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L’asse che fa paura a Washington

di Alessia Lai - 08/09/2009

 

 
L’asse che fa paura a Washington
 



Il mondo politicamente corretto e i media allineati hanno eletto a sport (inter)nazionale la denigrazione del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Poco incline a subire i diktat occidentali, la sua attitudine a indicare senza remore negli Usa e nel loro way of life la causa dei mali planetari gli costa le accuse di brogli in elezioni ben più democratiche e partecipate di quelle alle quali siamo abituati dalle nostre parti. In genere, al secondo posto, ma criticato in modo meno astioso, arriva Hugo Chávez. Spesso infatti il presidente venezuelano viene ridotto ad una specie di macchietta socialisteggiante con tendenze autoritarie e smanie “cheguevariste”. In realtà si tratta di due presidenti che rappresentano altrettante alternative allo strapotere economico e culturale imposto negli anni da Washington e sudditi. Alternative, tra l’altro, complementari e in crescente sintonia fra loro. Non è un caso che Hugo Chávez abbia svolto numerose visite ufficiali a Teheran, delle quali la settima ed ultima ha avuto luogo lo scorso fine settimana. Nel recente incontro l’Iran e il Venezuela hanno firmato memorandum d’intesa che prevedono investimenti reciproci per un totale di poco più di 1,5 miliardi di dollari per sviluppare i giacimenti di gas e petrolio e numerosi altri settori economici e commerciali. Ieri il sito del ministero del Petrolio iraniano ha reso noto che la Pdvsa (la statalizzata petrolifera di Caracas) dovrebbe investire 760 milioni di dollari per completare la fase 12 del gigantesco giacimento di gas di South Pars, nelle acque del Golfo, a sud dell’Iran. Caracas esporterà inoltre 20mila barili di carburante al giorno in Iran in un momento politico cruciale in cui è sempre più concreta la minaccia occidentale di vietare l’export di petrolio se non verrà sospeso il programma nucleare. Un aiuto che supplirà anche alle note carenze dell’Iran, che pur avendo ampie riserve petrolifere ha però limitate capacità di raffinazione che rendono necessario importare carburante dall’estero.
Di contro, l’Iran si impegna ad investire 760 milioni di dollari per sviluppare il giacimento di petrolio venezuelano di Dobokubi e il blocco 7 del giacimento petrolifero di Ayacucho. Chávez ha inoltre sostenuto che la sua visita in Iran è servita a compiere un passo avanti decisivo al progetto della banca bi-nazionale, avviato nello scorso mese di aprile ma che ancora non è diventato operativo. “Nei prossimi 30 giorni - ha spiegato il mandatario venezuelano - noi metteremo a disposizione 100 milioni di dollari”. Raggiunte intese anche nel settore sanitario che prevedono l’impegno di Caracas a valutare la possibilità di acquisire attrezzature e medicinali iraniani. Teheran e Caracas intendono inoltre lavorare al rafforzamento delle relazioni commerciali, attraverso il raggiungimento di una serie di accordi di cooperazione.
Rapporti economici così stretti sono uniti ad una identità di vedute sul fronte internazionale che spiega l’accanimento occidentale verso Caracas e Teheran. Chávez ha infatti sostenuto il diritto di Teheran a sviluppare il nucleare a fini pacifici, evidenziando che “non c’è una sola prova che l’Iran stia costruendo la bomba nucleare”, mentre Ahmadinejad ha condannato la presenza di truppe statunitensi in America Latina, chiaro riferimento alla recente crisi interna al continente scatenata dall’accordo militare tra Colombia e Usa.