una sessione speciale alle 11:45 del 24 dicembre, mentre coloro che erano favorevoli erano rimasti in Senato, e chi era contrario era a casa per il Natale. 
Con l’approvazione del Federal Reserve Act il sistema monetario tornò sotto il controllo di una compagnia privata, e non più del Tesoro degli Stati Uniti. Ancora oggi sulla nostra valuta c’è scritto “Federal Reserve Note”. Quello stesso 24 dicembre 1913, qualche ora prima che la legge fosse approvata, Charles A. Lindberg, Jr., membro del Congresso, aveva affermato: «Quest’atto costituisce la società più gigantesca sulla faccia della terra. Quando il Presidente firmerà il documento, di fatto legalizzerà un governo invisibile del Potere Monetario. Con quest’atto si sta perpetrando il peggior crimine legislativo del nostro tempo». Da notare anche che il presidente Woodrow Wilson avrebbe potuto porre il suo veto su questa legge, così come aveva fatto Jackson, ma era stato eletto dagli stessi poteri che avevano l’avevano approvata.

Dal 1913 la Federal Reserve si è evoluta fino a diventare un’entità globale potentissima. Il Federal Reserve Act è stato emendato circa 195 volte, e gli sviluppi più importanti, avvenuti negli ultimi dieci anni, hanno incluso molti tipi di prestiti con finestra di sconto. La finestra di sconto è un prestito immediato che le banche chiedono alla Banca Centrale per mantenere inalterato il loro livello dichiarato di capitalizzazione. La Banca Centrale ora accetta come garanzia collaterale anche: titoli del Tesoro e dell’agenzia federale, certificati aurei, Diritti Speciali di Prelievo, valuta straniera e prestiti con finestra di sconto ottenuti secondo l’Articolo 13 del Federal Reserve Act.
Ciò significa che, mentre l’indebitamento degli USA cresce, la Banca Centrale è sempre più disposta ad accettare garanzie collaterali come garanzia per i prestiti al governo!

Come risultato della Crisi Asiatica del 1997-1998, il gruppo dei sette ministri delle finanze, sotto la direzione del presidente Clinton e del Segretario del Tesoro Robert Rubin, invitò gli esecutivi delle banche centrali dei paesi del G7 ad unirsi a loro nella discussione. Dal 1998, i ministri delle finanze dei G7 e i presidenti delle banche centrali governano l’economia globale.
Il ruolo della Banca Centrale negli Stati Uniti è stato rivisto all’indomani del crollo della borsa del 1929, crollo che avvenne come risultato di alcuni fattori: (1) Riduzione del 40% del contenuto aureo del dollaro; (2) Speculazioni sul mercato azionario, in gran parte finanziate attraverso crediti; (3) Vendita delle azioni da parte degli investitori stranieri; (4) Ritiro di denaro dal sistema bancario da parte della Federal Reserve, provvedimento che secondo la Banca Centrale avrebbe dovuto bloccare in qualche modo quella frenesia. In altre parole, questa compagnia privata usò la stessa tecnica che avrebbe usato settantadue anni dopo per far scoppiare la bolla Nasdaq, cioè sottrarre dal sistema bancario il denaro che faceva crollare il mercato.

La Banca Centrale Americana, così come qualunque altra banca centrale, è in grado di creare rialzi o ribassi nel mercato semplicemente variando la quantità di denaro immessa nel sistema bancario (comprando titoli di stato, immettendo così denaro nel sistema, oppure vendendoli, e quindi ritirando denaro dal sistema). Quando la Federal Reserve ritira denaro, causa una Depressione. John Maynard Keynes, un economista inglese socialista, diede un consiglio al presidente Franklin Roosevelt: la sua soluzione era quella di indebitarsi in modo da stimolare l’economia. Roosevelt finanziò tutti i programmi del New Deal ricorrendo ai prestiti. 
Quello che resta di Roosevelt e delle politiche economiche keynesiane è che il governo a tutti i livelli, locale, di contea, statale e federale, è in bancarotta, ed ognuno di questi livelli sta vendendo beni per poter ripianare i debiti. Negli ultimi anni, la città di Chicago è stata costretta a vendere la Chicago Skyway , una strada a pedaggio, agli spagnoli del Grupo Ferovial e agli australiani della Macquarie Bank per 1.8 miliardi di dollari. Da allora, molte altre strade a pedaggio in tutto il paese sono state vendute, e i porti fanno parte della medesima equazione.

Quando Roosevelt fu eletto sulla base del suo programma “New Deal for American People”, la sua prima azione da presidente, il 4 marzo del 1933, fu di dichiarare una festa nazionale delle banche. Nei successivi otto giorni, le banche rimasero chiuse, a causa dell’enorme numero di persone che voleva ritirare i loro depositi in oro.
Poco più di un mese dopo, il 20 aprile, Roosevelt emanò l’Atto di Emergenza per la Attività Bancarie , il quale ritirava gli Usa dal sistema monetario aureo. Ottenne così due risultati: (1) Impedire la convertibilità delle banconote in oro per i cittadini americani, permettendo però ai paesi stranieri di convertire i loro dollari in oro in qualsiasi momento, e (2) Rendere illegale la proprietà privata di oro, con l’eccezione dei collezionisti di monete rare. In pratica, nel sistema finanziario americano ci fu un spostamento da uno standard di rendiconto che vedeva l’oro come barriera al debito in eccesso, a un sistema nel quale non c’era nessun rendiconto. Tutto quello che il governo doveva fare era stampare denaro, e questo spalancò le porte al gigantesco debito che era l’apoteosi delle teorie economiche keynesiane: un mondo indebitato nei confronti di un gruppo di banchieri privati.

Tuttavia, se si vuole davvero prendere il controllo del sistema monetario mondiale, non basta controllare il sistema bancario, ma bisogna anche svalutarne il denaro. Fu il presidente Nixon a recidere ogni residuo legame fra il dollaro e l’oro, nel 1971. Tra il 1933 e il 1971, i paesi stranieri che possedevano dollari legati al valore dell’oro avevano la possibilità di cambiarli in oro, ma quando Nixon chiuse la “Gold Window” il sistema monetario mondiale cambiò, diventando un sistema non più basato sul valore dell’oro, ma sulla valuta cartacea. Essenzialmente ciò che Nixon fece fu NON PAGARE milioni di dollari che quei paesi conservavano nei loro caveau. 
Non esiste un altro incidente storico paragonabile alla devastazione economica che Nixon provocò sganciando il dollaro dal valore dell’oro. Nei precedenti 6,000 anni di storia del commercio non era mai stato usato un pezzo di carta. Fin dai tempi della Bibbia, ed ancor prima, negli scambi i commerciati avevano usato animali, gioielli, tessuti pregiati, oro e argento, cose che avevano un valore TANGIBILE. Oggi il mondo poggia su un sistema monetario che non è supportato da alcun valore. Il governo può far crollare il potere di acquisto semplicemente stampando più banconote! Possiamo facilmente intuire che quella sia stata la prima fase di un cambiamento radicale nel sistema monetario mondiale.

La seconda fase fu l’internazionalizzazione. Nel 1944, i ministri delle finanze di più di 40 paesi si incontrarono nel New Hampshire per fondare le istituzioni finanziarie internazionali che si sarebbero dovute occupare del mondo post-Guerra Mondiale: il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Il loro obiettivo era quello di costituire istituzioni globali con il compito di facilitare l’integrazione finanziaria ed economica delle nazioni. Ma questo, tuttavia, non era l’obiettivo immediato. Entrambe le istituzioni vennero fondate con lo scopo di facilitare i prestiti che sarebbero serviti alla ricostruzione di un’Europa distrutta dalla guerra. Oggi, con scadenza biennale, i ministri delle finanze di 186 paesi si incontrano per definire lo stato dell’economia mondiale. Sia il FMI che Banca Mondiale sono stati strumenti che hanno permesso di “armonizzare” la crescita economica in tutto il mondo e di ridistribuire più equamente questa crescita fra paesi ricchi e paesi poveri; per questo la Banca Mondiale istituì la Società Finanziaria Internazionale, che a sua volta fondò oltre 60 Istituti di Borsa in paesi del terzo mondo.

Da un punto di vista economico, se si costituiscono infrastrutture finanziarie globali, queste infrastrutture devono essere anche politiche ed includere il commercio. Le Nazioni Unite furono fondate nel 1945, e il tocco finale ad un sistema di commercio globale venne dato quando, nel 1994, il Congresso degli Stati Uniti approvò le 27,000 pagine dell’Accordo Generale sul Commercio e le Tariffe, che di fatto dava alla luce l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO). Lo scopo del WTO è quello di avere un sistema commerciale libero da barriere di qualunque tipo. I contadini, i contabili, gli operai e gli ingegneri statunitensi non devono più confrontarsi con la concorrenza della loro città; ora il campo da gioco è il mondo intero. Da quando il presidente Bush II è in carica, più di 2.7 milioni di posti di lavoro hanno lasciato gli USA.
I confini aperti richiesti dal WTO necessitano di una deregulation in tutti i paesi del mondo, in modo che gli investitori non siano bloccati da leggi restrittive. Nel 1980, durante l’amministrazione Carter, il Congresso approvò l’Atto di De-Regolamentazione Monetaria. L’impatto di questa legge fu percepito in molti modi: in primo luogo svariate leggi federali vennero cambiate, in modo che gli stranieri potessero investire negli Usa, e gli statunitensi potessero fare altrettanto al di fuori del paese. Questi cambiamenti portarono ad una proliferazione di fondi d’investimento stranieri, a fusioni ed acquisizioni globali fra società, e ad un apolide fiume di denaro di 2 trilioni di dollari che ogni giorno attraversava tutto il mondo, alla ricerca di guadagni alti, veloci e facili. Ovviamente l’integrazione fra investimenti e società fa parte del processo di globalizzazione e del mutamento da una singola valuta per ogni stato ad un’unica valuta globale. In secondo luogo l’Atto conferì alla Federal Reserve molto più potere sul sistema bancario statunitense.

Quando il Gruppo dei Sette si incontrò ad Halifax nel 1995, i capi di governo e i ministri delle finanze del G7 diedero il via ad una nuova impresa: la messa in opera di “una nuova architettura finanziaria internazionale”. Essa includeva un cospicuo numero di profondi cambiamenti strutturali da operare sul FMI e sulla Banca Mondiale, per prepararli ad un mondo senza più confini. Il FMI ha delle responsabilità che includono la “sorveglianza” del sistema bancario mondiale e dei flussi di denaro in tutto il mondo. Inoltre ha la possibilità di aprire linee di credito a paesi in difficoltà, e il congresso Usa mette gentilmente a disposizione 18 miliardi di dollari per questo scopo. Questi cambiamenti vennero pubblicizzati da Robert Rubin, nonché dal suo successore Larry Summers, come necessari per il 21esimo secolo. Tutto ciò è parte integrante nella costituzione di una borsa globale.
Naturalmente, prendere il controllo di infrastrutture economiche globali non sarebbe possibile senza cambiare le leggi cardine. Nel 1999 il Congresso approvò l’HR10, l’”Atto di Modernizzazione del Sistema Bancario”. Quest’atto contribuì a rinnovare il sistema bancario Usa, abrogando l’Atto Glass-Steagall del 1933 che separava le banche commerciali dalle banche di investimento. L’HR10 fuse invece le due attività, tornando di fatto al mercato azionario pre- 1929. In più, consentì a banche, compagnie di assicurazione e società di intermediazione finanziaria straniere di acquisire banche, compagnie di assicurazione e società di intermediazione finanziaria statunitensi.

Se si ha l’intenzione di globalizzare l’intera struttura finanziaria, si ha anche la necessità di avere standard di contabilità internazionali. Usando la Enron come esempio, Paul Volcker, ex presidente della Federal Reserve, ha reclamato proprio questa necessità. Il fatto che fosse anche il presidente del Comitato Internazionale sugli Standard Contabili (IASC) con sede a Londra, gli tornò certamente molto utile! Ora molti paesi in tutto il mondo stanno adottando queste nuove regole.
E’ anche necessario portare il “cittadino medio” dentro al mercato globale. Alla fine degli anni 90 il 45% degli americani possedeva azioni, o attraverso società o personalmente. Oggi il mercato influenza psicologicamente le persone: se va su, sono tutti felici, se invece va giù diventano infelici. Quando Greenspan era il presidente della Banca Centrale, il motto era: “Quando Greenspan parla, il mercato ascolta.”

Da ultimo, per facilitare un’architettura finanziaria globale si ha bisogno di una “democrazia basata sul mercato”, secondo la definizione data nel febbraio 2004 dal Segretario del Tesoro John Snow. In pratica il significato è che ogni mercato dipende dalla crescita di un altro paese e che bisogna lasciar lavorare le forze di mercato.
Snow voleva sottolineare l’esistenza di NUOVI SISTEMI DI GOVERNO BASATI SUL MERCATO nel quale le azioni, le obbligazioni, le merci e le valute regolano il mondo. Questo cambiamento è iniziato con il presidente Reagan e la sua spinta a privatizzare o vendere i beni del governo. In alcuni casi questi beni andarono sul mercato. Anche la Banca Mondiale ha fatto la sua parte, istituendo borse in paesi in via di sviluppo che ne erano sprovvisti: Cina, Russia, Brasile, Sud Africa, Ghana, Polonia ecc. Per aiutare questi paesi ad avere azioni da scambiare nelle loro nuove borse, hanno venduto o privatizzato beni dello stato: ferrovie, banche e compagnie telefoniche sono state trasformate in azioni. Secondo la Banca Mondiale più di 80 paesi stano vendendo i loro beni statali.

Ad un certo punto della storia del nostro sistema bancario, le banche hanno iniziato a considerare i prestiti che facevano come parte del loro portfolio: mutui, rate delle automobili, carte di credito e prestiti personali. Oggi le banche li hanno venduti tutti e trasferito così sul mercato (cioè me e voi) i rischi che loro si erano assunti. Questa tecnica è chiamata “titolarizzazione”, e significa che oramai il mercato è come il lavello della cucina, ci finisce dentro qualsiasi cosa, dalle rate della macchina alle azioni, ed ora perfino le borse stesse!
Nel 2002, basandomi sulle osservazioni del Dott. Jacob Frenkel, gli chiesi se per caso prevedesse una valuta globale per un mondo globalizzato, e lui mi rispose che prima di prendere in considerazione una valuta globale c’è bisogno di un’armonizzazione delle economie. Otto mesi dopo chiesi all’ex presidente della Federal Reserve Paul Volcker se ci fosse la necessità di una moneta globale, e lui rispose: “In una prospettiva a lungo termine, piuttosto lontana, se vogliamo raggiungere con successo un mondo globalizzato, non potremo fare a meno di una valuta globale.” Dal 2004 chiedo ad alti dirigenti della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea notizie di una possibile valuta globale, e la risposta è sempre che questa è un’ipotesi remota. Io non so cos’è per loro “un’ipotesi remota”, ma secondo l’economista William White lo sbilanciamento attuale dell’economia globale potrà portare solo o ad un ritorno al sistema aureo (cosa altamente improbabile, vista la quantità di banconote che si stampano), oppure ad una valuta internazionale.

Così ora abbiamo l’armonizzazione delle economie mondiali, l’appello ad un valuta internazionale, un sistema di mercato nel quale tutti i beni vengono scambiati sotto forma di azioni o obbligazioni, ed in più assistiamo alla nascita di una borsa globale! Ora rimane solo una forma di tassazione globale, ma anche questa è già allo studio.
Gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo a non avere l’IVA, e ciò fa parte delle misure di “semplificazione delle imposte” prese dai presidenti Bush. La Francia è stato il primo paese ad introdurre una tassa sui biglietti aerei per aiutare i paesi più poveri, e ci sono altri dieci nazioni che stanno prendendo in considerazione questa possibilità. Ho chiesto al presidente francese Jacques Chirac cosa pensasse di questa tassa sui biglietti aerei, e lui mi ha risposto che se funzionerà “molte altre imposte globali di questo tipo” verranno studiate.

Benvenuti nel nuovo ordine mondiale.
Il governo globale non sta arrivando. E’ già qui.

*dal sito www.rense.com 
Traduzione per
www.disinformazione.it a cura di Giuseppe Schiavoni