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Afghanistan, la guerra che non si può vincere

di Patrick J. Buchanan - 31/08/2009

 


"I Talibani stanno vincendo; il comandante americano in Afghanistan avverte che i caduti americani sono in aumento." Questo e’ l’allarmante titolo apparso sulla prima pagina del The Wall Street Journal.

L’articolo cosi’ prosegue:

"In Afghanistan i Talibani sono passati in posizione dominante" - ha detto il comandante supremo americano - "obbligando gli Stati Uniti a cambiare la loro strategia in questo conflitto che dura da otto anni, e ad aumentare il numero dei loro soldati in zone densamente popolate come l’infida citta’ meridionale di Kandahar, sede spirituale dell’insurrezione."

La fonte di tali affermazioni e’ il generale Stanley McChrystal in persona.
Ma il portavoce del generale a Kabul ha subito cercato di toglierli la responsabilita’ di quanto dice il titolo suddetto. "Tutte esagerazioni"- ha detto il portavoce - "il generale non ritiene affatto che i Talibani stiano vincendo ne’ che stiano passando in posizione dominante."

Tuttavia, negli otto anni di questa guerra dell’America, il comandante in capo appena arrivato ammette che il numero delle vittime americane, giunto ormai a livelli record, continuera’ ad essere alto ed a salire ulteriormente, e che la nostra missione principale in Afghanistan non e’ piu’ quella di catturare i Talibani ma bensi’ quella di difendere la popolazione afgana.

Che cosa e’ andato storto?

Benche’ il numero di soldati americani in Afghanistan sia ora piu’ alto che mai, la situazione militare americana e’ piu’ brutta che mai. Benche’ ci si attenda che il Presidente [fantoccio] Karzai venga rieletto, egli viene considerato il capo inutile di un regime corrotto. Pur avendo noi americani addestrato un organico di 220 mila uomini fra soldati e polizia, adesso ce ne vuole il doppio. I Talibani sono operanti non solo ad est, ma anche a nord e ad ovest, e stanno assumendo il controllo della capitale del sud, Kandahar.
La risposta della NATO alla richiesta di altre truppe da parte di Obama e’ stata patetica. Gli europei vogliono invece ridurre le truppe gia’ inviate. E l’opinione dell’occidente sulla guerra in Afghanistan si e’ deteriorata. Un sondaggio commissionato dal The Independent ha mostrato che il 52 per cento degli inglesi e’ per il ritiro delle truppe e il 58 per cento ritiene che la guerra non si possa vincere.

Anche in America i risultati dei sondaggi si sono ribaltati. Secondo una indagine CBS-New York Times effettuata alla fine di Luglio, il 33 per cento degli americani dice che la guerra sta andando bene e il 58 che sta andando male o malissimo. Un sondaggio CNN dell’inizio di Agosto dal 54 al 41 per cento di americani ha dichiarato di essere contrario alla guerra in Afghanistan, alla quale quasi tutti gli americani erano favorevoli dopo l’Undici Settembre, e nel 2008 Obama aveva detto che era la guerra giusta che l’America doveva combattere.

Adesso invece si avvicina per il Presidente il momento di una decisione che per lui e per il suo paese potrebbe rivelarsi altrettanto fatale di quella che Lyndon Johnson prese quando fece sbarcare i Marines a Da Nang in Vietnam nel Dicembre del 1965.

Il problema che Obama deve affrontare ha due aspetti:
Se, dopo otto anni di guerra, i Talibani sono piu’ forti, piu’ capaci, e piu’ vicini alla vittoria di quanto non sono mai stati, quanto costerebbe agli Stati Uniti ribaltare questa situazione in termini di altre truppe, altri morti, altri anni, e altri miliardi di dollari? E cosa vi e’ per noi americani di tanto vitale in quella landa deserta che valga altri otto anni di combattimenti, di caduti e di sangue, tranne il voler scongiurare l’umiliazione di un’altra sconfitta americana?

I capi militari e politici americani, dal Segretario di Stato Gates al generale Petraeus, sono stati unanimi nel dichiarare che la guerra in Afghanistan non e’ suscettibile di vittoria militare. Sfortunatamente, invece, i Talibani sembrano credere fermamente in una vittoria militare e in un trionfale ritorno al potere, e nell’imporre agli Stati Uniti lo stesso tipo di sconfitta che i loro padri imposero all’Unione Sovietica.

Qualunque cosa possiamo dire di loro, i combattenti Talibani hanno mostrato una maggiore propensione a morire per un paese libero da noi americani che non i nostri alleati afgani quella di morire per il futuro che noi americani abbiamo in progetto per loro.

Entro pochi giorni il generale McChrystal sottoporra’ al presidente il suo parere su cio’ che sarebbe necessario all’America per prevalere sul nemico.
Quasi sicuramente il generale dira’ che il successo richiede altre migliaia di soldati americani, altri miliardi di dollari, molti anni ancora di caduti. E se Obama crede ancora che questa sia una guerra necessaria che non possiamo perdere, e che deve continuare a mandare soldati, la sua decisione condurra’ a una frattura nel suo partito e nel paese e mettera’ a rischio la sua presidenza.

Se d’altro canto rifiuta di aumentare l’impegno americano, non si vede come gli Stati Uniti potrebbero evitare cio’ che sarebbe come minimo un sanguinoso punto morto.

Ma se sceglie di tagliare le perdite americane e di andar via dall’Afghanistan, Obama rischia uno sfacelo strategico che fara’ felici i nostri nemici e lo esporra’ all’accusa che lui, il primo presidente afro-americano, ha perso la guerra che l’America aveva cominciato per infliggere una punizione per l’Undici Settembre e per prevenirne un secondo.

Se noi americani fossimo andati in Afghanistan nel 2001, avessimo messo fuori combattimento i Talibani e scacciato Al-Qaeda, e ce ne fossimo andati, non dovremmo oggi affrontare cio’ che dobbiamo affrontare.

Ma siamo stati sedotti dalla prospettiva di trasformare una arretrata nazione tribale di 25 milioni di abitanti che aveva resistito a tutti gli imperi che avevano voluto metter piede su quel suolo inospitale in una splendida nuova democrazia che doveva essere il modello di tutto il mondo islamico.
E adesso, qualunque cosa Obama decida, noi americani pagheremo un prezzo infernale per l’arroganza dei "costruttori di nazioni".

COPYRIGHT 2009 CREATORS.COM

Traduzione di Rolando M.


Articolo originale:
http://original.antiwar.com/buchanan/2009/08/13/afghanistan-
the-unwinnable-war/