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Il Pentagono si prepara alla guerra contro il nemico: la Russia.

di Rick Rozoff - 02/06/2009

Fonte: italiasociale

 

 

 

 

 

 

 

“Oggi la situazione è molto più seria di prima dell’agosto 2008.(…)Se la guerra dovesse nuovamente scoppiare , non si limiterà solo al Caucaso.

 

(….)Il nuovo presidente degli Stati Uniti non ha portato un cambiamento cruciale relativamente alla Georgia,ma in ragione del suo ruolo dominante in seno alla Nato,insiste sempre sulla rapida adesione di quel paese all’alleanza.Se questa si concretizzerà, il mondo dovrà far fronte ad una minaccia ben più grave delle crisi dovuta guerra fredda.

 

(…)In questo nuovo contesto, la guerra della Georgia contro l’Ossezia del Sud potrebbe diventare la guerra della Nato contro la Russia.Si tratterebbe di una terza guerra mondiale” (Irina Kadzhaev, politologa sud-osseta, South Ossetia Information Agency aprile 2009)

 

 

 

Il 12 maggio, James Mattis, Comandante Cupremo  Alleato della Trasformazione (SACT) e comandante delle Joint  Forces Commandant(  Comando  delle forze interarma) ha pronunciato    un discorso ad un simposio di tre giorni chiamato Unione  di Guerra e Combattimento 2009  a Norfolk in Virginia,luogo in cui è  basato il Comando alleato alla Trasformazione(ACT) della Nato: ” Provo una sensazione  d’urgenza.Anche il nemico tiene riunioni dello stesso genere”-ha affermato.

 

Un giornale locale ha riassunto il suo discorso:

 

“Il Comandante Mattis ha descritto un avvenire in cui le guerre non avranno né un inizio né una fine ben definite. Una grande strategia e un quadro politico sono necessarie per guidare la pianificazione” -ha aggiunto.

 

Per motivi  senza dubbio diplomatici egli ha omesso di identificare chi sia il “nemico”.

Una serie di recenti avvenimenti o piuttosto l’intensificazione degli eventi in corso ,indicano tuttavia di quale nazione stiamo parlando.

 

Lo scorso 7 maggio durante una colazione di lavoro  alla Defense Writer Group, il capo del Comando Strategico Usa, il generale Kevin Chilton, ha dichiarato ai giornalisti che” la Casa Bianca mantiene l’opzione di rispondere con la forza-forse anche con  le armi nucleari-se un’entità straniera dovesse dirigere un cyber attacco che neutralizzasse le reti informatiche statunitensi(…) ”.

 

Un resoconto del suo discorso aggiunge che “il generale ha insistito affinché tutte le opzioni di impatto , compresi gli impatti nucleari, restino a disposizione del comandante in capo per difendere la nazione dai cyber attacchi”.

 

M.Chilton “ha detto che non poteva escludere la possibilità di un attacco militare contro paesi come la Cina, anche se Pechino possiede armi nucleari” per quanto il primo  probabile bersaglio  delle presunte rappresaglie ai cyber attacchi, anch’essi presunti,sarebbe un altro paese  già identificato da ufficiali militari  come la Russia.

 

A fine  aprile inizio maggio 2007, il governo dell’Estonia, membro della Nato da 2004 e il cui presidente era ed è ancora Toomas Hendrik Ilves, nato in Svezia e cresciuto negli Stati Uniti(paese in cui lavora per  Radio Europa Libera) riferiva di attacchi su siti web del suo paese, per i quali la Russia ebbe note di biasimo.

 

Sono passati due anni e nessuna prova è stata presentata per affermare  la sussistenza dell’allegazione che sosteneva che pirati informatici russi,ancora meno il governo russo stesso erano dietro questi attacchi. Questa allegazione resta malgrado tutto un articolo di fiducia nei media e tra gli ufficiali statunitensi ed occidentali.

 

La risposta delle autorità statunitensi è stata inizialmente così improvvisa e severa ,anche prima che le inchieste venissero condotte, per dar fortemente a pensare che se gli attacchi non fossero stati organizzati si sarebbe dovuto  inventarli.

 

Subito dopo il segretario delle forze aeree,Michael W.Wynne, affermava che :” La Russia, nostro potente rivale nella guerra fredda, sembra essere stata la prima ad impegnarsi alla guida della guerra informatica”.

 

La fonte delle informazioni delle Forze aeree statunitensi dalla quale  deriva questa citazione, aggiungeva che gli eventi si erano verificati alcuni giorni prima in Estonia e ” avevano lanciato una successione di dibattiti in seno alla Nato e all’Unione europea concernenti la definizione di un’operazione militare autorizzata e  cio’ potrebbe essere il primo test dell’applicazione dell’articolo V della Carta della Nato relativo la difesa collettiva nel settore non cinetico.

 

L’articolo V della Carta dell’Nato è una clausola della difesa militare collettiva, e ne fà una clausola di guerra,utilizzata per la prima e unica volta per sostenere la guerra prolungata e progressiva in Afghanistan.Il riferimento che è stato fatto all’epoca non è da prendere alla leggera.

Durante la sua visita in Estonia, nello scorso novembre,il capo del Pentagono Robert Gates a incontrato il primo ministro del paese,Andrus Ansip e ha “discusso del comportamento russo  e della nuova cooperazione sulla cyber sicurezza”.

 

E’ stato riferito che “M.Ansip ha affermato che la Nato opererà secondo il principio dell’articolo V del trattato dell’alleanza, il quale stabilisce che un attacco che prenda di  mira  un alleato costituisce un attacco che minaccia tutti gli altri membri ”.

“Siamo convinti che l’Estonia, in quanto membro  della Nato  verrà difesa molto bene”-ha aggiunto.

 

Ciò rivela che si continua a menzionare a ripetizione l’articolo V   della Nato un anno e mezzo dopo i presunti attacchi mentre  nessun altro articolo è ancora sopraggiunto.

 

All’inizio di questo mese, il Pentagono ha annunciato che avrebbe lanciato la” forza guerriera numerica  del futuro”  a Fort Meade in Maryland ,sotto il controllo del Comando strategico Usa il cui capo citato più sopra, Kevin Chilton, minaccia di utilizzare la forza, ivi comprese le armi nucleari.

L’iniziativa è stata descritta  in un servizio come di seguito:

 

“Il luogotenente generale  Keith Alexander – anche egli  comandante alla testa  della cyber guerra , ha dichiarato che gli Stati Uniti  sono determinati a condurre l’azione mondiale di utilizzo  della tecnologia informatica  al fine di dissuadere  o di battere il nemico(…)”.

 

Il Pentagono è una sineddoche per il dipartimento della Difesa e tutto ciò che è attinente a quest’attività è avvolto nello stesso eufemismo, per il quale, quando saranno interpellati , gli Stati Uniti  questi confermeranno  che il loro nuovo progetto  di guerra numerica  servirà solo a fini difensivi.

Ogni nazione e ogni persona  che ha fatto le spese delle azioni del dipartimento statunitense della Difesa è ora stata avvertita.

La ragione di essere di questa nuova ingiunzione  di cyber guerra  statunitense  poggia su una presunta minaccia russa basata su un incidente non militare  verificatosi in un paese baltico più di due anni fa.Questa ingiunzione verrà utilizzata per  paralizzare i sistemi informatici  di ogni nazione bersaglio da un assalto militare diretto , che la renderanno così senza difesa  e sara’ particolarmente efficace nel quadro  nella pianificazione dei primi impatti  provenienti dallo spazio e dalle guerre spaziali.(scudo antimissile e missili intercettori).

 

Lo stesso giorno in cui è apparso il servizio sul generale Alexander  che “prometteva di battere i nemici”, un’altra notizia menzionava che “un satellite quasi identificato era stato lanciato martedì (12 maggio).Questo servirà all’ingegneria pionieristica  per la tecnologia dell’inseguimento dei missili balistici”.

Si trattava di un satellite di Surveillance System Advanced Technology Risk Reduction(STSS-ATRR) (Sistema Spaziale di inseguimento e sorveglianza di tecnologia avanzata e di riduzione dei rischi) facente parte di un sistema spaziale per la Missile Defence Agency.

“I sensori  a bordo del satellite  STSS-ATRR e al suolo comunicheranno con altri sistemi o per formare una difesa contro i missili balistici  in avvicinamento”

 

Qualche giorno prima, in un reportage  intitolato “Ducommun Incorporé annuncia la consegna  di nanosatelliti  all’Army Space and Missile Defense Command”, il fabbricante Ducommun situato in California annunciava che “  la sua filiale  Miltec Corporation aveva consegnato nanosatelliti  pronti ad essere utilizzati dalla Army pace and Missile Defence Command/Army Forces Strategic Command (USAMDC/ARSTRAT) A Huntsville in Alabama il 28 aprile scorso”.

 

La consegna costituiva la realizzazione del primo programma dello sviluppo dei satelliti  appartenenti all’esercito statunitense  a partire dai satelliti  Courier  1 B negli anni 1960”.

 

I satelliti militari utilizzati per neutralizzare il potenziale di una nazione rivale, non propriamente  per lanciare  una prima azione di impatto ma piuttosto per dare una risposta, intorbidiscono i sedicenti progetti  di scudo spaziale nati dalle Guerre stellari e dalla militarizzazione  dello spazio.

 

Recentemente un commentatore russo vedeva la cosa esattamente in questo modo:

 

“ Il ritiro del Trattato balistico  sui razzi antimissile  del 1972 ha evidenziato una svolta nei  test e nello schieramento  di un sistema di difesa antimissile, con lo scopo di sopprimere il potenziale dissuasivo della Cina e parzialmente quello della Russia.

 

Washington tenta sempre di eliminare le restrizioni legali internazionali sulla formazione di un sistema che potrebbe  teoricamente  renderlo invulnerabile  contro le rappresaglie anche di fronte  ad un’azione d’intervento come risposta in corso d’attacco.”

 

A ciò si aggiunge un  altro sotterfugio”quasi classificato” legato alla ripresa  potenziale  delle trattative  tra gli Stati Uniti  e la Russia sul Trattato della riduzione delle armi strategiche(START).

L’aggiunta al segretario di stato statunitense , signora Rose Gottemoeller ha affermato questa settimana che “gli Stati Uniti  non sono pronti a ridurre il numero delle testate  che sono state ritirate e dei vettori d’attacco custoditi.”.

 

In più i piani che mirano ad uno schieramento dei sistemi antimissile al suolo,nell’aria e nello spazio, principalmente intorno e contro la Russia(in Polonia,nella Repubblica Ceca,in Norvegia, in Gran Bretagna,in Giappone e in Alasca fino a questo momento il Pentagono manterrà delle testate nucleari di riserva per l’attivazione senza fornire meccanismi di sorveglianza agli ispettori russi e ai negoziatori lavorando alla riduzione delle armi.

 

 

Il 6 maggio,Euronews ha intervistato il ministro russo degli Affari esteri Sergei Lavrov che ha messo in guardia dicendo:”Il modo  in cui (lo scudo balistico antimissile Usa) è concepito, non ha nulla a che vedere con il programma nucleare iraniano.Questo colpisce le forze strategiche russe ed è schierato dalla parte europea della Federazione Russa.”

 

La creazione da parte degli Stati Uniti della Navy Air Missile Defense Command(NAMDC) al Naval Support Facility a Dahlgren in Virginia il 30 aprile si aggiunge alle preoccupazioni  della Russia e delle altre nazioni.

 

 

“NAMDC è  l’organismo alla testa della Marina, combinato alla Integrate Air and Missile Defense (IAMD).  NAMDC è il solo centro di eccellenza per la guerra da sincronizzare e integrare gli sforzi della marina attraverso il campo completo della difesa aerea e antimissile,che comprende le difese aeree, antimissile da crociera e antimissile balistico”.

 

Nelle due ultime settimane abbondano le storie sulla stessa scia e per attirare l’attenzione più vicino alla Terra, Strategy Page, un sito statunitense, riportava che secondo una fonte russa,”gli Stati Uniti hanno accettato due caccia a reazione Su-27 dall’Ucraina che serviranno ad esercitare i piloti militari statunitensi che avrebbero potuto fronteggiare i nemici a bordo di questi aerei.L’esercito statunitense li utilizzerà per testare i suoi radar ed il suo equipaggiamento di guerra elettronica”.

 

In quello stesso momento, il cliente degli Stati Uniti in Ucraina, il presidente Viktor Iouchtchenko, il cui  livello di popolarità è precipitato all’ 1% ,  ha firmato una direttiva per la preparazione all’adesione completa alla Nato.Qualche giorno più tardi, una delegazione militare statunitense ha visitato il paese per ispezionare un serbatoio  di stoccaggio e pianificare “una riforma del sistema di addestramento al combattimento”.

 

In materia di addestramento alla guerra contro la forza aerea russa,ciò che è successo in Ucraina è solo l’ultima di un buon numero di azioni di guerra di questo genere.

 

Immediatamente dopo la piena adesione del paese alla Nato, l’81° squadrone da caccia statunitense si è recato a Constanta in Romania (paese in cui il Pentagono ha da allora acquisito quattro nuove basi) per l’addestramento al combattimento contro i MiG-21 russi.

 

Il commento di uno dei piloti statunitensi presenti è il seguente “non  c’è male: si sta seduti in un MiG-21 che decollerà tra qualche giorno con un pilota esperto ai comandi.E’ un braccio dell’Unione sovietica e questi piloti volano da  prima che questa si frammentasse.Hanno le idee molto chiare di quello che stanno facendo”.

 

A luglio dell’anno successivo, il 492’ squadrone di caccia statunitense era schierato alla base aerea di Graf Ignatievo in Bulgaria vicina   in modo che”le forze aeree dei differenti paesi avessero l’opportunità di conoscere le tattiche e le capacità dei rispettivi aeromobili”.

 

“Nel momento in cui la prima settimana di addestramento finisce, i piloti degli F-15 Strike Eagles, dei MiG-29 e dei MiG-21 condividono le loro conoscenze sugli  aeromobili e sulle tattiche”.

 

Un colonnello delle forze aeree statunitensi afferma:” Solo due dei trentotto membri dell’equipaggio dell’aeromobile hanno avuto la fortuna di volare a fianco dei MIG

Da qui, al momento in cui l’esercitazione finisce, tutti avranno avuto il tempo di volare con un MIG al proprio fianco.

 

Un mese più tardi, il 22’ squadrone dei caccia di spedizione statunitensi è arrivato in Romania per effettuare le esercitazioni Viper Lance che “definiranno il primo addestramento dei piloti degli F-16 statunitensi in  Romania e la prima volta che dei piloti di MIG-21 e di F-16 volavano in formazione per condurre manovre da combattimento elementari Un’esercitazione al combattimento aereo con differenti tipi di aeromobili,  così come missioni d’attacco suolo-aria.

 

La prossima citazione è quella di un pilota di F-16 Fighting Falcon:

 

“ Il mio volo nel sedile posteriore di un Lancer (MiG-21) costituisce una buona opportunità di vedere un aeromobile diverso ed è un onore ed un vero privilegio.Voglio osservare ciò che si vede  dalla loro  cabina ed avere un’altra angolazione di comprensione di fronte ai nostri avversari”.

 

Due settimane fa uno squadrone da combattimento degli Us Air Force si è recato alla base Aerea di Bezmer in Bulgaria.” E’ la prima volta che questo genere di formazione aerea  dell’USAFE(United States Air Force in Europe) si schiera a   dare  la sua prova in questo luogo(…).

Quel che c’è di più gratificante in questa esperienza, è di sapere che io sono di aiuto a questi piloti nell’addestramento da guerra” ha sottolineato uno dei militari dell’USAFE lì presente .

 

 

Allo scopo di preparare gli Stati Uniti per il combattimento aereo contro tutta la gamma di aeromobili militari russi, l’India è stata invitata alle esercitazioni di combattimento aereo annuali Red Flag in Alaska nel 2007, che comprendono alcuni giochi di guerra”il cui obiettivo è di formare  i piloti degli Stati Uniti , della Nato e di altri paesi alleati per delle vere situazioni di combattimento.

 

 

“Ciò comprende l’utilizzo dell’attrezzatura “nemica” e delle vere munizioni per delle esercitazioni di combattimento.”

 

L’india ha fornito sei  caccia Sukhoi SU-30 MKI,”particolarmente adatti a questo genere di esercitazione poiché, sono fabbricati in Russia e quindi vengono considerati tradizionalmente  come

‘ostili’ “.

 

Il primo maggio , la pattuglia aerea ceca della Nato iniziava la sua rotazione  di sei mesi nel cielo baltico, sopra l’Estonia,la Lettonia e la Lituania –a cinque minuti dalla seconda grande città russa di San Pietroburgo.

In questa occasione , un ufficiale ceco si vantava dicendo: “ La zona che noi proteggiamo è quasi tre volte  più grande della Repubblica Ceca.E’ un avamposto della Nato.”

 

Il comandante della forza aerea lituana, Artur Leita  ha annunciato da parte sua “che i paesi baltici  avrebbero probabilmente richiesto il prolungamento della missione delle forze aeree in seno alla Nato fino al 2018”.

 

Dall’ 8 al 16 giugno,la Svezia ospiterà una simulazione della Nato chiamata Loyal  Arrow, definita come” la più grande simulazione delle forze aeree mai vista nel golfo di Botnia,situato tra Svezia e Finlandia”, ugualmente in prossimità  di San Pietroburgo .Una portaerei britannica e più di 50 caccia vi parteciperanno.

 

Questa esercitazione inizierà esattamente una settimana dopo la fine dei giochi di guerra Cooperative Lancer 09 della Nato  condotti dagli Stati Uniti in Georgia  nel versante sud della Russia.

 

Parlando di pericoli  e riferendosi a tutto  cio’ che è stato precedentemente esposto, il sito web del ministero della Stampa e dei Mass Media   dell’Ossezia del Sud  è stata citata di recente la politologa  Irina Kadzhaev  per aver messo in rilievo questo aspetto.

 

“Oggi la situazione è molto più seria di prima dell’agosto 2008.

La precedente minaccia non faceva altro che mettere in pericolo l’Ossezia del Sud e l’Abkazia, ma  siccome la Russia ha riconosciuto l’indipendenza di questi  due Stati  e ha concluso delle intese che ipotizzavano  la presenza di queste forze armate sui loro territori  in caso di guerra e tale presenza non si limiterà al solo Caucaso.

 

Il nuovo presidente degli Stati Uniti non ha portato  un cambiamento cruciale per quel che riguarda la Georgia , ma in ragione del suo ruolo dominante  in seno alla Nato, insiste sempre sulla rapida adesione  di questo paese come alleato.Se questa si concretizzerà, il mondo affronterà  una minaccia ben più grave delle crisi dovuta alla guerra fredda.

 

In questo nuovo contesto, la guerra in Georgia contro l’Ossezia del Sud potrebbe facilmente  trasformarsi in guerra della Nato contro la Russia.Si tratterebbe di una terza guerra mondiale”.  

 

 

 



« Aujourd’hui la situation est beaucoup plus sérieuse qu’avant août 2008. […] Si la guerre éclate à nouveau, elle ne se limitera pas au Caucase.

[…] Le nouveau président des États-Unis n’a pas apporté de changement crucial en ce qui a trait à la Géorgie, mais en raison de son rôle dominant au sein de l’OTAN, il insiste toujours sur l’adhésion rapide de ce pays à l’alliance. Si celle-ci se concrétise, le monde fera face à une menace bien plus grave que les crises de la guerre froide.

[…] Dans ce nouveau contexte, la guerre de la Géorgie contre l’Ossétie du Sud pourrait facilement devenir la guerre de l’OTAN contre la Russie. Il s’agirait d’une troisième guerre mondiale. » (Irina Kadzhaev, politologue sud-ossète, South Ossetia Information Agency, avril 2009)

 

 

Le 12 mai, James Mattis, Commandant suprême allié Transformation (SACT) et commandant du U.S. Joint Forces Command (Commandement de la force interarmées) a prononcé un discours à un symposium de trois jours appelé Joint Warfighting 09 à Norfolk en Virginie, où se trouve la Commandement allié Transformation (ACT) de l’OTAN. « Je viens avec un sentiment d’urgence. L’ennemi aussi tient des réunions dans le même esprit », a-t-il affirmé. [1]

 

Un journal local a résumé son discours :

 

« Le Commandant Mattis a décrit un avenir où les guerres n’auront pas de débuts ni de fins précises. Une grande stratégie et un cadre politique pouvant guider la planification militaire sont nécessaires », a-t-il ajouté. [2]

 

Pour des raisons qui se veulent sans aucun doute diplomatiques, il a omis d’identifier qui est l’« ennemi ». Une suite d’événements récents, ou plutôt l’intensification d’événements en cours, indiquent toutefois de quelle nation il s’agit.

 

Le 7 mai dernier, durant un déjeuner du Defense Writers Group, le chef du US Strategic Command, le général Kevin Chilton, a déclaré aux reporters que « la Maison-Blanche maintient l’option de répondre par la force – peut-être même avec des armes nucléaires – si une entité étrangère dirige une cyberattaque neutralisant les réseaux informatiques étatsuniens […] ».

 

Un compte-rendu de son discours ajoute que « le général a insisté pour que toutes les options de frappe, y compris les frappes nucléaires, demeurent à la disposition du commandant en chef pour défendre la nation des cyberattaques. »

 

M. Chilton «  a dit qu’il ne pouvait pas exclure la possibilité d’une salve militaire contre des pays comme la Chine, même si Pékin possède des armes nucléaires » [3], bien que la première cible probable de présumées représailles à des cyberattaques, elles aussi présumées, serait un autre pays déjà identifié comme tel par des officiels militaires : la Russie.

 

À la fin avril et au début mai 2007, le gouvernement d’Estonie, membre de l’OTAN depuis 2004 et dont le président était et demeure Toomas Hendrik Ilves, né en Suède et élevé aux États-Unis (où il a travaillé pour Radio Free Europe), rapportait des attaques sur des sites web de son pays, pour lesquelles la Russie fût blâmée.

 

Cela fait plus de deux ans et aucune preuve n’a été présentée pour prouver le bien-fondé de l’allégation voulant que des pirates informatiques russes, encore moins le gouvernement russe lui-même, étaient derrière ces attaques. Cette allégation demeure malgré tout un article de foi dans les médias et parmi des officiels étatsuniens et occidentaux.

 

La réponse des autorités étatsuniennes a d’abord été si soudaine et sévère, même avant que des enquêtes ne soient menées, pour fortement donner à penser que si les attaquent n’avaient pas été organisées, elles auraient dû être inventées.

 

Tout de suite après, le secrétaire de la force aérienne, Michael W. Wynne, affirmait : « La Russie, notre puissant rival de la guerre froide, semble avoir été la première à s’engager dans la conduite de la guerre informatique. »

 

La source d’information des Forces aériennes des États-Unis d’où est tirée cette citation ajoutait que les événements s’étant produits quelques jours plus tôt en Estonie « avaient lancé une succession de débats au sein de l’OTAN et de l’Union européenne concernant la définition d’une opération militaire autorisée et ce pourrait bien être le premier test de l’application de l’article V de la Charte de l’OTAN concernant la défense collective dans le champ non cinétique. [4]

 

L’article 5 de la Charte de l’OTAN est une clause de défense militaire collective, en fait une clause de guerre, utilisée pour la première et seule fois pour soutenir la guerre prolongée et progressive en Afghanistan. 

 

La référence que l’on y a faite à l’époque n’est pas à prendre à la légère.

 

En visite en Estonie en novembre dernier, le chef du Pentagone Robert Gates a rencontré le premier ministre du pays, Andrus Ansip et a « discuté du comportement russe et de la nouvelle coopération sur la cybersécurité ».

 

On a rapporté que « M. Ansip a affirmé que l’OTAN opérera selon le principe de l’article 5 du traité de l’alliance, lequel stipule qu’une attaque visant un allié constitue une attaque visant tous les membres ». « Nous sommes convaincus que l’Estonie, en tant que membre de l’OTAN, sera très bien défendue » a-t-il ajouté. [5]

 

Il est révélateur que l’on continue à mentionner l’article 5 de l’OTAN à répétition un an et demi après les attaques présumées alors qu’aucune autre n’est survenue entre-temps.

 

Au début de ce mois-ci, le Pentagone a annoncé qu’il lançait ce qu’il appelle la « force guerrière numérique du futur » à Fort Meade au Maryland, sous le contrôle du U.S. Strategic Command, dont le chef cité plus tôt, Kevin Chilton, menace d’utiliser la force, y compris les armes nucléaires.

 

L’initiative a été décrite comme suit dans un reportage :

 

« Le lieutenant-général Keith Alexander, également commandant à la tête de la cyberguerre, a déclaré que les États-Unis sont déterminés à mener l’action mondiale d’utilisation de la technologie informatique afin de dissuader ou de vaincre des ennemis […] » [6]

 

Le Pentagone est une synecdoque pour le département de la Défense et tout ce qui est relié à ses activités est enveloppé dans le même euphémisme, donc lorsqu’ils seront questionnés, les États-Unis maintiendront que leur nouveau projet de guerre numérique ne servira qu’à des fins défensives. Toute nation et toute personne ayant fait les frais des actions du département étatsunien de la Défense est plus avisée. La raison d’être de ce nouveau commandement de cyberguerre étatsunien repose sur une supposée menace russe émanant d’un incident non militaire survenu dans un pays balte il y a plus de deux ans. Ce commandement sera utilisé pour paralyser les systèmes informatiques de toute nation ciblée par un assaut militaire direct, la rendant ainsi sans défense, et sera particulièrement efficace dans le cadre de la planification des premières frappes provenant de l’espace et des guerres spatiales (boucliers antimissile, missiles intercepteurs).

 

Le jour même où est paru le reportage sur le général Alexander, promettant de « vaincre les ennemis », une autre nouvelle mentionnait qu’« un satellite quasi-classifié a été lancé mardi [12 mai]. Il servira d’ingénierie pionnière pour la technologie de poursuite des missiles balistiques. » [7]

 

Il s’agissait d’un satellite de Surveillance System Advanced Technology Risk Reduction (STSS-ATRR) (système spatial de poursuite et de surveillance de technologie avancée et de réduction des risques), faisant partie d’un système spatial pour la Missile Defense Agency.

 

« Les capteurs à bord du satellite STSS-ATRR et au sol communiqueront avec d’autres systèmes pour former une défense contre des missiles balistiques en approche. » [8]

 

Quelques jours plus tôt, dans un reportage intitulé « Ducommun Incorporé annonce la livraison de nanosatellites à l’Army Space and Missile Defense Command », le fabricant Ducommun, situé en Californie, annonçait que « sa filiale Miltec Corporation avait livré des nanosatellites prêts à être utilisés à la U.S. Army pace and Missile Defense Command/Army Forces Strategic Command (USASMDC/ARSTRAT) à Huntsville en Alabama le 28 avril 2009. »

 

La livraison constituait « l’aboutissement du premier programme de développement de satellite de l’armée étatsunienne depuis les satellites de télécommunications Courier 1B dans les années 1960 ». [9]

 

Les satellites militaires utilisés pour neutraliser le potentiel d’une nation rivale, pas vraiment pour lancer une première frappe, mais plutôt pour y répliquer, brouillent la distinction entre les soi-disant projets de bouclier de missiles nés de la Guerre des étoiles et la militarisation complète de l’espace.

 

Récemment, un commentateur russe le voyait exactement de cette façon :

 

« Le retrait du Traité sur les missiles antimissile balistique de 1972 a marqué un virage vers les tests et le déploiement d’un système de défense antimissile, dans le but de supprimer le potentiel dissuasif de la Chine et, partiellement, celui de la Russie.

 

Washington tente toujours d’éliminer les restrictions légales internationales sur la formation d’un système qui pourrait théoriquement le rendre invulnérable face à des représailles, même face à une frappe de riposte en cours d’attaque. » [10]

 

À cela s’ajoute un autre subterfuge « quasi-classifié » lié à la reprise potentielle des pourparlers entre les États-Unis et la Russie sur le Traité de réduction des armes stratégiques (START).

 

L’adjointe au secrétaire d’État étatsunienne Rose Gottemoeller a affirmé cette semaine que « les États-Unis ne sont pas prêts à réduire le nombre d’ogives qui ont été retirées des vecteurs de frappe et sont entreposées ». [11]

 

Donc, en plus des plans visant à déployer des systèmes antimissile au sol, dans les airs et dans l’espace, principalement autour et contre la Russie (en Pologne, en République tchèque, en Norvège, en Grande-Bretagne, au Japon et en Alaska jusqu’à maintenant), le Pentagone gardera des ogives nucléaires en réserve pour l’activation sans fournir de mécanisme de surveillance aux inspecteurs russes et aux négociateurs travaillant à la réduction des armes.

 

Le 6 mai, Euronews a interviewé le ministre russe des Affaires étrangères Sergei Lavrov, qui a fait une mise en garde : « La façon dont il [le bouclier antimissile balistique étatsunien] est conçu n’a rien à voir avec le programme nucléaire iranien. Il cible les forces stratégiques russes et est déployé dans la partie européenne de la Fédération de Russie. »

 

La création par les États-Unis du Navy Air and Missile Defense Command (NAMDC) au Naval Support Facility à Dahlgren en Virginie le 30 avril s’ajoute aux inquiétudes de la Russie et d’autres nations.

 

« NAMDC est l’organisme à la tête de la marine, combinée à l’Integrated Air and Missile Defense (IAMD). NAMDC est le seul centre d’excellence pour la guerre à synchroniser et intégrer les efforts de la marine à travers le champ complet de la défense aérienne et antimissile, comprenant les défenses aérienne, antimissile de croisière et antimissile balistique. » [13]

 

Les deux dernières semaines regorgent d’histoires dans la même veine et pour attirer l’attention plus près de la Terre, Strategy Page, un site étatsunien, rapportait que selon une source russe, « les États-Unis ont acheté deux chasseurs à réaction Su-27 de l’Ukraine [qui] serviront à entraîner les pilotes militaires étatsuniens, lesquels pourraient faire face à des ennemis à bord de ces avions. L’armée étatsunienne les utilisera pour tester ses radars et son équipement de guerre électronique. » [14]

 

À ce moment même, le client des États-Unis en Ukraine, le président Viktor Iouchtchenko, dont la cote de popularité est plongée à près de 1 %, a signé une directive pour la préparation à l’adhésion complète à l’OTAN. Quelques jours plus tard, une délégation militaire étatsunienne a visité le pays pour inspecter un réservoir de stockage et planifier « une réforme du système d’entraînement au combat ». [15]

 

En matière d’entraînement à la guerre contre la force aérienne russe, ce qui s‘est passé en Ukraine n’est que la dernière d’un bon nombre d’actions de ce genre.

 

Immédiatement après la pleine adhésion du pays à l’OTAN, le 81e escadron de chasse étatsunien s’est rendu à Constanta en Roumanie (pays où le Pentagone a depuis acquis quatre nouvelles bases) afin de s’entraîner au combat contre les MiG-21 russes.

 

Selon un des pilotes étatsunien présent, « c’était pas mal chouette : on est assis dans un MiG-21 qui décollera dans quelques jours avec un pilote expérimenté aux commandes. C’était un bras de l’Union soviétique et ces pilotes volaient avant qu’elle n’éclate. Ils ont une bonne idée de ce que c’est. » [16]

 

En juillet de l’année suivante, le 492e escadron de chasse étatsunien était déployé à la base aérienne de Graf Ignatievo en Bulgarie voisine afin que « les forces aériennes de divers pays [aient l’opportunité] de connaître les tactiques et les capacités des aéronefs de l’un et de l’autre. » 

 

« Au moment où la première semaine d’entraînement prend fin, les pilotes des F-15E Strike Eagles, des MIG-29 et des MIG-21 partagent leurs connaissances sur les aéronefs et les tactiques. »

 

On cite un colonel des forces aériennes étatsuniennes : « Seulement 2 des 38 membres de l’équipage d’aéronef ont eu la chance de voler aux côtés des MIG. D’ici à ce que l’exercice soit terminé, tout le monde aura eu le temps de voler dans un MIG ou à leurs côtés. [17]

 

Un mois plus tard, le 22e escadron de chasse expéditionnaire des États-Unis est arrivé en Roumanie pour effectuer les exercices Viper Lance, lesquels « marquaient le premier entraînement de pilotes de F-16 étatsuniens en Roumanie [et] la pr