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Obama e il salame davanti agli occhi

di Gianni Petrosillo - 27/08/2009


Obama, il serpente. Credo che per il 44° Presidente degli Usa non via sia epiteto più aderente.
La sinistra mondiale si è lasciata incantare dal creolo che ha venduto sogni come merce rara in
un’epoca di crisi e disfacimento sociale, con il tenore di vita delle gente che continua a peggiorare e
con il morale popolare che finisce sotto i tacchi.
Yes, we can: uccidere civili inermi, compresi donne e bambini, in Afghanistan e Pakistan senza
nessun gesto di resipiscenza e, al tempo stesso, esondare in commozione per Neda, la giovane
donna colpita in Iran durante le manifestazioni antigovernative (sponsorizzate dal giusto e buono
Obama) volte a rovesciare l’esito di regolari elezioni.
Yes we can: parlare di pace, di libertà e di sicurezza, quella stessa sicurezza per cui gli
americani si sentono autorizzati ad agire dichiarando la guerra preventiva contro chiunque minacci
la stabilità mondiale (cioè l’ordine imperiale statunitense), ed appoggiare un infame colpo di Stato
in Honduras (che, evidentemente, quella stabilità rafforza) con l’ineffabile Clinton prodiga di
consigli per le “parti” (ecco come si legittimano gli usurpatori col linguaggio della diplomazia
americana), invitate a dialogare perché con la disponibilità (a servire gli Usa) si ottiene sempre
tutto.
Yes, we can: denunciare gli abusi e le torture della CIA contro i terroristi di Al Qaida (a
proposito, ma quanti militanti conta questa organizzazione? A sentire gli americani chiunque abbia
tratti arabeggianti o la pelle scura ne è un potenziale aderente) e, al contempo, amnistiare
responsabili ed esecutori materiali di tale violenze.
Yes, we can: stanziare miliardi di dollari per la ripresa e farli finire nelle mani di quegli stessi
gruppi economici che hanno succhiato come idrovore i risparmi della persone, grazie ad artifici
finanziari di ogni sorta sui quali gli organi governativi di controllo chiudevano non uno ma tutti e
due gli occhi.
E potremmo continuare ancora, ma tanto a che serve? Per la sinistra mondiale Obama è l’uomo
della provvidenza, colui che ci porterà verso un futuro di grazia e di abbondanza.
Solo la nostra sinistra crede ancora al Messia (Il Giornale 26 agosto)
A destra, Obama. Non si dica, non si scriva, non si sospetti. Dicono che le nuove regole volute
dalla Casa Bianca sugli interrogatori dei presunti terroristi siano una svolta. Lo scrivono i giornali
italiani, esaltati dall’idea che adesso l’America non torcerà più un pelo a nessun arrestato, ad alcun
potenziale affiliato ad al Qaida. Sicuri? Obama è un idolo che conoscono fino a un certo punto,
convinti che faccia quello che si aspettano loro. Così si troveranno come con la guerra in
Afghanistan, quando erano tutti convinti che l’America con il nuovo presidente avrebbe chiesto
scusa prima di andarsene in fretta: invece Obama ha raddoppiato il contingente e ha chiesto agli
alleati più armi e più uomini. Il pacifista. Lui non lo è mai stato, ma così ce l’hanno dipinto.
Adesso uguale: Obama blocca la Cia. E poi? Poi niente: scompare la verità e cioè che
l’amministrazione creerà una squadra speciale per gli interrogatori dei sospetti terroristi. A gestire
questo team sarà direttamente la Casa Bianca e poi l’Fbi, che evidentemente, secondo i giornali
italiani, è una specie di Ong che porta pane e acqua ai detenuti o ai profughi. Chi ha arrestato i
terroristi beccati in territorio americano dopo l’11 settembre? L’Fbi. E non risulta che abbiano usato
le carezze. E poi una amministrazione che gestisce direttamente una squadra per interrogatori di
nemici non sembra voler dire che s’è deciso di trattarli da commensali di una cena signorile. E se
non bastasse questo, c’è il resto: le «extraordinary rendition» non saranno cancellate. Sono quella
cosa nata nell’era Bush con la quale i detenuti di particolare interesse venivano spediti in Paesi terzi
per essere interrogati. Fino a oggi erano una vergogna, adesso diventeranno una normale pratica di
interrogatorio. Perché pur di non dire che Obama è comunque un presidente come gli altri e quindi
sensibile alla sicurezza americana come gli altri, si può fare di tutto. Il risultato sarà facile da capire:
i sospetti saranno interrogati all’estero, magari dai servizi segreti di Paesi amici, che s’assumeranno
la responsabilità dei mezzi usati. Non c’è molta differenza rispetto a prima. Anzi non ce ne è
proprio.
Però l’importante è che non lo faccia la Cia. Perché la Cia è endemicamente bushiana,
evidentemente. E quindi cattiva. Come se possa esserci un servizio segreto buono. Però questo è il
messaggio che deve passare sui nostri giornali: Obama è buono, gli altri sono stati infami, ma
adesso ci pensa lui a rimettere le cose a posto. Nessuno dice che Barack non punirà gli agenti che
hanno torturato i terroristi: «Chi sarà in buona fede non pagherà». Assomiglia molto a questo: i capi
saranno allontanati, ma gli altri no. Una specie di amnistia.
La verità è superflua, così come lo è stata per tutta la campagna elettorale, quando i giornali
italiani raccontavano solo quello che volevano: Barack diceva che se il Pakistan si fosse comportato
male, lui da presidente l’avrebbe bombardato? Era una gaffe, una battuta, una cosa di scarsa
importanza. Come Guantanamo: esaltati dall’idea della chiusura e silenziosi sul fatto che
l’amministrazione tenga aperto Bagram, in Afghanistan, che è molto peggio del supercarcere
cubano. Adesso di nuovo. L’illusione di un nuovo leader della sinistra globale, però trascurando
tutto quello che di sinistra Obama non è, e non fa. Il convincimento di aver trovato un americano
meno americano di quelli di prima. Invece Barack incarna lo spirito Usa come gli altri. Ed è così
simile ai suoi predecessori che la sinistra italiana e i suoi giornali non riescono neanche a raccontare
quello che succede nella sinistra americana: la delusione e l’arrabbiatura per le scelte poco liberal
dell’amministrazione di Washington. Associazioni per i diritti civili, avvocati pro bono, attivisti
delle Ong, c’è un malumore crescente, che si identifica con le parole dello scrittore Jonathan
Franzen: «Obama non è così di sinistra, fa politiche simili a quelle delle altre amministrazioni». In
America danno spazio a queste posizioni, in Italia no. Perché non si deve toccare un dogma. Così i
nostri giornali sgomitano ogni giorno per pubblicare un qualunque articolo del New York Times e
però snobbano questo qui: «Su questioni di spessore, come la tortura e la detenzione a tempo
indeterminato, il presidente ha disorientato i progressisti per la riluttanza a contestare o a cambiare
le politiche di Bush». L’ha scritto Paul Krugman, uno dei guru della sinistra moderata Usa. È uno
che piace tantissimo ai giornali italiani. Però solo quando dice le cose che piacciono a loro.